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 2023  giugno 13 Martedì calendario

Il patrimonio di Berlusconi

E adesso si apre il capitolo dell’eredità di Silvio Berlusconi ma tutto lascia pensare che nulla sia stato lasciato al caso. L’ex premier avrebbe pianificato con i suoi legali ogni particolare della successione. Lo snodo più importante e delicato è nel controllo della Fininvest, la holding di famiglia al vertice del gruppo. È Fininvest che incassa i dividendi delle aziende operative (Mediaset, Mediolanum, Mondadori ecc), li gestisce, li investe per poi distribuire gli utili alla famiglia. È così fin da quando la cassaforte venne creata nel 1975 e nel suo portafoglio c’erano le storiche aziende immobiliari e di costruzioni: Cantieri Riuniti, Edilnord, Milano 2. Poi la cavalcata con la televisione a partire dalla nascita di Telemilano (1978), l’incontro con Adriano Galliani e l’acquisto di Elettronica Industriale (1980), l’asse con Ennio Doris e la nascita di Programma Italia (1982), quindi il Milan (1986), Mondadori dopo la «guerra di Segrate» con Carlo De Benedetti (1991), la quotazione di Mediaset e Mediolanum (1996), fino all’assetto attuale.
«Assoluta continuità»La partita della successione, amichevole o competitiva che sia, si gioca lì, in Fininvest. Il patrimonio che va agli eredi è stimabile oggi in circa 4 miliardi, calcolando la quota di patrimonio netto della capogruppo e altri beni fuori dal suo perimetro. Ieri Fininvest in una nota ha ricordato il «genio imprenditoriale», la «straordinaria umanità» del fondatore, caratteristiche che «sono sempre state patrimonio inalienabile» del gruppo. Poi un messaggio forte e chiaro per il dopo Silvio: «Tale patrimonio resterà alla base di tutte le nostre attività, che proseguiranno in una linea di assoluta continuità sotto ogni aspetto».
Le variabiliSull’assetto attuale, cristallizzato da anni, potrebbero intervenire variabili introdotte dall’ex premier nelle sue eventuali ultime volontà. Per esempio è da vedere se il Cavaliere (titolare del 61,2% di Fininvest) ha dato indicazioni precise sulla sua quota disponibile di patrimonio. Anche questo passaggio, che dovrebbe riguardare un terzo dei beni, potrebbe essere stato disciplinato già da tempo. Altre incognite: vi è stato un lascito azionario a Marta Fascina? Per il fidatissimo ragionier Spinelli è stato riservato un ruolo di garante super partes? E poi c’è un doppio rebus. Il primo su eventuali donazioni in vita che, tuttavia, se disposte, quasi certamente riguardano beni al di fuori del gruppo Fininvest. Gli atti dovrebbero essere custoditi nello studio Rlcd Notai in via Mario Pagano a Milano.
Il secondo rebus riguarda una quota del 2,06% che da innumerevoli anni compare nel capitale Fininvest. Nessun mistero sulla proprietà perché si tratta di azioni proprie, cioè detenute dalla stessa Fininvest e per loro natura senza diritto di voto. Ma potrebbe essere una quota «cuscinetto» concepita per mediare tra due eventuali blocchi azionari.
Solo Silvio e figliDove le due generazioni della famiglia si compattano è, infatti, solo nel capitale Fininvest, il motore dell’impero. Lì dentro ex mogli e compagne finora non sono mai entrate. Solo Silvio e i figli. Una volta, molti anni fa, anche il fratello Paolo, poi uscito. Era l’epoca delle 22 nebbiose holding, schermate da fiduciarie. Oggi la struttura di controllo è totalmente italiana e alla luce del sole. La presidente da molti anni è Marina Berlusconi e il consiglio di amministrazione è un mix di famiglia e manager, tra cui i fedelissimi Adriano Galliani e Salvatore Sciascia. Marina e Pier Silvio hanno il 7,65% a testa attraverso le loro holding personali mentre Barbara, Luigi ed Eleonora hanno raccolto le loro quote (21,4%) in una società comune. Fininvest ha attività immobiliari, controlla la società Alba che gestisce i jet e gli elicotteri, il Monza calcio, il Teatro Manzoni ma soprattutto detiene partecipazioni rilevanti nelle tre società quotate Mfe-Mediaset (50%), Banca Mediolanum (30%) e Mondadori (53%). Dalle prime due arriva, sotto forma di cedole, gran parte della benzina che alimenta il «sistema». Nel 2021, ultimo bilancio disponibile, Fininvest ha fatturato 3,8 miliardi con 360 milioni di utile.
I tre rami dell’imperoSe allarghiamo l’orizzonte possiamo dividere l’impero in tre grandi rami. Il primo, quello privatissimo delle case di residenza (Arcore, Macherio ecc ), riferibile a Silvio Berlusconi in persona, potrebbe avere un valore indicativo di 100-150 milioni. Il secondo, quello delle ville da vacanza (Porto Rotondo, Cannes ecc) ha un valore stimabile in 500 milioni ed è gestito da decenni da quattro professionisti di assoluta fiducia attraverso società che fanno capo alla holding immobiliare Dolcedrago. Siamo a quota 650 milioni. E fin qui i 5 figli non toccano palla o quasi.
Il terzo ramo, l’unico che non brucia cassa ma ne produce in gran quantità, è appunto la Fininvest. Qui la quota di patrimonio attribuibile al fondatore, che ha il 61,2% del capitale, è quasi 3 miliardi su 4,9 complessivi Quindi considerando anche liquidità, opere d’arte e altri investimenti non noti arriviamo, come minimo, ai 4 miliardi indicati
I gioielli immobiliariTra gli asset più rappresentativi dell’epopea berlusconiana, assai difficili da dividere in parti uguali, spiccano le grandi ville. Intestata direttamente all’ex premier spicca Villa San Martino ad Arcore, sua residenza per quasi 50 anni: 3.500 metri quadrati, acquistata negli anni Settanta. A 6 km di distanza Villa Belvedere (Macherio), comprata all’asta nel 1988 dalla Provincia di Milano. Uno dei rifugi preferiti da Berlusconi fuori dalla Brianza è Villa Campari sul Lago Maggiore. «Sono andato su Internet e ho comprato una casa a Cala Francese, si chiama Due Palme. Anch’io diventerò lampedusano». Nel marzo 2011, atterrato a Lampedusa assediata dagli sbarchi, l’allora premier tra le varie promesse (campo da golf «indispensabile» e casinò sull’isola) annunciava così il suo nuovo affare immobiliare. Ad Antigua, nei Caraibi, Berlusconi ha altre due proprietà immobiliari.
Tesoro DolcedragoA spanne si può calcolare che più di mezzo miliardo di patrimonio sia gestito sotto l’ombrello della Dolcedrago, una holding di partecipazioni in società quasi esclusivamente immobiliari. A presidiare questo prezioso e riservato «territorio» è quello che potremmo chiamare il team «operazioni riservate». Ovvero i fidatissimi professionisti con base a Segrate che si occupano degli affari personali del Cavaliere: Giuseppe Spinelli (81 anni), Salvatore Sciascia (80), Giuseppino Scabini (75) e il «ragazzo» Marco Sirtori (57).
La reggia da 259 milioniIl gioiello della corona, però, è indiscutibilmente Villa Certosa in Sardegna a Porto Rotondo. Il buen retiro nel cuore della Costa Smeralda. È stata acquistata negli anni Settanta, poi completamente ricostruita e ampliata. Ai tempi di Berlusconi premier era classificata come «sede alternativa di massima sicurezza per l’incolumità del presidente del Consiglio». Di qui sono passati ospiti illustri, dal russo Vladimir Putin a George W. Bush. Una perizia tecnica del gennaio 2021 indicava un valore di 259.373.950 euro. Documento assolutamente attendibile perché è firmato da Francesco Magnano, geometra di fiducia del cavaliere. Villa Certosa difficilmente potrà essere divisa tra tutti i figli anche se lo spazio non manca: 68 vani, 181 metri quadrati solo di autorimessa e altri 174 di posti auto. Anche se il prezzo di mercato potrebbe essere superiore a quello della perizia, già così la reggia di Porto Rotondo si colloca tra le ville più costose in assoluto. Nel 2009 si parlò di un’ offerta dagli Emirati Arabi per Villa Certosa da 450 milioni di dollari, l’anno successivo secondo la stampa spagnola era quasi fatta con un imprenditore iberico per 400 milioni di euro, e poi nel 2015 sarebbe stato lo stesso Cavaliere a mostrare le bellezze della residenza al figlio del re d’Arabia: la richiesta pare fosse 500 milioni. Mai nulla di scritto, mai alcuna conferma. Poco distante, a Lesmo, un’altra splendida proprietà è finita nel portafoglio del Cavaliere: Villa Gernetto, dove spesso vengono organizzati incontri istituzionali. A Roma Berlusconi ha acquistato nel 2001 e poi ristrutturato Villa Zeffirelli sull’Appia Antica. Ma l’anima del costruttore e immobiliarista che fu, si intuisce dal portafoglio «varie ed eventuali»: terreni a Olbia e in Brianza, decine di immobili tra Roma e il milanese e soprattutto i 116 posti auto nel Centro Direzionale di Milano Due a Segrate, dove tutto è cominciato con la Edilnord negli anni Settanta.