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 2023  aprile 19 Mercoledì calendario

Biografia di Matteo Piantedosi

Matteo Piantedosi, nato a Napoli il 20 aprile 1963 (60 anni). Prefetto, funzionario e politico italiano, dal 22 ottobre 2022 ministro dell’Interno nel governo Meloni.
Titoli di testa «Parli mali di me, se può, almeno un po’. Limita l’antipatia nel mio ambiente» [a Simone Canettieri, Foglio].
Vita Pietrastornina è il paese di origine del papà Mario, preside, scomparso nel 2019. Il sindaco Amato Rizzo, che a Piantedosi ha dato la cittadinanza onoraria, confida: «Qui Matteo ha vissuto con tutta la famiglia anche se è nato a Napoli, la città della mamma Palmina. Qui ha ancora la casa e torna spesso. Gira in bicicletta, si ricarica. Un difetto? Ha seguito per anni il Bologna calcio, come tifoso. Il suo pregio più grande? L’umiltà» [Rita Bartolomei, quotidiano.net] • Ora tifa l’Avellino, un inguaribile appassionato dei colori biancoverdi • Di Napoli restano il suo idolo musicale, Pino Daniele, e la passione per la cucina partenopea • Altra passione: il ciclismo. Ha scalato lo Stelvio, colleziona bici da corsa • Gianfranco Rotondi, che fu suo compagno di scuola («Non di classe») al Vincenzo Coletta, che è la Eton dell’Irpinia, il liceo, per dirne quattro, di Carlo Muscetta e Dante Trosi, di Antonio Maccanico e Nicola Mancino, ha raccontato a Carmelo Caruso del Foglio che «era dotato, non aveva mai fatto politica. In questo caso la sua dote, forse già preparando il futuro, stava nel non occuparsene» [Francesco Merlo, Rep] • Laureato in Giurisprudenza, la sua carriera in prefettura inizia nel 1989 a Bologna dove per otto anni è capo di gabinetto. Siamo negli anni del prefetto Enzo Mosino e degli sgomberi delle baraccopoli sul Lungoreno. Nel febbraio 2007 diventa viceprefetto vicario, fino al 2009 quando viene chiamato al ministero dell’Interno a dirigere l’Ufficio relazioni parlamentari • Nel 2011 diventa prefetto e trasloca a Lodi, la sua prima sede. Passa meno di un anno e torna a Roma per il suo primo incarico accanto a un leghista: diventa vicecapo di Gabinetto del ministro dell’Interno, Roberto Maroni • A novembre dello stesso anno, arriva una nuova nomina: vicecapo della Polizia. Lavora quindi come vice capo di gabinetto della ministra Annamaria Cancellieri durante il governo Monti: «Uno bravo, che mi toglie problemi e non me li aggiunge». Si erano conosciuti a Bologna: lei come commissario del governo al posto del sindaco Flavio Delbono, lui come viceprefetto [Francesco Pacifico, Mess] • «Ma fulminante è il giudizio che ne diede Mario Felicori, ex direttore della Reggia di Caserta e in passato direttore del dipartimento Economia e promozione del Comune di Bologna: «Di lui si può dire che è il classico uomo di cui vuoi parlare bene e non riesci a spiegare mai la ragione» [Francesco Merlo, Rep] • Nel 2017 torna a Bologna. Marco Minniti lo ha nominato prefetto. Nel capoluogo emiliano è appena scoppiato il celebre “Cinzia–gate”, protagonista Flavio Del Bono, il sindaco dal cuore fragile, che offriva cene, alberghi e altre sentimentali utilità alla sua segretaria, come accade nei racconti di Piero Chiara [Pino Corrias, Fatto] • Era prefetto di Bologna quando fu assassinato Marco Biagi, al quale lo Stato aveva negato la scorta perché, secondo il ministro Scajola, «era un rompicoglioni» [Francesco Merlo, Rep] • Nel 2018 il ministro dell’Interno Matteo Salvini lo vuole al suo fianco come capo di gabinetto (è il più giovane nella storia del Viminale). Il periodo da ministro per Salvini è pieno di polemiche: è accusato di non essere mai presente al ministero perché troppo impegnato nella propaganda politica e soprattutto la sua politica dei “porti chiusi” ai migranti lo porta a litigare anche con i suoi stessi alleati di governo, i 5 Stelle • Piantedosi coordina il lavoro e aiuta il leader leghista nel mettere in pratica i “respingimenti” e i decreti sicurezza • Il suo lavoro gli guadagna la simpatia del capo del Carroccio, ma lo fa finire nel registro indagati della procura di Agrigento per i reati di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio in riferimento al caso Diciotti, la nave della Guardia costiera a cui non fu concesso di far sbarcare i migranti soccorsi nell’agosto 2018. In seguito il capo di gabinetto è stato escluso dagli indagati • Durante il processo a Catania per sequestro di migranti, il consueto “ho solo obbedito a un ordine”, anche se detto più confusamente: «Mi sono preoccupato di concretizzare la volontà politica del ministro» [Corrias, Fatto] • Con la fine del Conte I, Piantedosi resta al Viminale accanto alla neoministra Luciana Lamorgese • Negli ultimi due governi è stato il capo di gabinetto del Viminale. Ha aiutato, dal punto di vista normativo, Matteo Salvini a scrivere i decreti sicurezza e a bloccare navi; ha consigliato, sempre codici alla mano, Luciana Lamorgese a modificare i decreti sicurezza e a essere più accogliente del predecessore. Piantendosi è stato per un certo tempo, prima della nomina, la vera continuità tra il Conte 1 e il Conte 2, forse più del premier medesimo. In quanto invisibile, ma presente e strategico [Canettieri, cit.] • Piantedosi ha gestito, dal ministero dell’Interno, l’emergenza coronavirus. Ha preso parte a riunioni ristrettissime e tesissime in cui si è deciso sulla libertà degli italiani. Il tutto con sfumature lessicali bestiali. Quanto e come allentare i fili dietro le spalle dei cittadini. Attività motoria e sport, i congiunti e gli affetti stabili. Che ginepraio grottesco. «Ogni volta che c’era un Dpcm, noi avevamo il compito, attraverso le circolari informative, di fissare le regole e le linee di indirizzo per chi doveva far rispettare la legge. Dovevi tener conto di quello che aveva la fidanzata a cinquanta chilometri e che rischiava di non vederla per mesi. Ma anche stabilire che, le cito la formula, i congiunti “sono solo quelli che…”». [Simone Canettieri, Foglio] L’esperienza dura fino al 2020 quando viene nominato prefetto di Roma: «Allora, lei è un uomo per tutte le stagioni? Ma vivaddio! Lo stato deve essere così: deve adattarsi» [Simone Canettieri, Foglio] • Matteo Piantedosi è una pianta grassa delle istituzioni. Sopravvive all’ambiente circostante che cambia, senza scomporsi e senza bisogno di particolari cure (della politica), rimanendo sempre sé stesso. Fermo. Forte e fiero della sua natura. E per questo rassicurante. «Sono un funzionario dello stato», dirà con cadenza regolare durante questa lunga chiacchierata con il Foglio, nel corso della quale si andrà alla caccia, senza apparente fortuna, della stoccata o della frase a effetto rivelatrice. Si chiama ossessione per il titolo, mannaggia» [Simone Canettieri, Foglio] • «Il tutto tra periferie in subbuglio, economia a picco, mezzi pubblici che fanno un po’ schifo, cinghiali che scorrazzano tra i rifiuti. Tuttavia, al solo pensiero, Piantedosi sembra non sudare. Non ride mai di gusto, anche se il sarcasmo e l’ironia gli sono propri – in bella mostra nel suo ufficio spiccano cornetti anti jella – come gli abiti sartoriali che indossa» [Simone Canettieri, Foglio] • «Ha sfiducia nella politica, lo dica. No, preferisco mantenere il mio ruolo terzo: non scenderò mai in politica” Perfetto, questa rimane a verbale. Sono consapevole del rischio, ma tanto farò sempre questo lavoro» [Simone Canettieri, Foglio] • «Era prefetto di Roma quando la sede della Cgil fu assaltata dagli squadristi guidati da Fiore e Castellino che la polizia non tenne d’occhio. E fu Piantedosi che permise ai vincitori degli europei di sfilare per le vie di Roma in pieno lockdown per covid. Insomma, Piantedosi era il colpevole al quale non si poteva rimproverare nulla o, se preferite, l’innocente al quale si poteva rimproverare tutto. Ebbene, questo prefetto che con i giornalisti comunicava con gli emoticon e le faccine sorridenti [Merlo, cit.] • Avrebbe voluto restare prefetto almeno fino al Giubileo del 2025 ma arrivano le elezioni del 25 settembre e la vittoria netta del centrodestra. Salvini vorrebbe tornare a guidare il ministero dell’Interno, ma Meloni è preoccupata dal protagonismo del leader leghista in quel ruolo. Piantedosi sembra la soluzione perfetta: è un tecnico, ma gode della stima di Salvini • Il neo ministro non avrebbe gradito la facile equazione: vicino a Salvini e quindi in quota Lega in questo dicastero. Rivendica l’essere un alto funzionario dello Stato che risponde soltanto alla Costituzione [Francesco Pacifico, Mess] • «All’indomani della nomina a ministro degli Interni pareva Jack Nicholson che, nel film del 1994, Wolf, la belva è fuori, dopo essere stato morsicato da un lupo, diventa licantropo. Jack Nicholson delimita appunto il proprio territorio improvvisamente orinando sulle scarpe dell’avversario e il nostro Piantedosi, morsicato da Salvini, lo delimita manganellando gli studenti di sinistra» [Merlo, cit.] • In una settimana lei ha inviato una direttiva alle navi Ong, bloccato una manifestazione all’università, ordinato lo sgombero di un rave. L’interventismo è la sua cifra? «Il mio ruolo costringe ad affrontare situazioni contingenti e immediate. Non sempre si può programmare ciò che attiene alla sicurezza e all’ordine pubblico» [a Fiorenza Sarzanini, CdS] • Il decreto anti rave era proprio necessario? «L’obiettivo di queste norme approvate dal Consiglio dei ministri è allinearci alla legislazione degli altri Paesi europei anche ai fini di dissuadere l’organizzazione di tali eventi che mettono in pericolo soprattutto gli stessi partecipanti – ricordo che a Modena si ballava in un capannone pericolante e si rischiava una strage – e finiscono per tenere in scacco intere zone, pregiudicando attività commerciali e viabilità. Dobbiamo garantire, in primo luogo, che i giovani possano divertirsi senza esporsi a pericoli per la loro incolumità e poi tutelare gli imprenditori che subiscono la concorrenza di chi agisce in spregio a qualsiasi regola» Però a Predappio non siete intervenuti. «Si tratta di una manifestazione, una pagliacciata, che deploro nella maniera più assoluta. Si svolge da anni, senza incidenti e sotto il controllo delle Forze di polizia. È accaduto con analoghe modalità e numeri anche in anni in cui al governo vi erano personalità politiche che ora esprimono indignazione. Posso assicurare che le forze di polizia segnaleranno all’autorità giudiziaria tutti gli eventuali comportamenti in violazione delle disposizioni vigenti» [ibid] • Il giorno dopo Cutro oltre alle polemiche per la strage, anche quelle per le sue affermazioni: «La disperazione non giustifica viaggi che mettono in pericolo i figli». Ventiquattro ore dopo la rettifica. Volevo dire: «Restate lì in Africa, che veniamo noi a prendervi!» • Una lunga informativa sulla strage non seda le opposizioni che ne chiedono le dimissioni• Piantedosi nella bufera pure per il calcio: vieta lo stadio ma i tifosi dell’Eintracht Francoforte invadono Napoli • Ultimo pasticcio: il ministero dell’Interno ordina ai poliziotti di Lecce di partecipare ai corsi per l’abilitazione alla guida delle moto d’acqua d’ordinanza. Ma intanto gli acquascooter inviati alla questura nel 2016 se ne vanno a Gaeta. Perché devono finire nelle mani della questura di Latina. Come ha deciso sempre il Viminale [Open] • Perché non vuole essere chiamato prefetto di ferro? «Il mio modello di gestione della sicurezza è: fermezza e dialogo, lasciando l’uso della forza pubblica come opzione estrema per evitare rischi peggiori. È il mio modo di agire da sempre. Per me ciò che più conta è il rispetto, soprattutto delle regole, dell’altro diverso da te, dello Stato e di chi lo rappresenta con una divisa, una toga, un camice, o svolgendo un servizio di pubblica utilità» [Sarzanini, cit.] • Vocabolario da foglio di via, usando per esempio “fattispecie penale” invece di reato, “interlocuzione quotidiana”, invece di parlarsi, “attenzionare”, invece di allertare [Pacifico, cit.]. Definisce un gruppo di immigrati laceri e malati «carico residuale» [Fabrizio Roncone, Sette].
Amori Sposato con Paola Berardino, prefetto a Grosseto, due figlie, Ilaria e Arianna.