Il Messaggero, 15 giugno 2023
Il business del figlio di Haftar
Risale al primo giugno la visita in Italia del leader della Cirenaica, Khalifa Haftar. Obiettivo: cercare accordi, cooperazione e denaro. Il feldmaresciallo paga a caro prezzo “la protezione” dei mercenari della Wagner, il gruppo privato russo, comandato da Evgenij Prigozhin. Inoltre dallo scorso 16 maggio, il generale ha scaricato Fathi Bashagha, ex ministro del governo di Tripoli, poi diventato primo ministro a Est. A causarne la rimozione è stata la decisione di Bashagha di interrompere le sovvenzioni alle milizie vicine al feldmaresciallo. Da qui la decisione di sollevarlo dall’incarico, ma questo ha aperto una crepa enorme nell’economia di Haftar. Così ha deciso di tentare ogni strada possibile per travare denaro. Ed è venuto anche a Roma, per cercare un accordo attraverso il quale ottenere denaro e investimenti. L’Italia è rimasta cauta, ma sa di dover fare i conti con gli arrivi di migranti sempre più numerosi. Sta dunque valutando in che modo “collaborare” con la Cirenaica.
Dal canto suo, Haftar deve dimostrare di poter limitare le partenze. Un gioco delle parti visto che a gestire il traffico di esseri umani è suo figli Saddam, attraverso la milizia 20/20 che è da tempo coinvolta direttamente nel business delle partenze da quelle coste.
IL BLITZ
Per dare un ulteriore segnale, poi, nei giorni scorsi, nella zona desertica che separa la Libia dall’Egitto, è stata bloccata una carovana di migliaia di migranti, quasi tutti egiziani, che stava attraversato a piedi la frontiera. Duemila persone circa in movimento respinte in Egitto, dopo un blitz armato. Altre mille sono state arrestate al termine di una grande operazione di polizia. Le autorità dell’est della Libia, che fanno capo al generale, hanno pubblicizzato con grande enfasi il respingimento. Ma, secondo le ricostruzioni dei clan locali e dei residenti, a innescare gli scontri nel deserto sarebbe stata la milizia comandata da Saddam per ragioni. I suoi uomini, infatti, per limitare le partenze senza interromperle del tutto, avrebbero costretto i clan locali a spostare le loro attività da Tobruk, da dove dall’inizio dell’anno sono salpati molti dei 10 mila migranti diretti in Italia, a quella meno attrattiva di Bengasi per continuare con i loro affari. Un’ordine che ha fatto andare su tutte le furie le tribù al punto che, per sedare la rivolta, Saddam è dovuto intervenire con la forza. Quella spacciata da Haftar per un’operazione di polizia contro i trafficanti di esseri umani, altro non è stata che un regolamento di conti fra milizie.