La Stampa, 12 giugno 2023
L’inflazione affama 3,1 milioni di persone
Ci sono anche piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, molti lavoratori a tempo determinato o con attività colpite dalla crisi a causa del caro bollette o dagli effetti del cambiamento climatico che ha devastato le aziende agricole della Romagna: in tutto il numero persone che chiedono aiuto per mangiare, facendo ricorso alle mense per i poveri o ai pacchi alimentari, è arrivato a superare la soglia dei 3,1 milioni di persone.
La colpa è dell’inflazione alimentare «più alta da quasi 40 anni», segnala Coldiretti nel suo studio «Poveri, il lato nascosto dell’Italia» presentato ieri in occasione del grande mercato contadino di Campagna Amica a San Pietro nell’ambito del «World Meeting of Human Fraternity».
Negli ultimi tre anni il numero delle persone che hanno chiesto aiuto per mangiare, secondo le stime di Coldiretti su dati Fead, è salito di un milione: per il 64% risiede al Sud, il 22% al Nord e il resto nelle aree del Centro Italia. In dettaglio, il numero dei bambini sotto i 15 anni bisognosi di assistenza per mangiare ha superato quota 630 mila arrivando praticamente a toccare un quinto del totale degli assistiti; a questi vanno poi aggiunti 356 mila anziani sopra i 65 anni oltre alla platea «della fame e del disagio» che nel complesso coinvolge più di 2,1 milioni di persone fra i 16 e i 64 anni.
Oltre 2 milioni di persone hanno ricevuto sostegni alimentari in modo continuativo, il resto si è rivolto ai programmi e alle strutture di assistenza solo in modo saltuario come ultima spiaggia in momenti di estremo bisogno.
La stragrande maggioranza di chi è stato costretto a ricorrere agli aiuti alimentari lo fa attraverso la consegna di pacchi alimentari (oltre 92 mila le tonnellate di cibo distribuite negli ultimi 12 mesi) che rispondono maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri che, magari per vergogna, prediligono questa forma di sostegno piuttosto che il consumo di pasti gratuiti nelle strutture caritatevoli.
Fra tutti coloro che chiedono aiuto per il cibo – evidenzia lo studio di Coldiretti – più di 1 su 5 (23%) è un migrante che nel nostro Paese non riesce a procurarsi da solo il «pane quotidiano», ma ci sono anche oltre 90 mila senza dimora che vivono per strada, in rifugi di emergenza, in tende o anche in macchina e quasi 34 mila disabili. Nel 2022, dopo l’invasione russa, hanno ricevuto assistenza per mangiare anche 48 mila ucraini.
In totale, negli ultimi 5 anni, sono stati oltre 8 milioni i chili di cibo per le famiglie bisognose che sono stati raccolti dagli agricoltori della Coldiretti attraverso le mobilitazioni per la spesa sospesa. In questo modo sono state aiutate oltre 400 mila famiglie per una media di più di 20 chili a nucleo con circa 100 mila i bambini in condizione di difficoltà, aiutati in questa operazione di solidarietà a cui hanno collaborato Caritas, mense parrocchiali e fondazioni ospedaliere.