la Repubblica, 14 giugno 2023
Il bavaglio di Nordio
ROMA – Stretta su tutto. Cancellato per sempre l’abuso d’ufficio. Bavaglio ai giornalisti che non potranno più pubblicare le intercettazioni se non sono contenute letteralmente negli atti dei giudici. Custodia cautelare sempre più difficile, non solo dopo un interrogatorio “di garanzia”, ma autorizzata da tre giudici. Ridotto a un simulacro il reato di traffico di influenze. Il Guardasigilli Carlo Nordio “raccoglie” per primo l’eredità di Silvio Berlusconi, quelle riforme della giustizia di cui il leader di Forza Italia ha parlato centinaia di volte nei suoi interventi pubblici. E che ha tentato di realizzare quando gli era accanto l’avvocato Niccolò Ghedini, scomparso anche lui. Nonché l’ex Guardasigilli Angelino Alfano, che ormai ha lasciato la politica.
Oggi, nella riunione del preconsiglio dei ministri, dove i tecnici mettono a punto le norme, e domani pomeriggio con Giorgia Meloni e tutti i colleghi a palazzo Chigi, Nordio trasfonde in un unico disegno di legge, distinto in otto articoli, le dozzine di interviste e le dichiarazioni pubbliche, anche in Parlamento, con cui haanticipato la sua Weltanschauung totalmente garantista. E lo fa proprio adesso – come dicevano ieri in via Arenula – perché questo «è il miglior omaggio che possiamo fare a Berlusconi». Che l’attuale Guardasigilli incontrò, face to face, il 20 ottobre per ottenere, dopo avergli dato le debite rassicurazioni, il suo lasciapassare per sedersi nella stanza che fu di Togliatti. Andò bene, tant’è che il capo di Forza Italia fece marcia indietro sulla sua candidata Elisabetta Casellati.
Quale occasione migliore per proporre giusto adesso quello che Nordio considera solo «il primo step» delle riforme della giustizia, cui ne seguiranno altri due. Il prossimo sarà quello sui reati della pubblica amministrazione, che il ministro ha garantito alla responsabile Giustizia della Lega Giulia Bongiorno in cambio del suo via libera sull’abuso d’ufficio. Poi l’ultimo step, quello più impegnativo, sulle riforme costituzionali, a partire dalla separazione delle carriere, l’altra ossessione di Berlusconi. Dunque ci siamo. Anche se via Arenula, ancora ieri sera, si affannava arivedere le ultime bozze del provvedimento.
In cui spiccano due misure, entrambe “contro”. La prima “contro” tutti i magistrati, che hanno chiesto a Nordio di non cancellare l’abuso d’ufficio. Da ultimo Raffaele Cantone su Repubblica. Maanche il procuratore nazionale Antimafia Gianni Melillo e il capo della procura di Roma Franco Lo Voi. Ma Nordio va per la sua strada, cancella del tutto l’articolo 323 del codice penale, attribuendo la richiesta ai sindaci che «hanno paura della firma» e citando le statistiche che al 95 per cento documentano solo archiviazioni, ma dopo lo “sputtamento”, le dimissioni e la fine di una carriera politica. Anche se ancora ieri il presidente dell’Anci Antonio Decaro, nonché sindaco di Bari, ha ribadito di non aver mai preteso di sopprimere l’abuso d’ufficio, ma solo di modificarlo. Misura che però garantisce alla maggioranza il pieno appoggio di Azione con Enrico Costa che alle 16 e 40 twitta «Forse ci siamo. Se Nordio terrà il punto, noi ci saremo». All’opposto il senatore pdWalter Verini invita Nordio a fermarsi finché è in tempo «per evitare provvedimenti laceranti, destinati a riaprire guerre tra politica e magistratura delle quali l’Italia non sente proprio il bisogno».
Ma Nordio va per le spicce, e cancella. E con lo stesso metodo vuole affrontare le intercettazioni e i giornalisti. Non solo via la trascrizione di un’eventuale terza persona che viene citata in un colloquio, ma soprattutto stop alla possibilità di pubblicare le registrazioni una volta che esse vengono depositate. Oggi è possibile farlo “per riassunto”, come per tutti gli atti d’indagine, anche se la pubblicazione letterale comporta un’ammenda. Con la riforma Nordio, anche questa chance sarà abolita e vietata. Ancora ieri sera in via Arenula cercavano la formula migliore. Ma pure questa misura avrebbe avuto il pieno plauso di Berlusconi.