la Repubblica, 15 giugno 2023
Due famiglie, non una
L’immagine finale è quella che racconta meglio come la famiglia Berlusconi abbia vissuto i funerali del patriarca. Marina, Piersilvio e Marta Fascina insieme su uno dei van che seguono il feretro. Barbara, Eleonora e Luigi su un altro, quello posteriore. Un gruppo plasticamente diviso in due. E che anche durante la cerimonia funebre ha mantenuto un distacco. Non plateale, nemmeno voluto o ricercato. Ma netto. Forse un prodromo di quel che accadrà quando il gigantesco impero del Cavaliere dovrà essere separato in cinque assi ereditari. Una guerra sotterranea e silenziosa ma già in corso.Eppure tutto era stato studiato per dare l’immagine di un parentado unito. Anche il ruolo di Marta Fascina, la fidanzata di Silvio, sembrava costruito su una sceneggiatura. L’arrivo del feretro è allora accompagnato solo dai familiari più stretti. Piersilvio, Marina e appunto Fascina mano nella mano. Subito dietro gli altri tre figli. Sempre a dare un senso di separazione. All’interno del Duomo, la prima fila a destra è riservata a loro. Il primo posto alla “fidanzata” mai sposata. Accanto a lei la primogenita, poi il secondogenito, quindi Barbara, Eleonora, Luigi e il fratello Paolo. Alle sue spalle la seconda moglie, Veronica Lario, madre degli ultimi tre figli. Manca la prima consorte, Carla Dall’Oglio.Nessuno di loro parla, nessuno fa un movimento in più. Il linguaggio dei loro corpi, è più eloquente di qualsiasi parola. La Fascina sembra recitare un copione. La testa stabilmente inclinata a sinistra. Lo sguardo costantemente perso nel vuoto. Mai un gesto in più o in meno. La ricerca di una sublimazione affettata. Troppo marcata per non apparire forzata. Quasi a rappresentarsi come un dipinto. Una paralisi estatica innaturale.L’unica a versare lacrime ad ogni passo è Marina. Piange quando entra nella navata. Durante la cerimonia officiata dal vescovo di Milano Delpini e anche alla fine, quando esce e poggia la mano sulla bara. Anche quando rientra in macchina. Sul sedile una confezione di fazzoletti pronta per lei.Marina stringe di tanto in tanto la mano al fratello. Poi quella di Marta. Anzi, si avvicina all’orecchio le dice qualcosa e a quel punto anche Fascina inizia a versare qualche lacrima. Il contatto con gli altri fratelli, invece, è pressocché azzerato. Si sfiorano solo quando la liturgia della messa prevede lo scambio di un segno di pace. “Pace”, appunto. Per il resto del tempo gli sguardi non si incrociano mai: uno iato familiare.La cerimonia religiosa all’interno dei funerali di Stato appare poi un addendum. Alla lettura del Vangelo, solo Luigi si fa i tre segni della croce in fronte, sulla bocca e sul petto. La comunione la accettano lo stesso Luigi, lo zio Paolo e la “fidanzata” del Cavaliere.Piersilvio si rivolge solo a Maria De Filippi. Seduta dietro di lui. Per due volte si gira e le parla. Ma mai verso i tre fratelli minori. Mai un cenno verso Barbara, seduta accanto a lui. E nemmeno verso Eleonora, l’unica con cappellino e veletta nera. Soltanto quando Monsignor Delpini inizia la sua omelia, allora Piersilvio esce dal canovaccio. Fa cenno di sìcon la testa ascoltando i primi passi: «Vivere e mare la vita. Vivere e desiderare una vita piena». Qualche secondo, però, e quei cenni svaniscono. «Essere contento e amare le feste – dice Delpini -. Quando un uomo è un uomo di affari, allora cerca di fare affari». Ecco, in quel momento l’assenso scompare e il dubbio che i funerali di Stato non siano stati unabuona idea inizia a essere una sorta di fumetto sulla testa dei figli.Luigi, che si distingue dal fratello per l’elegante camicia bianca e la cravatta nera (Piersilvio indossa invece giacca e camicia blu scura con cravatta nera), rimane impietrito dalla sua parte. Alle sue spalle Veronica Lario controlla una delle nipotine. La tiene per mano, le mette a posto il cerchietto nero. Ma mai viene in qualche modo coinvolta o associata al dolore. Due mondi distinti, due famiglie. Non una.Alla fine della cerimonia la primogenita e Marta Fascina si avvicinano alla bara: la toccano con la mano e la baciano. Tutti intorno si crea un’altra fila per salutare la famiglia e la fidanzata. «Grazie per il vostro affetto», ripete Marta. In quel momento, però, si capisce che la “capofamiglia” è diventata Marina. Le condoglianze sono in primo luogo per lei. I parlamentari di Forza Italia spintonano per andare a salutarla. Una “capofamiglia” o una “capopartito”? I due ruoli nel trentennio berlusconiano si sono sistematicamente sovrapposti. Antonio Tajani ha fatto gli onori di casa. È lui ad accogliere e salutare tutte le Isti-tuzioni. Una postura da candidato leader. È evidente, però, che il desiderio di molti è quello di poter avere nella figlia prediletta un’ancora per non affondare. Sul sagrato di Piazza Duomo, mentre il feretro si allontana, tutti i forzisti ne parlano. E alcuni lo sperano. «È chiaro – dice ad esempio Alessandro Cattaneo, vicecoordinatore forzista – che se lei accettasse di assumere un ruolo, sarebbe decisiva». Magari come “king maker”, una regista dietro le quinte.Ma resta il fatto che il suo nome è una sorta di speranza per una scialuppa che appare alla deriva. Anche dal punto di vista economico. Con il terrore che si possa mettere all’asta addirittura il simbolo. «È chiaro – ripete un altro della vecchia guardia come Gianfranco Miccichè – che senza Berlusconi Forza Italia non esiste. Marina però può essere l’unica a salvare il progetto per un pò. «Del resto – spera Maurizio Lupi che in Forza Italia non c’è più ma che rimane nell’orbita – i moderati restano, sono gli altri a doversi spostare al centro per sopravvivere».E forse proprio di questo, e del futuro delle aziende, hanno parlato gli amici di sempre, Gianni Letta e Fedele Confalonieri. Seduti in quinta fila uno accanto all’altro. Da oggi, però, in prima fila per gestire la successione dell’impero imprenditoriale e anche del partito politico.