Corriere della Sera, 11 giugno 2023
Biografia di Scarlett Johansson
Finalmente Scarlett è tornata fra noi. Diva più attesa al 76° Festival di Cannes, stella del cinema anche per copione in Asteroid City di Wes Anderson – presentato in concorso e che sarà nelle sale dal 14 settembre, – eccola risplendere sulla Croisette con quel suo sorriso solare, in abito rosa firmato Prada, accanto al marito Colin Jost, autore e attore comico. Molte cose sono successe nei quattro anni di assenza dell’attrice americana dalla scena mediatica internazionale. Nel 2019 aveva presentato Storia di un matrimonio di Noah Baumbach, ora su Netflix, alla Mostra del Cinema di Venezia, un film che racconta il dolore della separazione e che lei ha interpretato – così lasciava intuire – anche attingendo all’esperienza personale. Del resto pure nel ruolo della stella anni Cinquanta creata da Wes Anderson ha messo tutta sé stessa: «Recito da così tanto tempo che ogni personaggio è frutto sia della mia coscienza sia del mio inconscio, un’estensione di me e dei miei sogni» ha detto nella conferenza stampa.
A soli 38 anni Scarlett Johansson sembra aver vissuto più vite, e non solo perché ha iniziato a recitare da bambina e conta oggi una settantina di titoli e storie per il piccolo e grande schermo: «Sono competitiva», usa dire spesso. Ama le sfide e affronta il rischio di svoltare, professionalmente e umanamente, com’è successo di recente. È tornata dopo aver chiuso il lungo ciclo di film con Natasha Romanoff-Black Widow, eroina della Marvel che in 9 titoli, da Iron Man 2 di Jon Favreau nel 2010 a Black Widow di Cate Shortland del 2021, l’ha portata in cima alla classifica degli attori sbanca-botteghini: gli incassi di Scarlett sul grande schermo hanno totalizzato 14 miliardi e mezzo di dollari nel mondo, il suo cachet è intorno ai 20 milioni di dollari a film.
Con il terzo marito sulla Croisette
Se oggi è un’attrice tra le più quotate non è però solo merito della saga-blockbuster ma della sua grande versatilità nel passare dal cinema pop a quello d’autore. E ancora a proposito di cambiamenti: sulla Croisette si è presentata con Colin Jost, sposato nel 2020, terzo marito dopo i divorzi da Ryan Reynolds nel 2011 e dal giornalista francese Romain Dauriac nel 2017 (con il quale, nove anni fa, ha avuto la figlia Rose). Ha trascorso i lockdown tra lo stress di una causa intentata alla Walt Disney – accusata di aver violato il contratto su Black Widow penalizzandola economicamente con l’uscita su piattaforma – e la gioia di un altro figlio, Cosmo, nato nel 2021. La vicenda legale con Disney è stata chiusa con un accordo di cui non sono stati rivelati i dettagli ma, ricordandola in una recente intervista a Variety, l’attrice ha detto: «Ero delusa e triste. È successo proprio quando stavamo tutti cercando di riemergere dalla pandemia. Per fortuna ho avuto la più bella distrazione che possa capitare: il miracolo di una nuova vita, che ha assorbito tutta la mia attenzione».
Due candidature agli Oscar e 5 ai Golden Globe
La rivelazione più sorprendente riguarda però i suoi momenti di profonda fragilità, quei nodi che nessuno immaginerebbe siano presenti nella stoffa di una star consacrata, con due candidature agli Oscar e cinque ai Golden Globe. Tutto è iniziato con Lost in Translation, il film di Sofia Coppola che ha lanciato una Scarlett 17enne tra le celebrità mondiali. Collocandola immediatamente però anche in una trappola senza via di fuga: l’etichetta di bomba sexy. «Mi sentivo incasellata in un cliché dal quale era difficilissimo uscire. Ho girato film tipo La verità è che non gli piaci abbastanza (2009) di Ken Kwapis che alimentavano quel tipo di narrazione. Mi sono vista offrire tutti i ruoli possibili basati su Marilyn Monroe, che non volevo assolutamente. E quando sono stata scartata per due film ai quali tenevo moltissimo, mi sono sentita persa».
Saper mostrare le contraddizioni umane
Per Iron Man 2 (2010) le avevano inizialmente preferito Emily Blunt e per Gravity (2013) il regista Alfonso Cuarón aveva scelto Sandra Bullock. «La goccia che ha fatto traboccare il vaso. Avevo desiderato talmente quel ruolo che cominciai a chiedermi: “Sono arrivata al capolinea della creatività? Sarà ancora questo il lavoro giusto per me?”». Dopo la rinuncia di Emily Blunt ad Iron Man 2, per via di un altro impegno, Scarlett rientra però nel progetto e le sue incertezze sembrano dissiparsi. Salvo rispuntare in quello che da allora è il suo motto preferito: la fragilità è una grande forza per ognuno di noi, per i personaggi in cui ci riflettiamo, per gli attori che li interpretano mostrandone le contraddizioni umane. Dallo Scarlett-pensiero: «Ammettere la vulnerabilità è qualcosa di potente. Tutti abbiamo dei lati contraddittori ed è giusto che le storie al cinema riflettano la pienezza e l’umanità di ogni personaggio» sostiene Johansson. «A differenza di 50 anni fa, il pubblico si rispecchia proprio nelle sfumature. Non esistono solo il bianco e il nero».
Fan di Judy Garland e Winona Ryder
Anche le attrici che l’hanno ispirata fanno della fragilità la loro cifra di star. «Da ragazzina guardavo i vecchi film di Hollywood ed ero una grande fan di Judy Garland. Bravissima, così bella e vulnerabile. Esprimeva un’emotività che me la faceva sentire vicina. Winona Ryder mi piaceva per lo stesso motivo, era una teenager in Edward Mani di Forbice di Tim Burton nel 1990, e cercava la sua strada». La passione di Johansson per teatro e cinema nasce durante l’infanzia. Figlia di un danese architetto e di un’ebrea americana, con origini polacche e russe, con esperienze di produttrice, Scarlett cresce nel Greenwich Village di New York con il gemello Hunter, più un altro fratello e una sorella maggiori. «Chiedevo molte attenzioni, da piccola. Sarà che mia madre ci mostrava spesso vecchi film e musical, sta di fatto che cantavo e ballavo coinvolgendo tutta la famiglia. Quando poteva mamma ci portava a Broadway. Ricordo che facevamo la coda per prendere i biglietti a metà prezzo». Ed è in una commedia off-Broadway che Johansson debutta a 9 anni, recitando in Sophistry con Ethan Hawke: «Per lui ho avuto la mia prima cotta». A 12 anni conquista il primo ruolo importante in Manny & Lo di Lisa Krueger, dove interpreta la sorella minore di una teenager che resta incinta.
La svolta con una critica positiva
Viene lodata dal critico del San Francisco Chronicle, che scrive: «Se l’adolescenza non le toglierà l’aura pacifica che esprime, potrebbe diventare un’attrice importante». Viene anche premiata con l’Indipendent Spirit Award. Non tutto è facile nella sua adolescenza, a cominciare dalla separazione dei suoi quando Scarlett ha 13 anni, ma lei non si fa fermare, passa da un Mamma, ho preso il morbillo a L’uomo che sussurrava ai cavalli con Robert Redford fino a La ragazza con l’orecchino di perla di Peter Webber, uscito nello stesso anno, il 2003, di Lost in translation. La maledizione degli attori bambini, che spesso Hollywood condanna a disagi psicologici, viene evitata da una famiglia che, pur essendo un po’ bohémienne – «a casa mia non c’erano regole» ha detto una volta in tv nello show di Jimmy Fallon – l’ha tenuta con i piedi per terra. «Sono stata fortunata, i miei mi hanno protetto dagli incontri con gente strana». Il suo coraggio ha fatto il resto. Si è messa alla prova con i grandi registi: Woody Allen l’ha voluta in vari lavori a cominciare da Match Point del 2005, i fratelli Coen in Ave Cesare! (2016). Ha scelto ruoli tutt’altro che ordinari: Jonathan Glazer l’ha trasformata in aliena in Under the Skin (2013), Luc Besson l’ha resa sovrumana in Lucy (2014).
Anche la pubblicità a modo suo
Per interpretare la Vedova Nera di Marvel si è sottoposta ad allenamenti militari e alla dieta intermittente, digiunando per mesi 12 ore al giorno con punte di 14-15 in alcuni momenti delle riprese. Non si è fatta mancare nulla di quello che offre lo star system, a cominciare dalle campagne pubblicitarie per vari brand, ma ha fatto tutto a modo suo. Tant’è che l’anno scorso ha lanciato una propria linea di prodotti di bellezza distinguendosi dalle celebrity che fanno del loro stesso nome un marchio: il suo l’ha battezzato The Outset, l’inizio. «Non voglio allinearmi agli standard di altre persone, né sfruttare il mio ego anche in questo campo: ci ho messo cinque anni a sviluppare l’idea, una linea di prodotti etici, puliti, che corrisponde ai miei valori» ha dichiarato. «Il nome Outset mi piace perché nella vita ho cominciato tante volte. Il più recente punto di partenza sono stati i figli e lo sforzo di bilanciare professione e famiglia. Due cose che in pubblico tengo rigorosamente separate».
La scelta: zero social media
«Niente social media, nemmeno per promuovere la mia linea di bellezza, e pazienza se la mia scelta resta diversa da quella di altri. Sento che posso interagire con il pubblico – ed essere più fedele a me stessa – anche senza dover postare le foto della mia colazione casalinga». Grazie anche un mondo del cinema che si è aperto di più alle professioniste donne, in futuro la vedremo nel debutto alla regia di Kristin Scott-Thomas, My Mother’s Wedding, accanto alla stessa regista-attrice e a Sienna Miller. Intanto a sua figlia Rose piacerebbe che recitasse il ruolo di una principessa della Disney: «Purtroppo non credo che questo sogno si possa avverare. Sono vent’anni che lo propongo ma nessuno mi ha ancora ingaggiata».
LA CARRIERA – Scarlett Ingrid Johansson è nata il 22 novembre 1984 a Manhattan, New York, figlia di un architetto danese e di una attrice ebreastatunitense. Il primo film è del 1994, Genitori cercasi di Rob Reiner. Nel 1998 è notata sulla scena internazionale per il ruolo di Grace ne L’uomo che sussurrava ai cavalli di Robert Redford.
LA CONSACRAZIONE – Ma a consacrarla sono Lost in translation – L’amore tradotto, e La ragazza con l’orecchino di perla: è il 2003 delle due candidature ai Golden Globe. Con Woody Allen gira Match point (2005), Scoop (2006) e Vicky Cristina Barcelona (2008). Nel 2020 è candidata all’Oscar alla migliore protagonista per Storia di un matrimonio di Noah Baumbach e alla migliore non protagonista per Jojo Rabbit di Taika Waititi
LA VITA PRIVATA – Nel 2008 sposa l’attore Ryan Reynolds: si separa 2 anni dopo. Nel 2014 va a nozze col giornalista francese Romain Dauriac, padre della figlia Rose: addio nel 2017. Tre anni fa sposa l’attore comico Colin Jost e nel 2021 nasce Cosmo.