Anteprima, 26 aprile 2023
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Biografia di Corrado Ruggeri
Corrado Ruggeri (1957-2023). Giornalista. Del Corriere. «Uno dei miei primi ricordi di Corrado è una costola rotta. Ero tornato dall’America, da poco ero capo dell’edizione romana e lui era responsabile del nostro “secondo sfoglio”, cultura e spettacoli. Finita la riunione in via Tomacelli c’era una specie di mezz’oretta di ricreazione prima di ributtarsi a fare il giornale che ci eravamo raccontati, il clima della cronaca si alleggeriva. E Corrado, con quel suo corpaccione da lottatore di sumo, era un maestro di leggerezza. Così un giorno abbiamo preso la rincorsa nel corridoio tra le scrivanie e ci siamo sfidati a… “panzate”. Io pesavo abbastanza, lui parecchio di più: il risultato, traumatico per me, lo ricordo con tenerezza. Perché Corrado Ruggeri era questo, un sorriso al momento giusto. Se un uomo si misura sull’autoironia e sulla capacità di sdrammatizzare e infine di riconnetterci tutti in quella grande comunità precaria e balenga, misteriosa e magica che per noi è stata il giornalismo, beh, lui era monumentale. Figlio del Corriere da prima di me, aveva cominciato all’Occhio con Costanzo e poi era venuto in questo nostro giornale che a Roma aveva cronisti come Andrea Purgatori e Paolo Conti a fare da chiocce ai ragazzini. Lui era un ragazzone colto, che mascherava la sua cultura sotto uno spesso ragù di bonomia, le buone letture sotto uno sberleffo sapido, era un piatto saporito Corrado. Giocava a fare il “destro”, e lo era, e si accapigliava talvolta amabilmente con il mio vice di allora, Paolo Fallai, che la sua identità di ragazzo di sinistra prendeva invece sempre orgogliosamente sul serio. Si provocavano un po’. E ne nascevano siparietti, scazzi, ma anche idee, frammenti di giornalismo per la nostra cronaca di Roma, a cavallo tra gli anni di Veltroni e quelli di Alemanno. Poi, nei momenti cruciali, quando arrivava la notizia all’ora sbagliata, quando dovevi correre contro le lancette per chiudere le pagine, Corrado sapeva essere freddo e serio come tutti i grandi professionisti, un punto di riferimento nei frangenti di dubbio, rigoroso quando era necessario, perché così ci hanno insegnato in via Solferino e noi quello siamo: corrieristi. Ed era un papà naturale, gli brillavano gli occhi quando ci parlava di “Ele”, Eleonora, quella sua figlia sportiva che lo riempiva d’orgoglio, della sua Carla e della famiglia che avevano costruito con amore, brandelli della loro quotidianità che si portava appresso, da noi in redazione, come un profumo buono che t’accompagna sempre. Sognava, Corrado. E aveva fatto dei suoi sogni un secondo mestiere, il viaggiatore-narratore, tra Asia ed Estremo Oriente, che da noi viveva con discrezione ma che gli ha riempito un’intera vita parallela e gli anni passati fuori dal nostro giornale, l’ultimo scorcio, per noi una mancanza. Era allergico alle ipocrisie, alle pose. Così a volte eccedeva in senso opposto, gli scappava lo sproposito (quasi sempre di proposito), faceva drizzare i capelli in testa a qualche vestale del politicamente corretto. Si coccolava la sua brutta fama, ridendoci su. Di sicuro non apprezzava lacrimoni e retorica. E adesso, mi direbbe: Goffre’, dacci un taglio prima che ti scappa la mano. Così la smetto, Corra’. Ricordati di noi» [Buccini, CdS]. I funerali si terranno mercoledì 26 aprile alle 15.30 presso la Basilica di San Lorenzo in Damaso (piazza della Cancelleria 1).