5 aprile 2023
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Biografia di Patrizio Bertelli
Patrizio Bertelli, nato ad Arezzo il 6 aprile 1946 (77 anni). Imprenditore. Amministratore delegato del gruppo Prada. Dopo tre tentativi a Piazza Affari sempre sfumati poco prima del traguardo (nel 2001, nel 2002 e nel 2008), il 24 giugno 2011 è finalmente riuscito a far quotare in Borsa, a Hong Kong, il gruppo Prada. Ora studia anche lo sbarco in Piazza Affari con un Ipo che potrebbe valere 1 miliardo. • Dicono che ha «rivoluzionato il familistico business del lusso italiano, accumulando marchi fortunati o disgregati» (Natalia Aspesi).
Titoli di testa «Il denaro serve per essere liberi. Niente di più. Io l’ho capito subito».
Vita «Sono nato in piazza Grande, la mia casa di famiglia è a dieci metri dalle Logge del Vasari. Da bambino ho sempre giocato lì a pallone» • Era il luogo dei nostri giochi prima che i genitori ci chiamassero in casa per le lezioni» [La Nazione] • Nasce in una famiglia di grandi avvocati. Da bambino ha talento per il disegno e la pittura. Ma dato che è mancino gli insegnanti della scuola cattolica castrano la sua inclinazione creativa obbligandolo a usare la destra • Il papà di Bertelli muore quando lui ha sei anni, lasciando sua mamma a dovere mantenere i suoi figli con il suo stipendio di insegnante di liceo. Tuttavia a loro non mancava niente: «C’erano regolari vacanze in barca e settimane bianche» ma crescere con un solo genitore ha aiutato Bertelli a sviluppare un senso di indipendenza e di imprenditorialità • «Alle elementari facevo fare le brioche dal panettiere davanti a scuola e poi le vendevo ai compagni. Più tardi scrivevo le dispense di filosofia. Una specie di Bignami-Bertelli. Un successo, un furore!» • «Più grande mi piaceva andare a bottega dal restauratore Rossi e li prendevo i colori e facevo il bracciante del restauro!» [Nazione] • «Fin da ragazzo ho sempre avuto il gusto del prodotto, della materia, del fare. Ora mi piace cucinare gli antichi piatti della cucina toscana dell’800, influenzati dalla Francia: lepre in dolceforte, pasticcio di piccione, fagiano con panna e tartufo nero» [ad Aldo Cazzullo, CdS] • «Ricordo tutti i dettagli dell’Alluvione di 50 anni fa [quella del 1966, ndc], e quei quindici giorni passati a pulire i libri dal fango alla Biblioteca Nazionale di Firenze. Sì sono stato anch’io un Angelo del Fango» [Arezzonews] • «Alla fine degli anni Sessanta, quando Bertelli era iscritto alla facoltà di ingegneria all’Università di Bologna, tutti gli italiani portavano i jeans Levi’s a zampa d’elefante. Ma le cinture sottili che dovevano essere portate con questi pantaloni erano una cosa di lusso. “Non potevamo permettercele, così Bertelli decise di farsi le sue” ricorda Carlo Mazzi, uno degli amici di infanzia di Bertelli. Bertelli comprò la pelle e il metallo per fare la fibbia, poi portò tutto dal ciabattino per cucire la cintura. Le spese totali erano il 4% del costo delle cinture dei negozi, e Bertelli vide un’occasione d’oro. Lasciò l’università e si dedicò full-time alla sua azienda di costruzione degli accessori, la Mr Robert (dedicata al suo amico Roberto), e nel decennio successivo la trasformò in una mezza azienda pellettiera basata ad Arezzo • Nel 1973 compra la parmigiana Granello che produce borse • Negli anni Settanta arriva la passione per la vela: «A quasi trent’anni, a Castiglione della Pescaia. E se dovessi spiegarla a chi non ne sa niente, direi che l’essere umano ha sempre cercato di sfruttare il vento per muoversi sul mare» [GQ]. • Nell’aprile del 1977 la prima stretta di mano fra Patrizio Bertelli, industriale pellettiere, e Miuccia Prada, commerciante, nel negozio in Galleria, aperto (1913) dal di lei nonno e diventato uno dei templi della buona borghesia milanese; un risultato aerodinamico con reazioni a catena» [Parachini, cit.] • «Lei era un’elegante donna della classe alta milanese, che indossava gonne di Yves Saint-Laurent, studiava teatro e si intendeva di politica. Lui era un imprenditore toscano col vocione e grandi ambizioni. Lei lo arruolò come uno dei maggiori fornitori di Prada, e un anno dopo i due vivevano assieme nel centro di Milano» [Alessandra Galloni, Wall street journal Magazine] • «I due diventano coppia, la coppia diventa società, la società diventa uno stile, lo stile innesta il turbo e il turbo moltiplica con una velocità senza precedenti mercati e cifre. Se Miuccia è morfologicamente manzoniana, Patrizio risulta più dantesco: una specie di Cecco Angiolieri che se fosse foco arderebbe volentieri lo styling system e i suoi insormontabili birignao. Su questi ingredienti si è formata, in un mix di affinità, contrasto e gusto per il nuovo, la coppia che ha fatto di Prada il fenomeno più clamoroso della recente storia stilistica. Hanno due figli, Lorenzo e Giulio, i cui nomi sono un tributo alla passione del toscanaccio per il Rinascimento» [Gian Luigi Parachini] • Nel 1986 apre a New York il primo negozio Prada. Nel 1988 convince la moglie – si sono sposati nel 1987 – a iniziare a disegnare • Patrizio Bertelli. Si dice sia il pezzo di puzzle che le mancava. «Sì, Bertelli è il mio pezzo di puzzle. L’idea di fare le cose in grande viene da lui. Io gli dissi che non ero ambiziosa. Lui mi rispose: tu sei un mostro d’ambizione. Aveva ragione. Nel 1988 fu lui a insistere per fare una linea d’abbigliamento. Io resistevo perché non volevo espormi né raccontare troppo di me. Poi ho cambiato idea perché se non fai così non riesci proprio a comunicare. Fare una sfilata, poi, fu facilissimo: realizzai tutto quello che mi piaceva e che non trovavo. Per dieci anni mi ero vestita solo di capi vintage e di uniformi da cameriera o da militare» [Rep]. La maison negli anni Novanta, sotto la direzione creativa di Miuccia Prada, diventa un punto di riferimento mondiale per la sua estetica, facendo crescere esponenzialmente il gruppo, grazie anche all’acquisizione e alla nascita di altri marchi [Sette] • «Con il tempo anche Miuccia si è smanzonizzata per non correre il rischio di soccombere alle affettuose furie leaderistiche del marito: nel quartier generale di via Maffei i loro summit non passano inascoltati: creatività e nuove strategie contemplano un prezzo in termini di inquinamento acustico. Chi dei due ha dato di più all’altro? “È uno di quei pochi esempi” osserva Franca Sozzani, direttore di Vogue e loro amica da sempre, “di interazione perfetta, di scambio senza prevaricazione, di sintonia nella sostanza”» [Gian Luigi Paracchini] • «“Lui è molto più provocatore di me” dice Prada. “Con lui ti metti sempre in discussione. Noi due abbiamo una piccola regola del tre: se lui dice una cosa per più di tre volte, allora io ci devo pensare. Qualche volta non mi va di ascoltarlo, ma lo faccio”» [Galloni, cit.] • Le ambizioni extra-large di Bertelli hanno lasciato l’azienda in necessità di liquidità. Durante la rapida crescita degli anni Novanta, Bertelli – come altri grandi manager del lusso, tipo Bernard Arnault di Louis Vuitton Moët Hennessy – ha speso più di mezzo miliardo di dollari per comprare molte piccole case di moda con l’intenzione di trasformarle in marchi globali. L’acquisto di Jil Sander, Helmut Lang e altre aziende ha portato Prada a mettere assieme più di un miliardo di dollari di debiti alla fine del decennio (su vendite che erano a 1,5 miliardi di dollari), un carico con cui l’azienda non si era mai trovata a che fare [Galloni, cit.] • «La nostra logica era che noi eravamo cresciuti molto per 10 anni, e volevamo diversificare, ma senza comprare hotel o vini. Questo potrebbe essere considerato un errore con il senno di poi, ma non era plausibile a quei tempi. Nel 1995 ci chiedevamo tutti come saremmo potuti crescere. Solo dopo abbiamo capito che non era necessario espanderci in marchi nuovi, dato che c’erano così tante opportunità di crescere nei nuovi mercati» [Galloni, cit.] • Con Sander e Lang le cose vanno male: «È stata colpa nostra al 50% e l’altro 50% è stata colpa loro”. Ma ci siamo liberati di questi marchi, e le cose vanno bene» • «La passiona di Bertelli e Prada per l’arte moderna e contemporanea ha inizio nel 1993, quando la coppia è volata in new Mexico col critico d’arte Germano Celant per vedere The Lighting Field, installazione di 400 pali in acciaio inossidabile creata dallo scultore americano Walter de Maria. La Fondazione Prada, creata nel 1993 per ospitare artisti affermati ed emergenti come Anish Kapoor e Nathalie Djurberg è uno degli spazi più importanti per l’arte contemporanea in Italia. “Miuccia e Bertelli sono entrambi molti appassionati all’arte”, spiega Hans Ulrich Brist, direttore dei progetti internazionali alla Serpentine Gallery londinese. “La Fondazione non ha solo esibizioni, ma permette agli artisti di produrre progetti che altrimenti non sarebbero potuti essere realizzati”» [Galloni, cit.] • «Mentre controllava le decorazioni di un negozio Miu Miu a Manhattan, nel 1997, Bertelli se l’è presa con uno specchio e lo ha spaccato. “Faceva sembrare la gente troppo grassa”, ricorda oggi. E si sa che ruppe le luci posteriori di molte auto parcheggiate negli spazi sbagliati del posteggio di Prada. “Mi sono divertito”, racconta Bertelli ridendo» [Galloni, cit.] • Avido navigatore, che ha fatto gare internazionali negli anni settanta, Bertelli nel 1997 ha comprato una barca da 20 metri. Tre anni e 55 milioni di euro dopo la Luna Rossa è entrata nella competizione velistica più importante del mondo, l’America’s Cup. Luna Rossa raggiunge tre finali di Louis Vuitton Cup (una vinta, nel 2000, e due perse nel 2007 e nel 2013) – e una finale di Prada Cup finalmente vinta, adesso, nonostante il mondo velico sia stato rivoluzionato dalla tecnologia nel frattempo. Perché il segreto di Patrizio Bertelli, anche nella vita, è quello di cambiare sempre strategia: «È sacrosanto guardare il passato perché senza capirlo non puoi migliorare il futuro, ma se ti attacchi al passato per tranquillizzarti ti freni» [GQ] • «Luna Rossa è il sogno marino dell’Italia. Questo non è uno sport come gli altri. L’atletica, il calcio arrivano ogni giorno. Ogni settimana. La Coppa America ci fa aspettare tre anni. Tre anni di sacrifici, di allenamenti. Tre anni in cui nella testa quella gara l’hai vinta e l’hai persa cento volte. Tre anni di silenzio». Dal 2012 il suo nome è iscritto nell’albo d’oro dell’America’s Cup Hall of Fame • Nel 2001 il gruppo si prepara per l’entrata in Borsa, con una prima offerta pubblica che poi non ci sarà: «La coppia Bertelli-Prada è così importante per l’azienda che i consulenti delle banche hanno messo tra i “fattori di rischio” per gli investitori l’eventualità che i due decidessero di non lavorare più assieme: loro sono il marchio. Ci riproveranno sempre senza successo nel 2008 [Galloni, cit.]. «Il giorno dell’incontro tra Bertelli e Neiman era quello della presentazione della collezione autunno-inverno 2010 di Prada. Bertelli si è svegliato ad Arezzo e, dopo una breve colazione nella piazza principale della città, ha preso l’elicottero ed è volato a Milano. Indossava pantaloni grigi di flanella, un lupetto di lana blu e un blazer blu. A pranzo ha mangiato prosciutto, pollo ruspante e bevuto vino rosso in una delle sue trattorie preferite di Milano, dove ha pranzato bene chiacchierando col gestore, lo chef e molti degli avventori. Quando Bertelli è arrivato allo showroom, i macchinisti facevano le prove nella sala dove Prada avrebbe presentato i suoi show. Questa volta la passerella era stata organizzata come una Prada City, uno spazio con bar astratti, piazze, parche e teatri creati da Alexander Reichert, architetto dello studio di Rem Koolhaa. Prada, vestita con una lunga gonna blu, calze borchiate che arrivano al ginocchio e tacchi vertiginosi, è dietro le quinte, dando le ultime sistemate alla collezione. Lorenzo e Giulio indossano jeans Prada per l’occasione, girando nel corridoio con Marina, la sorella di Miuccia […] Quando Bertelli è rientrato a casa dopo lo spettacolo, Giulio e Lorenzo erano buttati sul divano a guardare il calcio in televisione. Un enorme pupazzo di cane è davanti alla televisione. “Era di Giulio quando era piccolo, non siamo mai riusciti a liberarcene” sorride Bertelli. L’appartamento di Prada e Bertelli, al piano terra di un palazzo con un grande giardino nel centro di Milano, è spazioso ma accogliente. Un corridoio di marmo verde conduce a una grande veranda che fa da salotto, una sala da pranzo – che quella sera è stata preparata per ospitare 15 persone – e uno spazio artistico con i lavori di Damien Hirst, Lucio Fontana, il pittore astratto tedesco Blinky Palermo ed altri. Una libreria di acciaio riempita con 8mila libri sull’architettura, l’arte e il design copre tutta la lunghezza di una stanza adiacente […]. Bertelli spesso è in Toscana o in visita nei negozi Prada in giro per il mondo, ma quando la coppia è a Milano i due spendono la maggior parte dei pomeriggi a casa con i figli o un piccolo gruppo di amici, un insieme di studiosi, artisti e amici d’infanzia che include un dottore di Milano che è uno dei migliori amici di Prada. Quella sera Bertelli e Prada sedevano assieme a capotavola di un lungo tavolo ovale, chiacchierando con gli ospiti. Sul menu c’era pasta con gli spinaci, polpette, zuppa di spinaci, puree, un dessert alla crema e una torta di cioccolata col vino rosso» [Galloni, cit.] • «L’unico marito al mondo attento ai dettagli: Bertelli ad Amsterdam, finito un meeting in una sede Prada, lasciò l’impronta dell’indice sul vetro di una finestra per controllare una settimana dopo che il vetro fosse stato pulito bene» [Annalena Benini, Il Foglio] • Forte ormai di quattro marchi come Prada, Miu Miu, Church’s e Car Shoe, nel 2011, Prada sbarca finalmente alla Borsa di Hong Kong: la valutazione del titolo è in breve tempo passata da circa 9 miliardi di euro a oltre 14 miliardi • «Non invidio nessuno, né vorrei essere nato negli Stati Uniti: sono felice di essere europeo e di portare sulle spalle il peso di tanti secoli di storia e cultura» • [Nel 2018] Quanti negozi avete adesso? «620 negozi in 75 Paesi, tra Prada, Miu Miu, Church’s e Carshoe». Quanti stabilimenti? «Diciotto stabilimenti di proprietà, di cui quindici in Italia e tre all’estero: uno in Francia, uno in Gran Bretagna e uno in Romania». Quanti dipendenti? «Più di 12mila» [a Beppe Severgnini, CdS] • «Io non ho vestiti. Non ho niente. Ho solo camicie bianche e pantaloni blu. Il mio armadio è limitatissimo. Venti pezzi in tutto. Avrò due vestiti e uno smoking per necessità, due cappotti. In fabbrica metto il gilet. Mi viene comodo perché posso prendere bene le penne. Dico sempre che mi vesto al buio, senza accendere la luce» [GQ] • Ogni tanto vi arrabbiate con giornali e giornalisti? Per 7 ho incontrato Marco Bizzarri di Gucci. Mi ha confessato che ogni tanto gli viene voglia di levare la pubblicità ai giornali. Poi si pente, e si convince che non è il caso. «Mi è capitato di arrabbiarmi quand’ero ragazzo, quando avevo 35-40 anni. Ma devo dire che non ho mai pensato di togliere la pubblicità, mai una volta. E devo dire anche questo: tante volte, dietro le affermazioni ingrate o scabrose di un giornalista si nasconde una verità. Un giornalista, anche quando sceglie la forma sbagliata, è lo specchio di un punto di vista. Rappresenta la realtà esterna; che non conosce tutti i meccanismi, vede solamente una parte. Per questo non è da sottovalutare» [a Beppe Severgnini, CdS] • Appassionato di cucina, non ha paura di dirsi grasso («Grasso e stupido. Non grasso e intelligente come Orson Welles e Giuliano Ferrara») • Nel 2022 ha sottoscritto l’aumento di capitale del Monte dei Paschi. Lo ha annunciato lo stesso Bertelli all’agenzia Radiocor sottolineando che lavora «da anni» con Mps e che la considera «un partner importante, che ha ancora un grande valore da esprimere». L’investimento è a titolo personale • Da ultimo ha comprato con la sua società immobiliare il Caffè dei Costanti di Arezzo, quello che nel 1997 fece il giro del mondo in una memorabile sequenza del film premio Oscar La vita è bella di Roberto Benigni. Dopo oltre un anno e mezzo di chiusura, la saracinesca abbassata sulla piazza più frequentata delle serate aretine sarà presto un vecchio ricordo» • «Io e Miuccia abbiamo vissuto molto intensamente, anche se ci sono state delle litigate. Vivere, lavorare e creare una famiglia, fare tutto questo insieme è stato un grande esercizio umano» • Nel 2021 ha annunciato che suo figlio Lorenzo sarà il prossimo amministratore delegato di Prada. Lorenzo: «Sul fatto che vada in pensione non ci credo!». A gennaio 2023 Prada ha chiamato alla guida del suo gruppo Andrea Guerra: «La nomina di Guerra, classe 1965, è un modo per preparare il gruppo Prada (che ha in portafoglio anche i marchi Miu Miu, Car Shoe, Church’s, Marchesi 1824 e Luna Rossa) all’autentico passaggio di testimone generazionale, quando a guidare l’azienda, presumibilmente tra tre anni, forse anche prima, sarà Lorenzo Bertelli, attualmente head of corporate social responsibility del gruppo e primogenito di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli». Bertelli ora è presidente del gruppo al posto della moglie e la stilista resterà consigliere di amministrazione e direttore creativo di Miu Miu e di Prada insieme a Raf Simons. Il 2022 è il miglior anno di sempre per il gruppo Prada: nei primi sei mesi il fatturato è cresciuto del 22% a 1,9 miliardi, con ottimi indici di redditività (gross margin del 77,7%, ebit margin del 17,4%). All’inizio di novembre il report di Area Studi Mediobanca sull’industria della moda globale ha indicato il gruppo come primo tra gli italiani per fatturato.
Tifo Tifa per la Juve: «Ad Arezzo negli anni Sessanta il pubblico era diviso tra Fiorentina e Juventus. Charles, Sivori e Giampiero Boniperti mi convinsero con le loro prodezze a sposare la causa bianconera».
Titoli di coda «Il passato serve a dire non facciamo più certe cose o facciamole meglio. Altrimenti è romanticismo fine a sé stesso».