Corriere della Sera, 12 giugno 2023
Domande e risposte sulla questione tunisina
1 Cosa capita in Tunisia?
La crisi nel Paese nordafricano ha le sue radici nelle «primavere arabe» del gennaio-febbraio 2011. Questo Paese è stato presentato come l’unico successo, almeno relativo, di quelle «rivoluzioni» in Medio Oriente. Ma le nuove classi dirigenti che presero il posto del regime di Zine el-Abedine Ben Ali furono presto vittime delle frizioni tra il fronte islamico, guidato dal partito dei Fratelli Musulmani Ennahda, e i gruppi laici ispirati dal socialismo riformista figlio della decolonizzazione. Ennahda assunse le redini del potere, ma fu subito accusato di corruzione e nepotismo. La crescita del fondamentalismo islamico e di Isis vide momenti di estrema violenza come l’attacco contro il Museo del Bardo a Tunisi (18 marzo 2015, 24 morti in maggioranza turisti stranieri, tra cui 4 italiani). Tra le conseguenze ci fu il crollo del turismo, che solo ora si sta riprendendo dopo la parentesi Covid. E ciò ha influito sulla crisi economica, fattore centrale per comprendere la svolta autoritaria impressa da Kais Saied due anni fa.
2 L’economia è davvero in ginocchio?
Senza dubbio: non a caso si parla di «libanizzazione» della Tunisia, e ciò contribuisce ad alimentare la popolarità del presidente padre-padrone, che si propone come l’unico in grado di promuovere soluzioni (nonostante ben poco sia cambiato negli ultimi due anni). Alle aspettative di benessere e lavoro cresciute 12 anni fa si contrappone oggi una situazione di collasso paralizzante. I salari in termini reali valgono oltre il 30 per cento in meno di quelli del 2011. L’inflazione si aggira sul 10,5 per cento, il tasso più alto degli ultimi tre decenni. Soprattutto preoccupa il tasso di disoccupazione nazionale, che sfiora il 20 per cento con punte sino al 40 per le fasce di giovani compresi tra i 15 e 25 anni.
3 Quanti migranti partono dalle coste tunisine verso l’Europa?
Il dato è in crescita continua e da tempo ha superato le partenze dalla Libia, anche perché ai migranti africani si aggiungono quelli tunisini. Secondo il ministero degli Interni italiano, 53.800 sono già arrivati sulle coste italiane nel 2023, 21.700 in più rispetto allo stesso periodo nel 2022.