Anteprima, 26 aprile 2023
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Biografia di Harry Belafonte
Harry Belafonte (1927-2023). Cantante. Attore. Attivista dei diritti civili statunitense. Soprannominato il Re del Calypso per aver reso popolare la musica caraibica negli anni cinquanta con Banana Boat Song: «“Quando sono nato ero “colorato”, poi sono diventato “negro”, poi “nero”. Di recente sono stato promosso al rango di “afroamericano”. Direi che è stata una bella evoluzione, ma ero e resto tuttora in cerca di libertà”. La vita lunghissima e straordinaria di Harry Belafonte è finita ieri dopo 96 anni, nella sua New York – nacque da genitori giamaicani in quello che era allora un ghetto, Harlem, è morto nell’Upper West Side – dopo quasi un secolo di successo mondiale senza fare sconti, mai, neanche una volta, all’America dei bianchi. Arrivò alla gloria nei primi anni Cinquanta battendo anche Elvis – il primo artista a vendere un milione di copie fu Belafonte con Calypso, non Presley – portando in cima alle classifiche la world music con i Caraibi, e l’Africa, nel cuore, decenni prima che qualcun altro ne inventasse il nome. Ecco allora Day-O (The Banana Boat Song), Jamaica Farewell, un singolo dopo l’altro per far ballare il mondo. La voce baritonale inconfondibile e inimitabile, il blues, il folk, Broadway ma anche Gershwin e se avesse avuto tempo e voglia di studiare l’opera avrebbe dominato Verdi e Mozart. Hollywood lo rincorse mettendolo sotto contratto. Nel frattempo diventa sempre più vicino a un giovane predicatore e attivista per i diritti civili del Sud, un certo Martin Luther King, fa una delle molte cose rivoluzionarie della sua vita: dice no grazie. No ai film che non gli interessano, no alle parti da “professore nero”, “avvocato nero”, “poliziotto nero” (che finiscono a un altro protagonista della lotta dei neri per l’uguaglianza, il suo vecchio collega dell’American Negro Theatre di Harlem negli anni Quaranta, Sidney Poitier, che con Belafonte ebbe un rapporto di grande ammirazione ma non sempre semplicissimo). Al culmine del successo Belafonte si chiama fuori da Hollywood, torna alla musica ma soprattutto si tuffa nell’attivismo […]. L’Fbi lo sorvegliò attentamente dal 1954 al 1981. Torna al cinema nel 1972 diretto dall’amico Poitier con il quale ha fatto pace, ma è una piccola parentesi prima delle grandi comparsate della vecchiaia, per Robert Altman (I protagonisti, 1994) e Spike Lee (BlacKkKlansman, 2018). In questo millennio attacca, con la virulenza che gli costò la carriera, George W. Bush e la guerra in Iraq. Sempre con il cuore a sinistra scrive libri tra i quali spicca un’autobiografia di enorme interesse (My Song). In extremis, nel 2018, anno secondo dell’era Trump, la biblioteca del Congresso lo onora includendo Calypso tra le grandi opere americane» [Persivale, CdS].