Corriere della Sera, 13 giugno 2023
Il patrimonio di Berlusconi (Gerevini completo)
Il patrimonio di Silvio Berlusconi è la fotografia della sua vita da imprenditore: immobili e grandi aziende create da zero (Mediaset e Mediolanum con Ennio Doris). Poi ci ha aggiunto Mondadori e negli anni la passione sportiva, prima con il Milan e ora con il Monza. La Fininvest con i suoi 4,9 miliardi di patrimonio netto (2021, ultimo bilancio reso noto) e i dividendi distribuiti alla famiglia (150 milioni l’anno scorso) è l’architrave. Berlusconi ha il 61%, il resto è in mano ai 5 figli. Ma quale è il valore di tutte le proprietà e dei conti in banca che il Cavaliere lascia in eredità? A 4 miliardi ci si arriva con stime abbastanza attendibili e conservative. Vediamo che cosa c’è, dunque, nel portafoglio dell’ex premier, dettagli compresi.
Le superville: dalla Certosa di Porto Rotondo, valutata 259 milioni, alla “Lampara” di Cannes della ex cognata. I 116 box auto parzialmente sfitti. I 170mila euro di guadagno al giorno (calcolati sugli ultimi 2.000 giorni) grazie alle attività della Fininvest. Una vecchia Audi A6 del 2006 e i diritti su un centinaio di storiche pellicole tra cui «Peppone-Don Camillo» e «I Tre giorni del Condor». L’immobile a Porto Rotondo che fu del fondatore di Playmen e ora «incorporato» nel complesso di Villa Certosa. Il Cinema Fiamma a Roma venduto per 3,1 milioni l’anno scorso a una fondazione emanazione del ministro della Cultura. Si capisce da questi esempi che l’impero ha mille derivate. Le dichiarazioni al Parlamento sono piuttosto generiche (per tutti, non solo per il cavaliere). Ci dicono quello che era il suo reddito record (50 milioni nel 2021 e 18 milioni nel 2022) presumibilmente realizzato in gran parte con i dividendi che risalgono da Fininvest. Ma è una sorta di fotografia dal satellite, sfuggono i particolari e le operazioni più recenti. Mentre a quasi 86 anni (29 settembre) riscendeva nella mischia elettorale, nel suo conto in banca arrivavano, appunto, 93,7 milioni di euro sotto forma di dividendo e altri 63 milioni sono rientrati ad Arcore da un prestito erogato a una società controllata, tanto per dire un paio di particolari che insieme fanno 156 milioni.
Possiamo dividere l’impero in tre grandi rami. Il primo, quello privatissimo delle case di residenza (Arcore, Macherio ecc ), fa capo a Silvio Berlusconi in persona e potrebbe avere un valore indicativo di 100-150 milioni. Il secondo ramo, quello personale delle ville da vacanza (Porto Rotondo, Cannes ecc) e altri investimenti immobiliari, ha un valore stimabile in 500 milioni ed è gestito da decenni da quattro professionisti di assoluta fiducia attraverso una serie di società che fanno capo alla holding immobiliare Dolcedrago. Siamo a quota 650 milioni. E fin qui i 5 figli non toccano palla o quasi.Il terzo ramo, l’unico che non brucia cassa ma ne produce in gran quantità, è la Fininvest, la gallina dai dividendi d’oro con le sue partecipazioni in Mediaset, Mondadori, Mediolanum ecc; controllata al 61% dal fondatore con il resto diviso equamente tra i cinque figli. Qui la quota attribuibile al fondatore, sulla base del patrimonio netto Fininvest 2021 (4,9 miliardi), è quasi 3 miliardi. Quindi considerando anche liquidità, opere d’arte e altri investimenti non noti si arriva rapidamente ai 4 miliardi, come minimo.
«Con profondo dolore e sincera partecipazione la Fininvest ricorda – in una nota – il proprio fondatore, Silvio Berlusconi. La sua forza creativa, il suo genio imprenditoriale, la costante correttezza dei comportamenti, la straordinaria umanità sono sempre stati patrimonio inalienabile della società, come delle aziende del gruppo. E tale patrimonio resterà alla base di tutte le nostre attività, che proseguiranno in una linea di assoluta continuità sotto ogni aspetto».
Dove le due generazioni della famiglia si compattano è proprio nel capitale Fininvest, il motore dell’impero. Lì dentro ex mogli e compagne non sono mai entrate, solo Silvio e i figli. Una volta, molti anni fa, anche il fratello Paolo, poi uscito. Era l’epoca delle 22 nebbiose holding, schermate da fiduciarie. Oggi la struttura di controllo è totalmente italiana e alla luce del sole. La presidente da molti anni è Marina Berlusconi e il consiglio di amministrazione è un mix di famiglia e manager, tra cui i fedelissimi Adriano Galliani e Salvatore Sciascia. Certamente il fondatore ha pianificato nel dettaglio gli equilibri futuri. Marina e Pier Silvio hanno il 7,65% a testa attraverso le loro holding personali mentre Barbara, Luigi ed Eleonora hanno raccolto le loro quote (21,4%) in una società comune. Fininvest ha attività immobiliari, controlla la società Alba che gestisce i jet e gli elicotteri, il Monza calcio, il Teatro Manzoni ma soprattutto detiene partecipazioni rilevanti nelle tre società quotate MediaForEurope-Mediaset (50%) la cui sede legale è stata trasferita in Olanda nel 2021, Banca Mediolanum (30%) e Mondadori (53%). Dalle prime due arriva, sotto forma di cedole, gran parte della benzina che alimenta il «sistema». Ecco perché è qui che si gioca la vera partita del’eredità. Nel 2021 Fininvest ha fatturato 3,8 miliardi con 360 milioni di utile.
Intestata direttamente all’ex premier c’è innanzitutto Villa San Martino ad Arcore, sua residenza da quasi 50 anni: 3.500 metri quadrati, acquistata dal Cavaliere negli anni Settanta dalla ventitreenne Anna Maria Casati Stampa (titolare della proprietà dopo l’omicidio della madre e il suicidio del padre), assistita nella transazione dall’avvocato Cesare Previti. A 6 km di distanza, sempre nei pressi del Parco e dell’Autodromo di Monza, si trova Villa Belvedere (Macherio), comprata all’asta nel 1988 dalla Provincia di Milano. Lì a Macherio ha vissuto a lungo l’ex moglie Miriam Bartolini (alias Veronica Lario) prima del divorzio. Uno dei rifugi preferiti da Berlusconi fuori dalla Brianza è Villa Campari sul Lago Maggiore, a Lesa, poco distante dalla casa che fu di Mike Bongiorno: 30 stanze, splendido parco, erba pettinatissima e porticciolo privato. La villa fu fatta costruire alla fine dell’800 dal patriota risorgimentale e senatore del Regno d’Italia Cesare Correnti, che morì proprio tra quelle mura nel 1888. Poi l’allora Villa Correnti venne acquisita dalla famiglia del famoso bitter che la ribattezzò Villa Campari. Berlusconi l’ha aggiunta alla sua collezione nel 2008. «Sono andato su Internet e ho comprato una casa a Cala Francese, si chiama Due Palme. Anch’io diventerò lampedusano». Nel marzo 2011, atterrato a Lampedusa assediata dagli sbarchi, l’allora premier tra le varie promesse (campo da golf «indispensabile» e casinò sull’isola) annunciava il suo nuovo affare immobiliare. Il prezzo? Top secret anche se la villa, stile anni Settanta, realizzata da un aristocratico siciliano, era offerta su internet a 1,5 milioni (250 metri quadrati, otto posti letto, ampio giardino). All’inizio di agosto il leader della Lega Matteo Salvini è stato ospite qualche giorno in Villa Due Palme. Ad Antigua, nei Caraibi, Berlusconi ha altre due proprietà immobiliari. Intestate direttamente a lui sono anche una vecchia Audi A6 di 17 anni e tre imbarcazioni: lo yacht Magnum 70 «Sweet Dragon» del 1990, il «San Maurizio» del 1977 e la barca a vela «Principessa Vai Via» del 1965. Il resto del portafoglio berlusconiano sono partecipazioni in società e dunque è lì dentro che bisogna andare a vedere cosa c’è. Ecco allora il ramo numero due, quello delle società prettamente immobiliari.
A spanne si può calcolare che più di mezzo miliardo di patrimonio sia gestito sotto l’ombrello della Dolcedrago, una holding di partecipazioni in società quasi esclusivamente immobiliari: Essebi Real Estate, Immobiliare Dueville, Brianzadue e la big del gruppetto l’Immobiliare Idra. A presidiare questo prezioso e riservato “territorio” è quello che potremmo chiamare il team «operazioni riservate». Ovvero i fidatissimi professionisti con base a Segrate che si occupano degli affari personali del Cavaliere: Giuseppe Spinelli (81 anni), Salvatore Sciascia (80), Giuseppino Scabini (75) e il «ragazzo» Marco Sirtori (57). Berlusconi possiede il 99,5% della Dolcedrago, le briciole sono di Pier Silvio e Marina Berlusconi, figli avuti nel primo matrimonio con Carla Dall’Oglio, di quattro anni più giovane. Parentesi familiare: Marina ha una splendida villa a Châteauneuf-de-grasse, nell’entroterra della Costa Azzurra tra Antibes e Cannes e la madre è titolare di una piccola quota. Nel marzo 2020, con la prima ondata di Covid, il padre si rifugiò proprio lì per diverse settimane.
A Cannes, e qui torniamo nel portafoglio della Dolcedrago, un’altra lussuosa villa è stata teatro di un intreccio familiare. Villa «La Lampara» è un gioiello da 500 metri quadrati più 2mila di giardino con piscina e vista mare. Fu costruita dal marchese George De Cueves, marito di Margaret Rockefeller e poi è passata di mano più volte. Era finita sulle pagine dei giornali anni fa per lo sfogo di Antonia Costanzo, l’ex moglie di Paolo Berlusconi, fratello di Silvio, che acquistò la villa nel 2007 con un prestito milionario di Mps e l’incoraggiamento – lei disse – di Silvio Berlusconi che gli mandò anche i suoi giardinieri a sistemare il parco. Lui, secondo quanto fu scritto, fece da garante fino a oltre 8 milioni. Poi le rate e il debito furono «dimenticate» per anni. Una «distrazione» che costrinse la banca nel 2015 a chiedere (e ottenere) dal Tribunale un decreto ingiuntivo contro i beni della signora Costanzo. Alla fine Berlusconi subentrò nel debito e rimborsò Mps diventando egli stesso creditore dell’ex cognata con annessi pignoramenti e connesse ipoteche. Poi il cerchio si è chiuso: una delle società immobiliari che fanno capo alla Dolcedrago del leader di Forza Italia ha acquistato «La Lampara» per 3,55 milioni. Prezzo presumibilmente al lordo dei debiti e anche degli oneri di ristrutturazione. Oggi la villa è in vendita. Il suo valore di bilancio, che non vuol dire di mercato, è di 8,1 milioni.
Il gioiello della corona, però, è indiscutibilmente Villa Certosa in Sardegna a Porto Rotondo, Il buen retiro nel cuore della Costa Smeralda. È stata acquistata negli anni Settanta, poi completamente ricostruita e ampliata. Ai tempi di Berlusconi premier era classificata come «sede alternativa di massima sicurezza per l’incolumità del presidente del Consiglio». Di qui sono passati ospiti illustri, dal russo Vladimir Putin a George W. Bush. Una perizia tecnica del gennaio 2021 indicava un valore di 259.373.950 euro. Documento assolutamente attendibile perché è firmato da Francesco Magnano, geometra di fiducia del cavaliere. Villa Certosa difficilmente potrà essere divisa tra tutti i figli anche se lo spazio non manca: 68 vani, 181 metri quadrati solo di autorimessa e altri 174 di posti auto. Poi – scorrendo le carte della perizia – 4 bungalow di cui 2 accatastati A/2 (abitazioni civili), così come due immobili denominati Cactus e Ibiscus, il teatro, la torre fronte teatro, la serra, la palestra, la talassoterapia, 297 mq di orto medicinale. Isolata nell’elenco una voce: «La Palappa». Che cos’è? Non è specificato ma dovrebbe essere una specie di capanna tropicale. Palapa è un termine spagnolo di origine Maya che indica una dimora senza pareti con un tetto di paglia fatto di foglie di palma essiccate. Quella di Berlusconi ha tre «p» e una rendita catastale di 361 euro. Il tutto è immerso in un parco di 580.477 metri quadrati (un campo da calcio è circa 7mila mq). Anche se il prezzo di mercato potrebbe essere superiore a quello della perizia, già così la reggia di Porto Rotondo si colloca tra le ville più costose in assoluto. Per fare un paragone, nel 2019 a Cap-Ferrat in Costa Azzurra la Campari ha venduto per 200 milioni Villa Les Cèdres, appartenuta al re del Belgio e poi ai fondatori del marchio Grand Marnier e a lungo considerata la residenza più cara al mondo. L’acquirente, si è saputo a distanza di tempo, è stato il miliardario ucraino Rinat Akhmetov. Ma le classifiche sono più che altro curiosità perché si tratta di pezzi unici che sfuggono a valutazioni attendibili. Nel 2009 si parlò di un’ offerta dagli Emirati Arabi per Villa Certosa da 450 milioni di dollari, l’anno successivo secondo la stampa spagnola era quasi fatta con un imprenditore iberico per 400 milioni di euro, e poi nel 2015 sarebbe stato lo stesso Cavaliere a mostrare le bellezze della residenza al figlio del re d’Arabia: la richiesta pare fosse 500 milioni. Mai nulla di scritto, mai alcuna conferma.
Frugando nell’arcipelago Dolcedrago si individuano anche altre «16 unità immobiliari» nel milanese che, terreni compresi, sono iscritte a un valore di 16 milioni. E fin qui le proprietà sono al 100% della Dolcedrago, ovvero Silvio. Poi però c’è il caso unico della società Brianzadue dove l’architetto Ivo Redaelli (40%) divide con Berlusconi (60%) un portafoglio immobiliare da una trentina di milioni dove spicca Villa Sottocasa di Vimercate (Monza), edificata alla fine del XVIII secolo e acquistata nel 2018 per 2,5 milioni ma da ristrutturare profondamente. Poco distante, a Lesmo, un’altra splendida proprietà è finita nel portafoglio del Cavaliere: Villa Gernetto, dove spesso vengono organizzati incontri istituzionali. Proprio lì di fronte l’ex moglie Veronica Lario ha comprato Villa Sada, storica residenza della famiglia fondatrice della Simmenthal (poi venduta alla Bolton). A Roma Berlusconi ha acquistato nel 2001 e poi ristrutturato Villa Zeffirelli sull’Appia Antica che negli ultimi anni era diventata il suo quartier generale romano. Ma l’anima del costruttore e immobiliarista che fu, si intuisce dal portafoglio «varie ed eventuali»: terreni a Olbia e in Brianza, decine di immobili tra Roma e il milanese e soprattutto i 116 posti auto nel Centro Direzionale di Milano Due a Segrate, dove tutto è cominciato con la Edilnord negli anni Settanta.