Corriere della Sera, 15 giugno 2023
L’eredità di Berlusconi
E adesso al lavoro, direbbe Silvio Berlusconi. La vita delle sue aziende continua. Mfe-Mediaset per ritagliarsi un ruolo da protagonista in Europa. Mondadori viaggia verso il miliardo di fatturato. Mediolanum è il «motore» dei dividendi, il gioiello (1,8 miliardi di capitalizzazione) che da solo vale due terzi del portafoglio azionario Fininvest. E al lavoro anche per mettere a terra, trasformare in atti e fatti le ultime volontà del fondatore. Quando saranno rese note. Il testamento, dato per assai probabile, darà la linea. Da quanto si sostiene tra i professionisti vicini alla famiglia, il faro nelle scelte del Cavaliere per il dopo se stesso è la sintesi di due parole: continuità e compattezza.
E ieri in Duomo i figli che si prendevano per mano e Marina che teneva la mano di Marta Fascina sono apparsi una squadra-famiglia compatta come il Milan berlusconiano di Arrigo Sacchi. Tradotto e trasferito sul piano della governance societaria vuol dire che uno spezzatino del Biscione è assai improbabile.
Dunque l’idea che Banca Mediolanum possa «sganciarsi» da mamma Fininvest per avvicinarsi ai tre figli più giovani lasciando campo libero a Marina e Pier Silvio su Mondadori e Mfe-Mediaset, è un’ipotesi che circola ma – secondo fonti convergenti – corre nel vuoto.
È evidente che questi sono i giorni delle congetture anche suggestive. Per esempio c’è chi afferma che le fideiussioni di Berlusconi sui debiti di Forza Italia (92 milioni) sarebbero garantite da patrimonio personale e sarebbero materia di testamento. I fatti concreti, però, li leggerà solo il notaio, dando per scontato ciò che ancora non lo è al 100%, e cioè l’esistenza di un testamento.
Il Biscione
Le posizioni su «continuità e stabilità» allontanano l’ipotesi dello spezzatino
I tempi potrebbero essere brevi, il notaio dovrebbe essere Arrigo Roveda di Milano. Esattamente 30 anni fa proprio nello studio Roveda nacque «Forza Italia! Associazione per il buon governo», primo nucleo del partito. Tempi ravvicinati perché l’assemblea Fininvest per bilancio e nomine è alle porte (29 giugno) e poi perché il gruppo ha aziende quotate in Borsa e la speculazione prospera se gli argini informativi si abbassano.
Si è intanto fermata la corsa dei titoli Mfe-Mediaset che ieri hanno chiuso in calo (-2,82% per Mfe A e -2,45% per Mfe B), dopo la volata delle ultime sedute (+25% per le azioni di tipo A e +16% per quelle di tipo B, che hanno più peso come diritti di voto e sono meno volatili). La speculazione sui titoli ruotava sul futuro controllo di Fininvest che, come ormai è noto, sarà chiarito solo all’apertura del testamento. A supporto anche voci di mercato su possibili mire di gruppi esteri. Ma sia la Fininvest che Pier Silvio Berlusconi con dichiarazioni su continuità e stabilità, hanno smorzato gli «entusiasmi» speculativi.
Resta il fatto che oggi Mfe con i suoi 1,75 miliardi di capitalizzazione (cioè il valore in Borsa del 100% del capitale) è lontana anni luce dall’essere quel treno ad alta velocità e ricchi dividendi che trainava tutto il gruppo. Il top lo raggiunse nel 1999 con 18 miliardi di capitalizzazione. Oggi è Mediolanum (6,2 miliardi di capitalizzazione) la gallina dalle uova d’oro e non solo per le cedole: il 30% di Fininvest è in bilancio a 116 milioni ma vale 1,85 miliardi e dunque la plusvalenza potenziale è enorme. Tornando alla Borsa, ha chiuso in leggero calo Prosieben (-0,6%), l’azienda tv tedesca di cui il Biscione quasi il 30%; in progresso (+0,48%) Banca Mediolanum. In aumento dell’1% Mondadori che la Fininvest controlla con la maggioranza assoluta del 53%.