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 2023  maggio 10 Mercoledì calendario

Biografia di Renato Maria Giuseppe Schifani

Renato Maria Giuseppe Schifani, nato a Palermo l’11 maggio 1950 (73 anni). Politico. Dal 13 ottobre 2022 Presidente della Regione Siciliana e già presidente del Senato nella XVI legislatura della Repubblica Italiana.
Titoli di testa «Il principe del recupero crediti» (Filippo Mancuso) • «Non mi sono mai occupato di recupero crediti, se non di quelli miei» (Renato Schifani).
Vita Cresciuto in una famiglia di piccola borghesia, padre e madre impiegati comunali. Un fratello più grande, oggi professore universitario, una sorella più piccola • «Studente senza soprassalti, blandì il suo cauto ’68 partecipando all’occupazione del liceo, “ma senza mai scendere in piazza”» [Pino Corrias, Fatto]. Si diploma nello stesso anno allo Scientifico Cannizzaro «con la pagella d’oro» [a Claudio Sabelli Fioretti, Sette]. A vent’anni è già democristiano • Il ’68 voleva dire politica. «Anch’io ne subii il fascino. Massimo Ganci, il mio professore di filosofia, ci entusiasmava con le sue lezioni su Marx. Il marxismo, visto in maniera asettica e teorica, mi affascinò e mi coinvolse. Sembrava una teoria perfetta». Questo è uno scoop: Schifani marxista… «Fui sfiorato, solo sfiorato». Qual era il sogno della sua vita? «Fare il medico. Ma in un momento di tensioni interne alla famiglia, mi sentii in imbarazzo nell’affrontare studi tanto lunghi. Così, dopo pochi mesi, mi iscrissi a Giurisprudenza» [Sabelli Fioretti, cit.]. Laurea con lode • «Quando ero all’università davo lezioni private di matematica. E mi consentii il lusso di una 500 L, a rate, senza acconto, 25 mila lire al mese» [ibid.] • In gioventù detto «freno a mano» per l’innato carattere prudente, oggettivato nella cautela con cui guidava la sua Fiat 500 L [Corrias, cit.] • Primo impiego al Banco di Sicilia. «Quando entrai in banca dissi a me stesso: “Da qui devo andare via”. Cominciai a fare pratica legale il pomeriggio e a studiare la notte» [Sabelli Fioretti, cit.] • Il tempo di vestire la toga e due anni dopo entrare nello studio legale di Giuseppe La Loggia, avvocatone d’alta dinastia democristiana, diventando il timido amico del figlio esuberante, Enrico, detto ’u babbiuni dai compagni del liceo Gonzaga. Insieme entreranno nella Sicula Broker, società di assicurazioni, con soci finiti anni dopo nei dossier dell’antimafia. A Palermo càpita [Corrias, cit.] • «Nel ’94 nacquero i club di Forza Italia, conobbi Gianfranco Miccichè che mi propose di occuparmi dei dipartimenti, del reclutamento delle intellighenzie. Cominciai a girare tutta la Sicilia. Nel 1996 venni eletto in Parlamento» [Sabelli Fioretti, cit.] • Le leggendarie elezioni del 1996, quelle del 61 a zero, apoteosi del berlusconismo in Sicilia [Corrias, cit.] • Trasferitosi con la famiglia a Roma, Schifani inaugura la sua seconda vita, facendo dimenticare certi dettagli della prima. Compreso il peculiare incarico professionale ricevuto nel 1983 da Giovanni Bontate, fratello del capomafia Stefano, principe di Villagrazia, per difendere la titolarità del suo ingente patrimonio – imprese edili, decine di appartamenti, ville, casali, agrumeti – dagli assalti giustizialisti della Cassazione che pretendeva di sequestrarglieli. Studia le carte, prepara la difesa, onora il mandato. Peccato che a rendere superflua la sua fatica professionale ci abbiano pensato i corleonesi di Totò Riina, che dopo avere fucilato a colpi di kalashnikov Stefano, morto nel centro di Palermo, liquidarono con due colpi alla nuca anche il fratello, appena scarcerato dall’Ucciardone per motivi di salute, anno 1988. A Palermo càpita [Corrias, cit.] • Con le interminabili riunioni in Palazzo Grazioli, le serate al Bagaglino, che fu il vero teatrino di quegli anni, e la mirabile carriera di Schifani, diventato prima capogruppo di Forza Italia, anno 2001 • Nel corso della XIV legislatura si spende a favore della stabilizzazione del 41 bis che ha determinato il “carcere duro” nei confronti dei soggetti che si sono macchiati dei reati di associazione a delinquere di stampo mafioso [Qds] • Lei è un difensore? «A volte sono anch’io indicato come adulatore di Berlusconi. Ma non mi sento adulatore di nessuno. Mi sento difensore di una linea politica. Difendere Berlusconi vuol dire difendere il messaggio di Forza Italia, difendere la democrazia» […]. Se dovesse fare dei nomi di adulatori? «Dicono tutti Fede. Ma Fede non è un adulatore, è un goloso. Per lui Berlusconi è come un barattolo di Nutella. Gode come un pazzo quando parla bene del presidente. Semmai adulatori, ma molto sofisticati, sono Santoro e Biagi. Si fa adulazione anche parlando sempre male della parte avversa. Adulatori sono anche Flores d’Arcais e Galli della Loggia, perché esagerano nella demolizione della figura di Berlusconi e della nostra azione di governo» [Sabelli Fioretti, cit.] • Poi presidente del Senato, 2008-2013, seconda carica della Repubblica. «Anche se la pertinenza non memorabile dei suoi interventi politici aveva ricadute blande sui giornali. Salvo che per due circostanze. La prima tricologica, per via del suo clamoroso riporto che occupava i due terzi della sua testa pensante, con scia di commenti, risate e disappunti estetici dell’intera nomenklatura arcoriana. E la seconda per il celebre Lodo intitolato a suo nome che mirava a difendere il suo maggiore cliente, Silvio B., dagli assalti giustizialisti delle Procure che pretendevano di metterlo sotto processo. Non bastando le batterie di deputati, giornalisti, lobbisti, la depenalizzazione del falso in bilancio, il blocco delle rogatorie, le norme sul legittimo sospetto, gli allungamenti dei processi e gli accorciamenti delle prescrizioni, i condoni fiscali, la detassazione degli utili, le macchine del fango contro i nemici, serviva aggiungere ancora l’ultimo miglio, l’ultimo sforzo. E fu il “Lodo Schifani” a incaricarsi di quel tocco coreano al nostro catalogo di leggi, anno 2003: vietato processare le cinque più alte cariche dello Stato, diceva la nuova norma, cancellata a stretto giro dalla Corte costituzionale per manifesta scempiaggine» [Corrias, cit] • Striscia la notizia l’ha presa in giro anche per i capelli, il suo riporto. «Dichiaro: toccato. Hanno ragione. Mi hanno chiesto: “Per i capelli va da un geometra?”. Un bel giorno mi deciderò. Per adesso mi tengo il riporto più geometrico del Senato» [Sabelli Fioretti, cit.] • Gioco della torre. Mimun o Mentana? «Butto Mentana, anche se col paracadute. È una persona che potrebbe fare molto di più variando la sua attività. Sono più di 10 anni che fa il tg. Può fare tante altre cose, e bene». Feltri o Belpietro? «Feltri ha il coraggio di dire qualcosa di negativo su Berlusconi. Belpietro di meno, ma mi piacciono la sua compostezza e la sua professionalità». Quindi? «Non butto nessuno». Buttiglione o Casini? «Debbo proprio?». Deve. «Anche il gioco della torre si deve sospendere se in ballo c’è la terza carica dello Stato». Rutelli o Fassino? «Butto Rutelli. È un mastino che urla, non ha sensibilità politica. Ed è un perdente». Flores o Moretti? «Salvo Moretti. Flores è troppo cattivo quando scrive. Comunque, se potessi, li butterei tutti e due». Taormina o Pecorella? «Salvo Pecorella. Taormina, con quella sua frase infelice sui giudici che bisognava arrestare, ci ha privati della sua importante presenza nel governo». Biagi o Santoro? «Salvo Biagi perché Santoro, paladino della libertà, si è opposto alla mia presenza alla sua trasmissione. Mi ha impedito di partecipare. Santoro è uno che censura». Santanchè o Mussolini? «Butto la Santanchè. Alessandra Mussolini fa politica, la Santanchè fa feste» [Sabelli Fioretti, cit.] • Fra i suoi senatori, chi è il più simpatico? «Uno simpatico è sicuramente Memmo Contestabile. Alle cene che organizziamo ogni due settimane al ristorante Sant’Eustachio ci fa morire dal ridere con le sue barzellette sui meridionali» [ibid.] «Sparì dai radar un giorno del 2014 con il consigliere politico di allora, l’Angelino Alfano, anche lui in fuga per crollo psicologico. Provarono insieme a costruire il castello di sabbia del Nuovo centrodestra, di cui non resta neanche la traccia del secchiello. Li inghiottì la stessa risacca che oggi ce lo restituisce calvo, come fa il mare con gli ossi di seppia. Vediamo quanto dura stavolta la sua prudenza» [Corrias, cit.] • Dal 2015 al 2016 è stato il capogruppo al Senato per la coalizione Area popolare. Nel 2016 ha aderito di nuovo a FI, nelle file della quale è stato rieletto al Senato nel 2018 • Nel dicembre 2019 è tra i 64 firmatari (di cui 41 di Forza Italia) per il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari: pochi mesi prima i senatori berlusconiani avevano disertato l’aula in occasione della votazione sulla riforma costituzionale • Il 13 novembre 2020 è nominato da Silvio Berlusconi suo consigliere politico, scelto per «lo spessore umano e politico unito ad una rara capacità di mediazione» • Nel 2022 è stato eletto nelle file del centrodestra governatore della Regione Sicilia • «Più che esultare, sorride composto, a modo suo, toni sempre pacati, il nuovo presidente della Regione che ritorna nell’isola dopo avere guidato l’assemblea di Palazzo Madama. Ce l’ha fatta Renato Schifani, forzista azzurro di lungo corso, a conquistare un solido 40 per cento nella Sicilia dove il partito di Berlusconi ha spesso dominato senza mai aver avuto un governatore. Eccolo ai microfoni, nel quartiere generale dell’Hotel des Palmes, all’imbrunire, quando ormai è certo del risultato, atteso mentre l’irrequieto outsider partito da Messina, il ciclone Cateno De Luca, minacciava di superarlo, infine fermo a un pur sorprendente 23,8 per cento» [Cavallaro, CdS] • Schifani nella bufera per l’autonomia: «Nel giorno in cui annuncia finalmente la prima riforma del suo governo, quella di ripristino delle ex Province, è bufera mediatica sul parere positivo espresso in conferenza Stato- Regioni sul disegno di legge di Autonomia differenziata targato Lega. Insorge l’Anpi di Palermo, che si dice “indignata” per voce del presidente Ottavio Terranova: “Quel parere allinea la Sicilia agli interessi delle Regioni del Nord”» [Rep] • Schifani nella bufera per lo stop al fotovoltaico: «Dobbiamo valutare l’utile d’impresa con l’utile sociale e col danno ambientale» • Schifani nella bufera per le sua affermazioni sull’antimafia «L’antimafia l’ha fatta Silvio Berlusconi con le sue leggi che sono state le più dure, è stato lui a voler stabilizzare il carcere duro, in un partito che ha fatto la vera antimafia, con le leggi e non con le chiacchiere».
Tifo «Ho sempre tenuto al Milan».
Amori Ricorda il primo amore? «Giusi, due anni più piccola di me. Grande amore, del tutto platonico. Per il resto mi appello al quinto emendamento» [Sabelli Fioretti, cit.] • Nel 1975 sposa la moglie Franca, con la quale ha avuto due figli: Roberto, avvocato, e Andrea, studente universitario.
Titoli di coda «Non bisogna usare il politichese ma parlare con serenità il linguaggio dell’uomo comune».