13 aprile 2023
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Biografia di Alessandro Orsini
Alessandro Orsini, nato a Napoli il 14 aprile 1975 (48 anni). Sociologo. Esperto di terrorismo internazionale. Professore associato presso il Dipartimento di Scienze Politiche della Luiss. Fino al marzo 2022 direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza internazionale della Luiss. Scrive per il Fatto Quotidiano. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, è diventato una presenza assidua nei talk televisivi (prima Piazza Pulita, poi #Cartabianca, su tutti) grazie alle sue posizioni filorusse e molto critiche nei confronti di Stati Uniti e Nato. «Io sono un modo di pensare, leggetemi molto, ammiratemi poco».
Vita «Si laurea in Sociologia a Roma (era andato via da casa a 18 anni, mantenendosi facendo il cameriere), fa il dottorato di ricerca a Tor Vergata, dove nel 2013 fonda e dirige il Centro per lo studio sul terrorismo internazionale. Dopo una borsa di studio a Boston, nel 2016 entra alla Luiss e fonda Sicurezza Internazionale (quotidiano on line di politica internazionale) e l’Osservatorio sulla sicurezza internazionale, che dirige. Nel frattempo, pubblica libri su Isis, immigrazione e uno – controverso – su Gramsci e Turati. Innesca dibattiti nei quali però rimane sempre un po’ sullo sfondo. Fin qui, l’Accademia. E il privato? È nato a Napoli e ci è rimasto fino al primo anno delle superiori, in una casa in centro. A scuola non ci stava bene, era timido, bullizzato ed è lì che probabilmente è nato quel riflesso condizionato che lo porta a vedere le polemiche di cui è protagonista come un accerchiamento da cui difendersi. Quando ha 15 anni, la sua famiglia lascia Napoli e lui si diploma al Liceo Classico Dante Alighieri di Latina, dove fa il rappresentante di classe e poi di istituto, e dove entra in contrasto con preside e professori. […] Se a scuola le cose vanno un po’ così, a casa il giovane Orsini scopre il gusto per lo studio. Passa ore nella biblioteca del padre, sogna di fare lo scrittore e inizia in quarta elementare a scrivere racconti. Col papà, mancato qualche anno fa, ha un rapporto strettissimo. Lui, Arturo Orsini, era direttore della Scuola di psicologia clinica della Sapienza di Roma, dove era ordinario di Teoria e tecniche dei test di personalità. Stimatissimo psicoanalista junghiano, “misurava” l’intelligenza dei bambini. Chi conosce Alessandro sostiene sia stato lui a trasmettergli l’attaccamento alla famiglia. Orsini ne è gelosissimo, non vuole si parli della moglie, dei figli. Pare sia ossessionato dall’idea che si sappia da dove fa il pendolare con Roma e le città in cui il lavoro lo porta. Un’ossessione legata a ragioni di sicurezza, essendosi a lungo occupato, Alessandro, di terrorismo e formazioni di estrema destra. Poi però se si scorre (di molti anni) la sua pagina Facebook si deduce che la casa di campagna che gli fa da buen retiro è nelle Marche (“La Regione più bella d’Italia, quindi del mondo”, scrive), e che nei dintorni di Chieti sono tutti i luoghi del cuore in cui si rifugia appena può, dal monastero di San Francesco di Guardiagrele (dove ha scritto parte dei suoi libri) al piccolo comune di Rapino (“Il luogo che amo di più al mondo”, scrive) alle campagne e le montagne in cui da bambino si arrampicava sugli alberi e oggi si perde in passeggiate» (Marianna Aprile) • «Acquisisce notorietà come esperto di terrorismo grazie al volume Anatomia delle Brigate Rosse, pubblicato sia in Italia sia negli Stati Uniti (dalla prestigiosa Cornell University Press). In termini di metodologia sociologica, il volume di Orsini offre un qualcosa di molto innovativo, che ha fatto sicuramente colpo sugli americani. Parliamo del cosiddetto Dria (acronimo di Disintegrazione, ricostruzione, integrazione, alienazione), un modello interpretativo del processo di radicalizzazione dei brigatisti che l’autore spiega essere stato “costruito principalmente ricorrendo a testimonianze di brigatisti pluriomicidi”, ma grazie anche a deposizioni processuali, risoluzioni strategiche, documenti e lettere private di brigatisti. Si può dunque immaginare la sorpresa quando, in un post della pagina Facebook del Professore relativo al successivo libro dell’Isis, si parla del modello Dria e si dice che “si basa sull’analisi comparata della vita di 39 jihadisti che hanno realizzato un omicidio o una strage nelle città occidentali”. Al di là della discordanza sulla sua origine, il modello Dria sarebbe dunque universale. In altre parole, studiando Sociologia a Trento, Renato Curcio avrebbe ideato le Brigate Rosse in base agli stessi meccanismi che, fumando marijuana a Bruxelles fuori dalle moschee salafite, hanno spinto Abdelhamid Abaaoud a ideare la strage del Bataclan. […] Pubblicazioni come questa non hanno aiutato Orsini a ottenere il riconoscimento dei colleghi, che per due volte non gli hanno riconosciuto l’abilitazione al concorso di nazionale di idoneità all’insegnamento universitario di prima fascia di Sociologia politica, quello dei professori ordinari. Ci è riuscito solo al terzo tentativo nel luglio del 2020. Ma in Sociologia generale. Nel negargli l’abilitazione da ordinario di Sociologia politica, il suo collega della Luiss, Professor Raffaele De Mucci, ha scritto che nei suoi lavori, “contrariamente all’insegnamento di Weber, è la realtà che deve adattarsi al modello, non viceversa”, e ha parlato di “improbabile approccio metodologico”. Il Professor Franco Pina, ordinario di Sociologia dell’Università di Torino, ha invece scritto che appare “più proteso a cercare conferme dei suoi schemi interpretativi che a mettere alla prova ipotesi teoriche definite sulla scorta della letteratura o di proprie elaborazioni”» (Claudio Gatti) • «Ci voleva davvero la nostra cara vecchia televisione di stato, il servizio pubblico, in pratica ci volevano Bianca Berlinguer e Carlo Fuortes, per restituire Alessandro Orsini, lo spiritato professore che fa esultare i putinisti di mezza Italia, al suo più consono collocamento: lo spettacolo circense di #Cartabianca. Su Rai 3. “E d’altra parte”, dice Aldo Grasso, ridendo, “non fai davvero fino in fondo parte del circo finché non ti danno l’ingaggio”. Dunque eccolo, l’ingaggio rivelato dal Foglio.it. Un contratto, dodicimila euro e sei puntate in prima serata per ribadire che Putin ha già vinto e gli ucraini si dovrebbero arrendere. “Bianca Berlinguer segue uno schema fisso: vede uno strambo nelle trasmissioni altrui e subito lo paga. Mauro Corona, Andrea Scanzi e adesso Orsini”» (Salvatore Merlo) • Nel marzo 2022, Il Foglio ha rivelato il compenso pattuito con la Rai per la sua partecipazione a #Cartabianca: 12 euro per sei puntate. In seguito alle polemiche scatenate dalla notizia, Orsini ha annunciato la partecipazione alla trasmissione a titolo gratuito • «Perché ha scelto Orsini? “Perché lui esprime in modo molto efficace le sue posizioni che rappresentano una parte dell’opinione pubblica. C’è solo un modo per garantire il pluralismo: far esprimere le proprie idee a persone competenti, e nessuno ha mai negato che lui lo sia, e metterle a confronto con chi la pensa diversamente. Questo cerco di fare nella mia trasmissione”. Cos’ha pensato davanti allo stop a Orsini? “Sono rimasta molto amareggiata perché la prerogativa di chi ha la responsabilità di un programma è poter scegliere i contenuti e decidere gli ospiti del dibattito. Reputo grave il fatto di non essere stata consultata. È come se un direttore di giornale non avesse la facoltà di scegliere chi scrive gli articoli, i commenti e gli editoriali. O come se la proprietà licenziasse un editorialista senza nemmeno comunicarlo al direttore”» (Bianca Berlinguer a Gianluca Roselli) • «Corrado Formigli, Alessandro Orsini a Piazza Pulita è una sua scoperta? “Non è vero. Andava in tv anche prima, come esperto di Is. Nel 2016 scrivemmo entrambi libri sul terrorismo islamico. Lo vedevo in televisione”. Ma come nasce l’idea di invitarlo per parlare della guerra?“Conoscevo le sue posizioni contrarie all’invio di armi. In quel momento le portavano avanti in pochi. Era un punto di vista interessante. E i talk vivono di punti di vista diversi”. Lei è sempre stato favorevole agli aiuti militari? “Sì, e quindi questo dovrebbe fugare ogni sospetto sul fatto che io mi sia fatto condizionare ‘dal lento lavoro di influenza della Russia’”. Questo lo sostiene la politologa Nathalie Tocci. “Ed è falso. Sono esterrefatto che si possa pensare che io prenda ordini dall’ambasciata russa. È da querela. Faccio il giornalista e sono artefice delle mie scelte”. Ma Orsini che titoli aveva? “Era un docente a Tor Vergata, e un capo dipartimento alla Luiss. Non bastano?”» (Concetto Vecchio) • «Per il professore “Putin non ha mai pensato ad una guerra-lampo” e però il presidente russo “ha già vinto”. E sempre il medesimo Orsini ha sostenuto che se Putin, dato per trionfante, dovesse trovarsi “in un condizione disperata, in cui rischia di perdere la guerra e dovesse usare la bomba atomica”, a quel punto di chi sarebbe la colpa? Per Orsini, “l’Europa sarebbe moralmente corresponsabile”. Anche se il momento televisivo insuperato resta un annuncio: “Sono in contatto con famiglie a Mariupol che mi scrivono tutti i giorni”. Frase contraddetta in diretta da una donna ucraina, Anastasia Kuzmina: “Ero curiosa di sapere come fa a sentire queste persone, perché le mie amiche di Mariupol non parlano coi propri genitori da quasi due mesi”» (Fabio Martini) • Nella primavera del 2022 sono circolate voci di una sua possibile candidatura con il M5s (cosa non successa). «Il sociologo della resa dell’Ucraina, dell’Italia succube degli Usa come la Bielorussia lo è della Russia, è diventato una voce da ascoltare con un bel sorriso compiaciuto. Chi meglio di lui incarna il contrafforte di quel “vetero atlantismo di stampo fideistico” che non piace a Conte? Orsini, quando non è ospite in tv a #Cartabianca su Rai3 o a Piazza Pulita su La7, scrive per il Fatto. E proprio il giornale diretto da Marco Travaglio, e molto ascoltato dal capo del M5s, lo ha lanciato sul palco per un monologo sull’Ucraina il prossimo 10 maggio (2022, ndr), al teatro Sala Umberto. Lo spettacolo è accompagnato in rete dall’espediente del venghino, siori venghino per ascoltare “tutto quello che non vi dicono” sulla guerra. Un richiamo alla vecchia propaganda social di Beppe Grillo, correva l’anno del Signore 2013. Il passo da prof. a on. per Orsini non è impossibile» (Simone Canettieri) • Sulla chiusura dell’Osservatorio sulla Sicurezza internazionale, nel marzo 2022: «Da due mesi ormai crescevano gli imbarazzi e le discussioni tra gli accademici della Luiss. Il motivo? Sempre lo stesso: le “sparate” filo-Putin in televisione del collega Alessandro Orsini, che alla Luiss insegna Sociologia del terrorismo internazionale. È professore associato. Così, sarà solo una coincidenza, ma dopo l’ultima uscita di Orsini, ospite di Nove, in cui ha parlato di Hitler quasi giustificandolo, ieri l’ateneo romano ha emesso una stringatissima nota. Ecco il testo: “La Luiss comunica che l’accordo di collaborazione con Eni per la realizzazione dell’Osservatorio sulla Sicurezza internazionale, affidato dall’Ateneo al Professor Alessandro Orsini, è giunto a scadenza da circa due mesi e non verrà rinnovato. Per questa ragione, i canali di comunicazione dell’Osservatorio, incluso il sito internet ‘Sicurezza internazionale’ (anche questo diretto da Orsini, ndr), da oggi non sono più attivi”. Insomma, nessuno scandalo. Certo, però, intervenendo nella trasmissione Accordi&Disaccordi Orsini per molti ha esagerato, scatenando poi il solito inferno sul web. Il professore, ricostruendo le cause della Seconda guerra mondiale, ha detto che “Hitler invase la Polonia senza l’intenzione di far scattare” il conflitto. “Il primo settembre del ’39 la Germania invase la Polonia e poiché Inghilterra e Francia si erano alleate con la Polonia si creò un effetto domino, a cui Hitler non aveva interesse...”. Parole che, al di là delle smentite, devono aver costituito la goccia finale che ha fatto traboccare il vaso della pazienza del prestigioso ateneo intitolato a Guido Carli. Già il 4 marzo scorso, infatti, all’alba della guerra e del “fenomeno Orsini”, la Luiss aveva preso posizione, esprimendo “piena solidarietà al popolo ucraino” e invitando “chi ha responsabilità di centri di eccellenza come l’Osservatorio sulla Sicurezza internazionale”, cioè proprio Orsini, ad “attenersi al rigore scientifico dei fatti, senza lasciar spazio a pareri di carattere personale che possano inficiare la reputazione dell’ateneo”» (Fabrizio Caccia) • Polemiche nell’aprile 2023 sull’esclusione di Orsini dal Salone del Libro di Torino, denunciata dalla casa editrice del sociologo, Paper First. Replica del direttore del Salone Nicola Lagioia: «Non c’è stato da parte nostra alcun “no” a priori alla presenza di Alessandro Orsini al Salone del Libro. Con la casa editrice ci stavamo ancora scambiando delle mail e non avevamo ancora risposto su Orsini».
Sport «A riflettori spenti dimentica giacche e cravatte nell’armadio (non li mette neanche per fare lezione alla Luiss) e veste in jeans, sneakers e t-shirt che su Facebook gli attirano anche qualche critica per eccesso di esibizione muscolare. Del resto, quei muscoli li coltiva con una certa tenacia fin da quando era bambino. Aveva 9 anni quando, forse per aiutarlo a vincere timidezza e bulli, suo padre lo portò a scuola di karate, a Napoli. Orsini ha studiato col maestro Isidoro Volpe ed è diventato – quando viveva già a Roma − cintura nera studiando due stili, lo shotokan e lo shyto ryu. Agli amici racconta che è stato proprio il karate a renderlo la persona che è, a dargli una disciplina rigorosa, insegnargli il senso dell’onore in combattimento. [...] Nel frattempo, ha giocato a calcio, arrivando a giocare in seconda categoria (ala destra), e fino a prima della pandemia era in una squadra di amatori marchigiana. Nei tempi morti (ma come fa ad averne?) corre» (Marianna Aprile)
Musica Da ragazzo suonava la chitarra e cantava nella band punk Punkina. Il fratello Andrea è cantautore.