il Giornale, 11 giugno 2023
Sul 2 giugno
L’articolo 1 della legge 27 maggio 1949, n. 260, dispone: «Il giorno 2 giugno, data di fondazione della Repubblica, è dichiarato festa nazionale». Si tratta di uno smaccato falso storico volto a retrodatare la nascita della Repubblica. Il 2 giugno 1946 infatti vede ancora al Quirinale Umberto II, il re di maggio. In quel giorno e in quello successivo gl’italiani e le italiane voteranno per i 556 componenti dell’Assemblea costituente e si pronunceranno sul referendum istituzionale: Monarchia o Repubblica. Tutto qui. Lo spoglio delle schede fu un’operazione al cardiopalmo. Sembrava che la Monarchia fosse avanti. Ma poi affluirono i voti del Nord e non ci fu più partita. Ci furono irregolarità e qualche broglio. Ma le famose «macchinette» del ministro dell’Interno, il socialista Romita, non potevano fare miracoli. Perché due milioni di scarto non si prestavano a giochi di prestigio. Il 10 giugno, a norma dell’articolo 17 del decreto legislativo luogotenenziale 23 aprile 1946 n. 219, alle 18 la Corte di cassazione, riunitasi nella sala della Lupa di Montecitorio, «procede alla somma dei voti attribuiti alla Repubblica e di quelli attribuiti alla Monarchia in tutti i collegi e fa la proclamazione dei risultati del referendum’». Si riserva di emettere in altra adunanza il giudizio definitivo sulle contestazioni, le proteste, i reclami e sui risultati delle 118 sezioni mancanti. Dal 10 al 13 giugno capita di tutto. Prima del Consiglio dei ministri, convocato per le 19 del 10 giugno, il presidente del Consiglio De Gasperi si reca al Quirinale. Ma quello con Umberto è un dialogo tra sordi. Lo statista trentino intende bruciare i tempi. Umberto sottolinea che la proclamazione del risultato è provvisoria e che si dovrebbe tener conto non solo dei voti validamente espressi ma anche delle schede bianche e nulle. Infine prospetta due soluzioni interlocutorie: o la nomina di De Gasperi luogotenente e lui che si ritira a Castelporziano in attesa dei risultati definitivi; o, come prospetta Orlando, far finta di nulla e prendere tempo per un po’. Tornato al Quirinale a tarda ora, De Gasperi dice al re: «Domattina o lei verrà a trovare me a Regina Coeli o verrò io a trovare lei». Finché il Consiglio dei ministri rompe gli indugi nella riunione del 12 giugno e a tarda ora delibera ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo luogotenenziale 16 marzo 1946 n. 98 che il presidente del Consiglio assuma le funzioni di capo dello Stato. Così alla mezzanotte e un quarto del 13 giugno osserva Enzo Cheli, autore di un pregevole saggio al riguardo nasce la Repubblica. E nel pomeriggio del giorno stesso Umberto lascia l’Italia per il Portogallo senza riconoscere la neonata Repubblica. Il 18 giugno la Corte di cassazione dà atto dei risultati definitivi ma stranamente non procede alla proclamazione della Repubblica. Una Repubblica fantasma? Ai suoi esordi tutto è provvisorio, lamenta Nenni. Perciò la festa della Repubblica andrebbe spostata dal 2 al 13 giugno per non accreditare un falso storico. Mattarella, Meloni e il Parlamento che ne pensano?