Corriere della Sera, 12 giugno 2023
«Indovina chi viene a cena», una trasmissione ansiogena
Se c’è una trasmissione ansiogena, questa è «Indovina chi viene a cena» (Rai3). Sembra che Sabrina Giannini provi un piacere sadico a mostrarci lo schifo che mangiamo, i veleni che ingurgitiamo, la spazzatura che divoriamo. In più, è sempre colpa nostra: che non vigiliamo, che siamo prigionieri delle multinazionali, che non amiamo più la genuinità. Una volta, il programma era una striscia che precedeva «Report» (un aperitivo di quelli non esaltanti), adesso invece va in prima serata, dopo una razione doppia di «Un posto al sole».
Giovedì, però, Sabrina Giannini ha difeso la «carne coltivata» e, pur essendo cresciuto gustando vitellone piemontese della coscia, ho seguito con attenzione il suo duro attacco alla Coldiretti (dalle mie parti la chiamano «la Coldiretta»: prima dalla Dc, poi dalla Lega adesso non so da chi).
Per la «carne coltivata», Coldiretti ha evocato il mito di Frankenstein, si è alleata con una multinazionale del fast food (quella stessa multinazionale che, per contrasto, aveva dato inizio al movimento Slow Food), ha tirato in ballo il Made in Italy, cose del genere. E dire che le vere battaglie da fare sarebbero quelle contro gli allevamenti intensivi, contro l’uso degli antibiotici, contro lo stravolgimento delle mucche da latte (l’olandese frisona, quella bianca e nera).
La carne coltivata non è ancora pronta per essere servita a tavola, le alternative all’allevamento sono lontane dagli obiettivi di sostenibilità dichiarati, gli chef stellati non l’hanno ancora presa in considerazione, ma forse qualcosa rappresenta.
Lo sostengono molti scienziati: si tratta di decidere se crediamo nell’innovazione, nella ricerca e nella capacità di entrare da protagonisti in un nuovo potenziale mercato. Come ha scritto Antonio Pascale, «se vogliamo un’agricoltura più sostenibile (con meno chimica, meno arature, meno impatto) dobbiamo fondare non uno ma cento laboratori, cento fabbriche in cui si sperimentino il cibo e le piante del futuro». Magari così diamo pure una mano al clima, alla mitologia del Km zero e all’on. Angelo Bonelli che ama molto la trasmissione.