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 2023  giugno 11 Domenica calendario

Il Bloomsday

James Joyce ebbe un’idea felice quando ambientò il suo romanzo formidabile in una particolare giornata, giovedì 16 giugno 1904, e in un luogo ben circoscritto, la sua Dublino, «settima città del cristianesimo» (per lui certo importantissima). Con ciò rese possibile darsi appuntamento quel giorno per celebrare le imprese del suo protagonista Leopold Bloom, pubblicitario. Si rivelò una grande involontaria trovata pubblicitaria, dacché gli ammiratori dell’Ulisse non si contano, e tutti si ritrovano volentieri da quasi cent’anni per raccontarsi la loro passione e presentarla in pubblico.
Ed ecco il Bloomsday. Joyce ne parla con sorpresa in una lettera del 27 giugno 1924 alla sua benefattrice Harriet Shaw Weaver: «C’è un gruppo di persone che celebrano quello che chiamano Bloom’s day – il 16 giugno. Mi hanno mandato delle ortensie, bianche e blu, colorate artificialmente. Devo convincermi che sono stato io a scrivere quel libro. Un tempo ero in grado di parlarne in maniera intelligente».
Joyce ironico non si smentisce. Ma non gli spiaceva certo essere adulato, senza però dimenticare tanta miseria e fatica. A Trieste, lamenta nella stessa lettera, «non mangiavo quasi nulla, insegnavo fino a tardi ogni sera e mi sono comprato un unico vestito in nove anni…».
Il carattere grandiosamente umoristico e patetico dell’Ulisse ha guadagnato al romanzo e ai suoi personaggi l’affetto e la curiosità di generazioni di lettori, che non si stancano di esplorarlo e di cercare di rendere partecipi altri della loro passione. Per questo non è stato difficile organizzare un Bloomsday fra tanti altri a Genova.
Nel 1924 ci fu un festeggiamento privato a Parigi. Oggi ci sono tanti modi di evocare il mondo di Joyce in quel fatidico giorno. A Dublino la festa dura più giorni, con letture, proiezioni, concerti, mostre, conferenza. A Genova dal 2006 ci si limita alla lettura dell’Ulisse nel corso del 16 giugno in luoghi diversi della città, invitando il pubblico a muoversi da una sede all’altra, dove troveranno altri spazi e altri lettori (gli episodi sono più o meno autogestiti dai singoli o gruppi che se ne fanno carico). Non una passerella per esperti di Joyce con le loro dotte dissertazioni, ma un confronto diretto col testo proposto da non specialisti. Questi affrontano le acrobazie di Joyce con la freschezza del neofita, che ha tutto da scoprire.
Dopo diciotto anni ci sono gruppi e lettori che si sono fatti un cavallo di battaglia di un particolare episodio (Il Ciclope per tutti), e non vi rinuncerebbero per nulla al mondo, ma per gran parte degli episodi lettori e luoghi si avvicendano, sicché ogni anno il Bloomsday genovese ha un suo sviluppo inedito e sorprendente. Come la ricchezza del libro non cessa di sorprendere e conquistare.
Fissato il solido schema generale, le variazioni all’interno di esso sono innumerevoli, e non c’è chi non scopra una battuta che non aveva notato prima. Anche perché negli episodi più lunghi i lettori operano dei tagli che non sono sempre gli stessi. La materia è tanta, pressoché inesauribile.