Corriere della Sera, 15 giugno 2023
Fi e il rischio di un congresso
ROMA Chiusa la prima fase, quella del lutto e della sua elaborazione umana, ora arriva il momento più difficile: organizzare il futuro. E Forza Italia al momento sembra avere una sola strada: andare avanti nell’unità e reggere almeno fino alle Europee, poi – anche in base ai risultati – si vedrà.
Segnali che l’obiettivo di resistere sia possibile ci sono, anche visivi. Ieri tutto il partito era in Duomo, con quelli che la narrazione dipinge come nemici – il coordinatore Antonio Tajani e la capogruppo al Senato Licia Ronzulli – seduti l’uno accanto all’altra. E con Marta Fascina mano nella mano con Marina Berlusconi, forse a significare un rapporto umano ma anche qualcosa di più: un legame che potrebbe far immaginare un coinvolgimento della famiglia in quella che è stata la creatura del padre e che ha fuso lato umano e lato politico. Anche lasciando al partito il simbolo con la scritta Berlusconi presidente. Questa almeno l’impressione e la speranza dei vari azzurri – da Gasparri a Barelli a Tajani, vari esponenti storici del partito – che sono stati ammessi martedì sera ad Arcore.
Altra certezza è che Giorgia Meloni oggi non ha alcuna intenzione di destabilizzare FI, nemmeno aprendo il suo partito agli scontenti. Le servono affidabili e tranquilli. E colui che può e deve guidare e traghettare questa fase – per titoli e per ruolo – è quel Tajani nel quale ha piena fiducia.
Tutto risolto, quindi? Ovviamente no, perché adesso vanno fatti dei passi. Il primo, statutario, è eleggere il nuovo presidente del partito. Per evitare rischi di ricorsi e cause, il Comitato di presidenza dovrà convocare un Consiglio nazionale che affiderà a Tajani – nessuno lo mette in dubbio – la gestione del percorso fino al congresso, ovvero la presidenza provvisoria. Ma per tesseramento, congressi locali, candidature, serviranno diversi mesi. E nel frattempo? Dalla base del partito si chiede un allargamento della partecipazione. E anche nomine che rappresentino tutte le anime.
Ma anche se finora l’area del coordinatore e quella che fa riferimento a Fascina hanno agito in accordo, bisognerà capire se l’armonia proseguirà. E se gli scontenti verranno recuperati. Ronzulli, la cui posizione era a rischio, oggi dovrebbe rimanere al suo posto, se manterrà la linea impostata dai vertici. Potrebbe rientrare anche Cattaneo, che era stato retrocesso.
Ci sono però alcune variabili: se partisse un’operazione al centro attrattiva per chi non si sente valorizzato, magari da parte di Renzi, il quadro potrebbe saltare. Bastano pochi senatori, per capirci, per far ballare la maggioranza. Quindi toccherà a Tajani e al resto del gruppo dirigente farsi carico di una pax che Meloni chiede, sapendo che avvicinandosi le Europee, Salvini potrebbe alzare il tiro per ritrovare centralità. E infine c’è un’incognita, quasi una seduzione: e se qualcuno della famiglia volesse prendere direttamente in mano il partito? Marina, o come qualcuno sussurra il giovane Luigi?
Dubbi, speranze, timori. Per ora nessuno ha risposte definitive. Saranno settimane calde, in Forza Italia, e non solo per l’estate.