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 2023  maggio 04 Giovedì calendario

Biografia di Luciano Garofano

Luciano Garofano, nato a Roma il 5 maggio 1953 (60 anni). Biologo. Generale dei carabinieri in congedo. Dal 1995 al 2009 comandante del Ris di Parma. «Non ho mai capito perché ci pagano per un lavoro così divertente. Lo farei anche gratis».
Vita • «Volevo fare il biologo, e basta. Ma ero figlio di un ufficiale dei carabinieri, e nonostante le iniziali resistenze, alla fine sono diventato carabiniere anche io, scoprendo un bel giorno che potevo così sposare due mondi: l’Arma, e la biologia» • «Il colonnello aveva un accenno di fiatone. Il capo del Ris era reduce da una discesa in corda doppia, dalla sommità della scogliera da dove era precipitata la contessa Francesca Vac­ca Agusta fino all’acqua. Le telecame­re del Tg1 avevano ripreso la scena da una pilotina debitamente apposta­ta al largo della baia di Portofino. Quella mattina, lunedì 5 febbraio 2001, rappresenta un’epifania. Il mo­mento in cui Luciano Garofano di­venta un personaggio, non più sol­tanto un «tecnico». A farlo diventare di largo consumo arrivò poi il delitto di Novi Ligure, appena 16 giorni do­po. E l’anno seguente, sempre nello stesso periodo, la follia mediatica di Cogne lo consegna alla fama perpe­tua e ad una spirale di rancori dei quali forse questo addio in sordina ne rappresenta l’epilogo. […] Dicono che ogni generazione ha bisogno del proprio Sherlock Holmes, di colui che tiene acceso il fiammifero della razionalità nel buio di misteri angoscianti e inspiegabili. I nostri anni zero hanno avuto Luciano Garofano […]. Lui, va detto, non si è tirato indietro. Quel ruolo lo sentiva suo, fatto su misura come le divise dell’Arma che si faceva confezionare dal sarto di fiducia. La passione per la biologia era destinata a diventare la benzina del suo mestiere e della sua ascesa. Dopo la laurea, entra nell’Arma e prende servizio all’allora Cis. La promozione a capitano gli impone di dirigere la Compagnia Mirafiori a Torino. Torna poi a Roma per dirigere la sezione biologica del Cis e nel 1995 arriva in quella che diventerà la “sua” Parma. La città dove ha comprato casa, dove lavora sua moglie, ovviamente biologa, dove sono cresciuti i suoi due figli maschi e dove nel 2003, mentre infuriava la bufera su Cogne, è nata Marta, l’ultima arrivata di una famiglia sempre tenuta al riparo dalle intemperie mediatiche» (Marco Imarisio) • Sotto la sua guida il Ris si è trovato a indagare su delitti clamorosi, dal rapimento di Tommaso Onofri allo sterminio della famiglia Carretta, dal caso di Donato Bilancia a quello di Erika e Omar passando per la strage di Erba e il delitto di Cogne • «Divampa una sorta di leggenda. Nell’immaginario del telespettatore o del lettore esiste una “nuova verità”, infallibile e implacabile. Garofano è di fatto l’uomo che la rappresenta, anche se lui per primo insiste a spiegare che “l’indagine scientifica non vive per conto suo, fa parte di un quadro complesso di attività che integrano”» (Marco Neirotti) • «Un uomo visto passare molte volte in televisione – in tuta bianca e in divisa - mentre effettua sopralluoghi sulle scene di delitti molto difficili da risolvere, e molto combattuti tra accusa e difesa. Alcune indagini sono finite in un libro che si intitola Delitti imperfetti» (Brunella Giovara). «Da quel libro ha preso le mosse la fiction omonima. Per quella serie, tutto il cast si trasferì a Parma e per quasi una settimana, prima che iniziassero le riprese, ci dedicammo alla visita dei laboratori e facemmo numerose riunioni per illustrare le tecniche utilizzate sulla scena del crimine, affinché regista e attori si impadronissero del linguaggio scientifico e imparassero le procedure utilizzate dal Ris» (risposta di Garofano ad una lettrice). Da quel momento «Garofano, elogiato in pubblico, finisce piano piano, senza volerlo, ma non senza accorgersene, al centro di gelosie e invidie professionali. Rassicurava e confortava il pubblico. Era un po’ la faccia pulita e nuova dello sbirro. I suoi occhialini portavano fiducia e speranza. Ma dietro le quinte, lui cominciava a subire qualche contraccolpo» (Piero Colaprico) • La vicenda Cogne segna un punto di non ritorno. Cominciano ad arrivare le prime critiche ai metodi utilizzati dai Ris. L’avvocato Carlo Taormina, maestro dei medici legali, accetta di lavorare per la difesa. I due, una volta legatissimi, non si rivolgeranno più la parola • Cominciano ad arrivare le prime critiche ai metodi utilizzati dai Ris: «E così, con qualche malcelata soddisfazione da parte di caserme e questura, la colpa di tutti i mali delle indagini ormai sembra essere confluita non su magistrati poco capaci, o funzionari inetti, ma sui tecnici alla Garofano. Sono diventati il capro espiatorio perfetto» (Piero Colaprico) • Alle elezioni europee del 2009 si presenta senza essere eletto alle elezioni europee come candidato nella lista Mpa-La Destra-Pensionati-Alleanza di Centro. In seguito alla sua candidatura, e alla mancata elezione, il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri chiede il trasferimento al Ris di Roma, il Racis (richiesta dichiarata legittima dal Consiglio di Stato). Da qui la sua decisione di lasciare l’Arma • Sempre nel 2009, a novembre, viene indagato dalla Procura di Parma per peculato, truffa e falso ideologico in atto pubblico, un’indagine avviata in seguito all’esposto dell’avvocato Carlo Taormina. «Diverse le ipotesi di reato che gli sarebbero contestate: peculato, truffa, falso ideologico in atto pubblico. Tutto nasce da una denuncia dell’avvocato Carlo Taormina, acerrimo avversario di Garofano ai tempi del processo ad Annamaria Franzoni, alla procura militare di Roma. Così ricostruisce la vicenda lo stesso Taormina: “Due anni fa presentai al pm militare Barone una denuncia su tutte le consulenze svolte da Garofano come consulente di varie procure, e non come comandante del Ris. Garofano ha utilizzato attrezzature e personale appartenente all’Arma durante l’orario di ufficio e ha percepito i compensi dalle consulenze tecniche affidategli”. Secondo Taormina, al vaglio del pm di Parma Paola Dal Monte, cui sono stati trasmessi per competenza gli atti dalla procura militare di Roma, vi sarebbero una quarantina di consulenze svolte da Garofano dal 2002 al 2009 tra cui quelle per inchieste come Cogne, Garlasco, Erika ed Omar, Via Poma» (La Stampa). La difesa di Garofano: «Nessuna consulenza è stata fatta dal mio Ris percependo soldi fuori dalle regole o utilizzando mezzi e attrezzature dell’amministrazione. Io e i miei uomini abbiamo sempre lavorato alla luce del sole». «Solo alcune consulenze, spiega l’ex comandante, sono state svolte a pagamento su incarico delle Procure e al di fuori dell’orario di lavoro. “Io ne ho fatte due negli ultimi cinque anni” dice. Tutti incarichi affidati dai magistrati e svolti nel rispetto delle regole, registrati e con il regolare pagamento delle spese per l’utilizzo di attrezzature e strumentazioni dell’Arma dei carabinieri» (CdS). L’inchiesta è stata archiviata nel 2013 dal giudice per le indagini preliminari • «Ha acceso la luce nel buio di tanti misteri italiani. Cogne lo ha consacrato. E gli è pure costato molto. Altri delitti, da Carretta a Bilancia al piccolo Tommaso, lo hanno segnato con tutti i loro demoni dentro. La sua carriera è il contrappunto della cronaca nera d’Italia. Per questo non è mai uscito davvero di scena: neanche da quando è generale in congedo dei Ris di Parma. «Ho imparato in tanti anni di lavoro che le testimonianze, anche quelle che entrano in contatto con l’abisso di un omicidio, soffrono di un limite invalicabile: il ricordo nel tempo. La prova scientifica, invece, non dimentica. Se c’è, ed è evidente, fa una sola cosa: inchioda» (a Chiara Viglietti) • «Con la portata delle analisi scientifiche non si rischia che le indagini tradizionali siano sempre meno percorse? “La prova scientifica è sempre più determinante: un’impronta, un Dna, un bossolo, un telefono possono dare risposte più complete di un’indagine tradizionale. A volte, non c’è altro. Ma nel caso di Yara direi che è successo il contrario, perché oltre alla prova scientifica c’è stato un ampio lavoro parallelo di investigazione sul territorio”. Nel fascicolo di Yara sono stati raccolti oltre 21.000 Dna e ne sono stati confrontati 14.000: tutto materiale che non può finire nella banca dati. Non è uno “spreco”? Dove sta il confine tra la privacy e la possibilità di risolvere altri casi? “Nella banca dati non possono entrare, credo anche che debbano essere distrutti, tranne per motivate ragioni di giustizia. È un peccato, sì. Sono stato un fautore del prelievo del Dna alla nascita. Quelli che analizziamo attualmente non sono dati sensibili e, con le dovute garanzie, non hanno nulla a che vedere con la possibilità di minare la privacy”» (a proposito del caso di Yara Gambirasio, a Giuliana Ubbiali) • Dal 2011 al 2013 è stato docente del master universitario “Tecniche di indagine, della sicurezza e criminologia” all’università telematica Niccolò Cusano di Roma • È opinionista nella trasmissione Quarto grado su Rete4 • Dal 2010 è conduttore del programma televisivo L’altra metà del crimine su LA7d • Ha condotto su La7d il programma L’altra metà del crimine • Tutte le settimane risponde dalle pagine di Giallo a tre lettere dei lettori • Nell’ottobre 2022 è entrato nel pool dei consulenti nominati dalla difesa di Alessia Pifferi, la 37enne arrestata a Milano per omicidio volontario aggravato, per aver abbandonato per sei giorni in casa la figlia di un anno e mezzo, Diana, morta di stenti. Quando ero comandante del Ris mio compito era mettere la scienza al servizio dell’indagine, le mie risultanze potevano servire al pm sia ad accusare, sia a scagionare l’indagato. Qui mi comporto in modo identico: indago, verifico, accerto e poi consegno i risultati agli avvocati per le loro valutazioni e deduzioni» (ad Alberto Custodero) • Tra i suoi libri, oltre alla serie di Delitti imperfetti: Il processo imperfetto (Rizzoli 2009), Assassini per caso (Rizzoli, 2010), Il giallo di Marina (con Fabrizio Rizzi, Infinito, 2022) • Vive a Parma con la moglie, biologa anche lei, dalla quale ha avuto tre figli.