La Stampa, 12 giugno 2023
+347%, è l’aumento del materiale pronografico pubblicato online, autoprodotto dai ragazzini stessi
Ragazzi, è allarme per il porno fai da te +350% di nudi online
Non esistono controlli, un adolescente accede liberamente al porno online con qualsiasi smartphone senza neanche bisogno di dichiararsi maggiorenne, come chiedevano una volta i siti hard. L’ipocrisia è caduta insieme a ogni barriera di facciata e i minorenni vedono questi video fin da bambini, mentre si segnalano casi di pornodipendenza precoce, come la sedicenne che ha confidato la sua ossessione a un operatore di Telefono azzurro. I primi contatti con l’hard? Già alla scuola elementare, anche a otto anni d’età, dicono le associazioni impegnate a difesa dei minori.
Ma non è solo questione di consumo di pornografia da parte di ragazzini, che pure può danneggiare il loro approccio al sesso in un’età delicatissima: c’è un porno dal basso, realizzato e diffuso dai ragazzi stessi, che i lockdown da Covid hanno contribuito a far esplodere in conseguenza delle limitazioni nei rapporti diretti. Così le autoproduzioni hard sono dilagate, come mostra il report della britannica Internet Watch Foundation: nel 2021 la circolazione di materiale autogenerato dai minori è aumentato del 347% rispetto ai livelli pre-pandemia, mentre le immagini autoprodotte hanno rappresentato il 72% del materiale analizzato complessivamente in quell’anno. Nell’81% dei casi, le vittime sono ragazzine fra gli 11 e i 13 anni. Stessa tendenza confermata dai dati rilevati nel 2022, quando il fenomeno delle immagini autoprodotte ha coinvolto in massima parte vittime nella fascia 11-13 anni.
Intanto si abbassa ulteriormente l’età dei minori coinvolti: per Internet Watch Foundation i bambini fra i 7 e i 10 anni sono più che raddoppiati – in misura del 129% – rispetto all’anno precedente. Dal rapporto del 2022 emerge inoltre che il 96% delle vittime sono ragazze, a fronte comunque di un aumento del 137% di vittime di sesso maschile. Questo per stare ai numeri, quanto alla dinamica usuale di diffusione dei materiali casalinghi, i ragazzi, dopo essersi filmati, fanno circolare i video in uno scambio fra coetanei che può sfociare, quando i rapporti si compromettono, in strumenti di vendetta (revenge porn), o di ricatto (sextortion). Save the children rende noti i numeri di quest’ultima pratica nelle rilevazioni della Polizia postale, secondo cui, in Italia, il fenomeno riguarda sempre più spesso bambini, bambine e adolescenti: nel 2022 sono stati trattati 130 casi, la maggior parte dei quali nella fascia 14-17 anni, più spesso ai danni di vittime maschili.
L’Europol conferma un aumento dei casi, con un crescente coinvolgimento di bambini e ragazzi maschi, attraverso qualsiasi sito, social, app di messaggistica o videogioco, anche i più comuni. I video oggetto di ricatto o di vendetta sono comunque destinati a ingrossare il flusso di materiale erotico su internet, dove finiscono in pasto a chiunque, anche agli adulti interessati a un uso pedopornografico delle immagini. Di fronte al fenomeno i grandi operatori della rete, piattaforme hard comprese, cercano di arginare l’accesso dei minori. Instagram e Facebook utilizzano già l’intelligenza artificiale per individuare le immagini di nudo, ma coi filmati è più difficile.
Ma la questione non riguarda solo i siti hard. Online c’è una terra di mezzo dove anche i nudi sono vietati, a meno che non siano giustificati da esigenze mediche, come su Instagram, ma dove ragazze giovanissime simulano rapporti sessuali, oppure si sfidano in gare a chi si mostra in controluce parti “proibite” del proprio corpo. L’immaginario di riferimento, sia pure senza nudi e limitandosi ai gesti, per schivare la censura – «la policy dei social viene elusa senza tanti problemi dagli adolescenti, che sanno dove fermarsi per non essere bloccati», osservano gli operatori che lavorano coi minori -, resta quello dei siti “per adulti”, che poi solo per adulti non sono mai. Migliaia di ragazze in tutto il mondo improvvisano show allusivi, con un lolitismo dichiarato che attira coetanei, ma anche un pubblico adulto a caccia di altro. In questo percorso di avvicinamento al porno vero e proprio, Onlyfans è una tappa verso filmati un po’ più espliciti, capaci di far guadagnare alle starlette da social notorietà e soldi.
La trappola per un adolescente, però, è insidiosa, perché il successo è conseguenza diretta dell’esposizione del proprio corpo. Tutto questo a caccia di consenso a suon di like, meccanismo da cui ben pochi, a quell’età, sono immuni. Il passaggio successivo, la vendita di materiale porno autoprodotto, sembra il figlio naturale dello stesso meccanismo.
Due stati americani, Utah e Louisiana, ci hanno messo una pezza imponendo ai maggiori siti a luci rosse la verifica dell’età: per tutta risposta, Pornhub e i più grossi hanno chiuso le trasmissioni nei due Stati, invocando pure la violazione di un paio di emendamenti in fatto di libertà garantite dalla Costituzione. Anche la Francia ha preso di mira colossi come Pornhub e Xhamster, con un progetto di legge teso a imporne il blocco immediato, a meno che non si dotino di filtri efficaci. Non da oggi, in realtà, lo stesso mondo del porno online reclama argini efficaci, ma con interventi a monte, sui dispositivi che permettono a chiunque di arrivare ai video indisturbati. Intanto il porno dei bambini circola, perlopiù impunito, in attesa che qualcuno si muova davvero. —