la Repubblica, 11 giugno 2023
Gli aiuti non fermeranno Saied
Dal 23 ottobre 2019, data in cui Kais Saied ha preso il potere in Tunisia con un colpo di Stato, il Paesesta sprofondando in una terribile crisi economica, politica e sociale. Saied ha raccolto tutti i poteri nelle proprie mani e ha sospeso il Parlamento. Ci sono sindacalisti che finiscono in carcere, oppositori perseguitati. Nella dolce Tunisia si è insediato un potere assoluto e il 21 febbraio questo capo di Stato, che non ha paura delle parole né rispetto per i diritti umani più basilari, ha tenuto un discorso odioso e razzista. Ha definito i migranti subsahariani “orde la cui presenza è fonte di violenza e criminalità”. Alcuni rappresentanti di organizzazioni internazionali hanno denunciato il razzismo “ufficiale” dello Stato e hanno protestato contro il comportamento della polizia nei confronti degli stranieri.
Kais Saied di quello che pensa il suo popolo se ne infischia. Si è autoproclamato capo dello Stato e ha ricevuto pieno supporto dalla vicina Algeria, che gli ha fatto cambiare l’atteggiamento tradizionale della Tunisia nei confronti del Marocco e del conflitto del Sahara.
Lasciati in balia della popolazione, i migranti subsahariani hanno subito attacchi da parte dei tunisini che trovano di loro gradimento il discorso di Saied. La lotta all’immigrazione clandestina è diventata la priorità del regime.
Saied ha persino parlato di “un’impresa criminale che mira a cambiare la composizione demografica della Tunisia e cancellare il suo carattere ‘arabo-musulmano’”.
Lo scorso 23 aprile la polizia ha smantellato un campo profughi a Tunisi gettando uomini e donne per la strada dove sonostati insultati e picchiati dai teppisti.
Da allora quei profughi vivono nella paura e in condizioni di grande precarietà. Alcune associazioni tunisine cercano di aiutarli. Tutti sognano di andare a Lampedusa, che dista 150 km dalla Tunisia.
È in questo contesto che la premier italiana Giorgia Meloni, insieme al suo omologo Mark Rutte e alla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, il 6 giugno si è recata a Tunisi per portare il proprio appoggio morale e finanziario a Kais Saied.
Possiamo dire che la Meloni è diventata ambasciatrice di buona volontà della Tunisiapresso la capitale europea e soprattutto presso il Fondo Monetario Internazionale, che aveva posto delle condizioni perché la Tunisia potesse ottenere un prestito di 1,78 miliardi di euro. A questo scopo Kais Saied deve avviare delle riforme economiche e per il nuovo regime sarà un passo doloroso.
L’Italia teme che il mancato controllo dei flussi migratori da parte della Tunisia possa avere gravi ripercussioni sul proprio territorio.
Al momento la Tunisia deve affrontare due problemi.
Il primo riguarda i maltrattamenti dei profughi in terra tunisina, arrivati fino alpunto di dimenticare i naufraghi nell’obitorio di Sfax. Il modo in cui sono stati trattati gli sventurati che hanno perso la vita cercando di mettere piede sul suolo tunisino è deprecabile, disumano e semplicemente scandaloso. Il secondo problema è di ordine politico: il riavvicinamento dell’estrema destra italiana a un capo di Stato che ha pieni poteri e calpesta i principi della democrazia è motivo di forte preoccupazione per i tunisini che lottano per la libertà del loro Paese.
È la prima visita di un capo di governo europeo nella Tunisia dell’era di Saied. Una visita che dà a Kais Saied un po’ di legittimità.
È un riavvicinamento che si basa sull’odio e sul razzismo. Non si può accettare che in un paese europeo la lotta all’immigrazione clandestina prenda una simile piega.
Il problema è più complesso e la soluzione si trova a monte, nei paesi africani che non contrastano la mafia del traffico di migranti. È incomprensibile che paesi ricchi come il Gabon, la Nigeria o l’Algeria abbiano migliaia di disperati che cercano di venire in Europa con ogni mezzo. Questi Paesi dovrebbero essere messi sul banco degli imputati e l’Europa dovrebbe esigere che combattano seriamente contro il traffico dei nuovi schiavi. Sono paesi che dispongono di ampi mezzi per dare lavoro a quegli uomini e quelle donne che partono in condizioni inammissibili.
Non è incoraggiando un capo di Stato razzista come Kais Saied che gli europei riusciranno ad avere meno subsahariani ai propri confini.
Infatti Giorgia Meloni dà la sua benedizione alla polizia tunisina contando che questa faccia di tutto per tenere lontani i migranti, così che l’Italia non debba preoccuparsene, e interviene con forza presso il Fondo Monetario Internazionale sollecitando Kais Saied a usare maggiore severità e repressione nei confronti dei migranti.
L’obiettivo è chiaro e duplice: evitare alla Tunisia una destabilizzazione sociale che farebbe aumentare i barconi diretti a Lampedusa e all’Italia l’arrivo di altri barconi che non è più in grado di sostenere.
L’Europa non riesce a portare avanti un discorso logico sull’immigrazione. La Francia sta cercando di varare una legge per contrastare i flussi migratori.
Vogliamo degli immigrati, ma che non abbiano figli e soprattutto che non beneficino dell’assistenza sociale a cui ogni lavoratore ha diritto per legge.
La Germania della Merkel haaccolto un milione di profughi siriani e iracheni. Chi se ne lamenta? Nessuno. Oggi sono uomini e donne che lavorano e i loro figli frequentano le scuole tedesche.
Questo per dire che da un Paese all’altro la visione dell’immigrazione cambia.
L’approccio di Giorgia Meloni non avrà risultati convincenti e concreti: l’immigrazione clandestina continuerà finché gli europei non sono riusciranno a definire una politica comune, umana ed economica, in accordo con i paesi africani da cui partono queste migliaia di disperati.