il Fatto Quotidiano, 12 giugno 2023
Ricordi e lamenti di Antonia De Mita
Prediletto, scendiletto, stratega o consigliere. Ogni potente ha avuto il suo giornalista di riferimento. Ma una masseria come quella di Bruno Vespa nella quale ficcare tutto il governo e anche l’opposizione, con gli sponsor e tutto il resto, nessuno mai ha osato immaginarla.
Già prefiguro la lama negli occhi di papà. Avrebbe incenerito chi fosse andato a proporgli una cosa del genere. Aveva amicizie figlie del potere che esercitava, ma le sapeva cingere dentro il cordolo della prudenza.
La chiamavano la first baby, la figlia plenipotenziaria del leader irpino. Su Antonia De Mita vent’anni di racconti più o meno piccanti: e guarda come balla, e guarda con chi si accompagna, come si veste, chi bacia.
Senza merito ho avuto gli occhi del Paese su di me: ogni uscita, amicizia, parola veniva passata ai raggi x. E senza colpa ho poi ottenuto il titolo di super raccomandata facendo sempre la vita da precaria. Con cotanto padre la sottoscritta non è riuscita a farsi assumere in un giornale e nemmeno alla Rai. Niente, zero carbonella.
Lei ha raccontato del rapporto così enorme e intenso con suo padre.
L’ho amato con tutta me stessa, ed era una relazione certo filiale ma tanto assoluta da farmi decidere, quando ho sentito che stava avvicinandosi la sua fine, di passare tutti i giorni che gli restavano insieme. A Nusco, io e lui. L’ho chiamato e ho detto: papà vienimi a prendere, voglio stare con te.
Traslocò.
Non mi sono più mossa da lì. Non ho fatto un passo che non fosse dietro mio padre. Ogni sera attendevo che mi venisse a salutare quando andava a letto e ogni mattina aspettavo che la cerimonia si riproponesse. Sentivo distintamente i suoi passi, ero in grado di afferrare anche il ritmo del suo respiro. Capivo se dormiva, capivo se aveva un problema.
Cosa le diceva?
Il solito De Mita: Andonia, ricordati della tua intelligenza.
Battaglia persa con la t.
Aveva un carattere difficile ma era un uomo di una intelligenza debordante e di una cultura universalistica. Una mente così aperta al mondo malgrado la testarda volontà di costruire la sua piattaforma esistenziale in un piccolo borgo dell’Italia meridionale. C’è sentimento e strategia in questa decisione.
Lei era sotto i riflettori anche perché lo accompagnava nei viaggi di Stato.
Mia madre non aveva voglia, impegnata com’era a crescere gli altri tre fratelli. Mi diceva: vai tu Antonia.
Antonia De Mita, la figlia scapricciatella e presenzialista.
I giornalisti si occupavano di me per iniettare un po’ di veleno contro di lui. E gli avversari politici applaudivano, fomentavano, intignavano.
Raccomandazioni?
Papà diceva sempre: con l’elettorato meridionale ci accusano di fare clientelismo che al nord magicamente viene tradotto come aiuto all’imprenditoria.
Lei non ha goduto di spintarelle?
Ora che ricordo, un trattamento di favore – diciamo così – l’ho ottenuto da Caltagirone, allora editore del Tempo. Mi mancavano tre mesi di contribuzione per ottenere la possibilità di sostenere l’esame da giornalista professionista. Gli chiesi di assumermi per quel breve periodo. Accettò ma nella lettera di assunzione stabilì anche la data del licenziamento: il giorno successivo ai tre mesi offerti. Un rigore svizzero.
Suo padre se ne è dispiaciuto?
Non ha detto nulla. Non mi sono sposata, non ha detto nulla. Non ho avuto figli, non ha detto nulla. I fidanzati che frequentavo non venivano indagati. Metteva a tacere ogni legittima curiosità. Li osservava senza profferire parola. Che intelligenza! Negli ultimi tempi aveva problemi alla schiena, una brutta ernia gli impediva di camminare liberamente. Di operarsi non se ne parlava proprio. Un giorno mi disse: tra le gambe e il cervello scelgo di salvare il cervello.
È stato lucido.
Era capace di raccontarti ogni minuzia di ogni incontro. Mitterrand, la Tatcher, Kohl. Amava i film, era stato amico di Francesco Rosi e Federico Fellini. Il cinema era una passione smodata che mi ha trasmesso poi.
Lei voleva però fare la giornalista.
Sa che, per gioco, poco prima della sua fine, gli chiesi un’intervista?
Come fece?
Presidente, posso intervistarla? Rispose a tutte le domande. La misi in rete, fece 40 mila visualizzazioni, non male.