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 2023  giugno 15 Giovedì calendario

Intervista ad Antonio Giovinazzi

Ha aperto gli occhi e la stringeva ancora tra le braccia, avvolto nelle lenzuola. «Mi sembrava di continuare a sognare. È stata la notte più bella della mia vita. Ora non svegliateci più: anche perché questo è solo l’inizio». Antonio Giovinazzi e la coppa vinta domenica alla 24 Ore di Le Mans. Gli altri due piloti della Ferrari 499P #51 (Alessandro Pier Guidi, James Calado) ne hanno ricevuta una identica. Nella bacheca di Maranello è finito il trofeo per i team. La Scuderia rossa è tornata alle corse di “lunga durata”, top class del World Endurance Championship, con una Hypercar: prodigio molto green di tecnologia, prototipo a trazione integrale grazie a un gruppo propulsore ibrido che combina un’unità termica e una elettrica.
Di nuovo una Ferrari vincente.
«È trascorso meno di un anno da quando abbiamo messo la macchina in pista. Tanto impegno, sacrifici, un arcobaleno di test e giri di pista, un lavoro incredibile diingegneri e meccanici. Un programma perfetto. Questione di testa. E di cuore».
Cinquant’anni fa, il Drake aveva deciso di dedicarsi solo alla F1. Proprio quando Le Mans compie un secolo di sfide, rieccovi a scrivere la storia.
«Felicità, orgoglio. Sono andato a rivedere le mie foto, bambino: con una maglietta rossa Ferrari, fantasticando di vincere. Ma proprio qui, nella gara della gare?
Sportivamente è la mia più grande impresa».
Pilota in F1 dal 2017 e per 3 stagioni, riserva ufficiale della Rossa: è stato difficile adattarsi alle Hypercar e soprattutto alternarsi coi colleghi?
«Tecnicamente la guida è simile, in F1 ci sono molte più persone intorno. La differenza la fa quella strana sensazione che provi quando corre un altro della tua squadra: è come se ci fossi tu, a bordo. James ha fatto il sorpasso del podio a Spa, domenica Ale ha tagliato il traguardo: sembravano mie, le mani sul volante».
Come si fa a darsi il cambio per un giorno e una notte, circa 8 ore e 115 giri a testa, una trentina di pit-stop, e non perdere la concentrazione?
«Un tempo infinito che dura un attimo. Piccoli dettagli fondamentali. Serve energia: spuntini leggeri (bresaola, riso in bianco, frutta) perché poi provi a riposare, al risveglio porridge ecrêpes alla marmellata. Caffè forte, poco prima di guidare. È il tuo turno: dai tutto. Alla fine, dentro non avevo più un goccio di benzina. Però che bello, quando ci siamo abbracciati tutti e tre e abbiamo fatto la parata, in mezzo alla folla».
Il 9 luglio correte a Monza: la caccia ai biglietti è cominciata da un mese, figuriamoci dopo questo successo. Cinquantamila spettatori, come minimo.
«La macchina è vincente: ci sarà un sacco di gente che vuole
festeggiarci ancora».
Valentino Rossi ha fatto la sua parte, in una categoria minore.
Anni fa doveva correre con la Ferrari. Ma è davvero bravo?
«Sta facendo in macchina cose nessuno di noi potrebbe fare in moto. L’ho sempre ammirato. È straordinario anche il fatto che dopo il ritiro dalla MotoGp, invece di prendersi un po’ di pausa, abbia ripreso a lottare e a lavorare duro in un ambiente così diverso.
Fuoriclasse».
“La vittoria che AntonelloColetta, Amato Ferrari, Ferdinando Cannizzo e tutta la squadra Ferrari, dai meccanici ai piloti, hanno conquistato in condizioni difficili, deve essere di esempio per tutti noi”: parole del presidente, John Elkann, citando i protagonisti del progetto. Si riferiva alla F1?
«Credo che la chiave giusta sia ripetere quello che abbiamo fatto: lavorare sodo, i piedi per terra. Alla fine i risultati arrivano sempre. Ed è solo l’inizio».