la Repubblica, 11 giugno 2023
Intervista ad Antonio Tajani
«Le foto drammatiche scattate all’obitorio di Sfax dicono una cosa chiara: la Tunisia ha bisogno di aiuti.E anche da parte del Fondo monetario serve un approccio pragmatico, non ideologico, all’emergenza economica. Quel Paese non può crollare». Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, è in partenza per Washington, dove incontrerà il segretario di Stato Antony Blinken e la direttrice dell’Fmi Kristalina Georgieva. A entrambi parlerà della necessità di giungere al più presto a un accordo per un sostegno economico “graduale” allo Stato tunisino: «Solo con la stabilizzazione dei Paesi di partenza dei migranti potremo risolvere il problema».Ministro, cosa ha provato nel vedere quelle immagini di corpi abbandonati e irriconoscibili?«Ho pensato al principio universale, non solo cristiano, per cui tutti gli uomini hanno diritto a una giusta sepoltura. Sono foto orribili, che denunciano la gravità del problema migratorio. Il rispetto dei diritti, in questo caso quello dei morti e dei loro familiari, passa inevitabilmente dal miglioramento delle condizioni dei Paesi di partenza. Purtroppo, in uno Stato che non ha strutture ospedaliere e di accoglienza adeguate, più è forte l’esodo più aumenta il rischio di morti in mare e di assistere a queste scene disumane. Bisogna affrontare, e subito, la crisi economica della Tunisia».Il Fondo monetario internazionale chiede riforme che Saied non sembra disposto a concedere.«Lavoriamo da mesi per la stabilità economica della Tunisia. Lacooperazione italiana ha erogato 100 milioni di euro, il Giappone 76, credo che anche l’Ue stia per intervenire.Mi auguro che l’Fmi si renda conto che serve un appoggio pragmatico, non ideologico alla questione.Potrebbe cominciare a erogare i fondi in cambio dell’avvio del programma di riforme. Garantire un finanziamento per tranche.D’altronde capisco sia difficile, per il governo tunisino, accettare la richiesta di rinunciare ai sussidi per il pane: si rischia l’esplosione della povertà. Non bisogna fare una guerra di principio».Con Blinken affronterete anche il tema di un maggiore impegno degli Stati Uniti per la Libia?«Noi vorremmo che gli Usa fosseropartecipi di un’azione nell’intera area del Mediterraneo, con la presenza della Nato ma anche con investimenti che potremo decidere tutti insieme. Vede, favorire la crescita del Continente africano significa anche evitare, in quei Paesi, l’offensiva politica della Cina o quella militare dei russi, attraverso la Wagner. Occorre stimolare, come stiamo facendo, accordi sull’energia che portano sviluppo. È il piano Mattei di cui parla la premier Meloni, che andrà anche inquadrato in un “piano Marshall” internazionale.Non vogliamo essere colonizzatori, ma partner di questi Paesi».Il suo viaggio negli Usa coincide con l’offensiva ucraina contro le truppe russe. Iniziativa che sarà fra gli argomenti sul tavolo con Blinken.«La mia visita sarà l’occasione per riaffermare i vincoli di solidarietà transatlantica con gli Usa. E una comune visione sulla crisi ucraina. Ci auguriamo che quest’offensiva sia un passo verso una pace giusta.Senza la sicurezza di Kiev non c’è la pace, c’è la sconfitta».In che modo l’Italia continuerà a garantire il sostegno militare a Zelensky? Verosimile l’ipotesi di un addestramento dei soldati ucraini?«Sui nostri aiuti all’Ucraina è stato informato il Copasir: non inviamo gli F-16 semplicemente perché non li possediamo e per lo stesso motivo non possiamo fare addestramento al volo su quei jet. Il nostro pacchetto consiste in materiale militare, uniformi, giubbotti, munizioni.Facciamo quel che serve. Favoriamo l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue».Zelensky, nel summit di Chisinau, ha espresso invece delusione per iritardi dell’ingresso nella Nato.«Bisogna aspettare la fine della guerra. Ma nel frattempo, nel vertice Nato di Vilnius, decideremo un percorso di adesione dell’Ucraina. E lo decideremo tutti insieme, senza fughe in avanti di alcun Paese.Intanto andiamo verso un consiglio permanente Nato-Ucraina. Passo importante, perché coinvolge Kiev nelle decisioni internazionali».Manca un anno alle europee: quanto è concretamente realizzabile un’alleanza Ppe-conservatori che cambi l’attuale maggioranza nell’emiciclo di Strasburgo?«Credo nel bipolarismo anche a livello europeo. Sin dal 2017, quando la mia elezione a presidente del Parlamento europeo fu sostenuta da popolari, conservatori e liberali. Si può ripetere quel modello politico, poi dipende dai numeri».Ci sono contrasti alla linea di Weber nel Ppe in Germania, mentre in Polonia le tensioni pre-elettorali tengono lontanissimi popolari e conservatori.«Abbiamo aperto un cantiere, vedremo. Il vento mi pare spiri a favore del centrodestra, in Italia, in Finlandia, in Grecia, in Spagna».Avete il problema di Salvini e dei suoi alleati estremisti.«Il problema non è la Lega. Ma non possiamo fare parte della stessa famiglia di Afd e Le Pen. Con loro non condividiamo nulla».Lei potrebbe essere il candidato presidente di questa coalizione?«Nelle istituzioni europee ho lavorato per 30 anni, anche a discreto livello. Sto benissimo dove sono ora».Come sta Silvio Berlusconi?«Le sue condizioni non sono preoccupanti. Ha anticipato dei controlli ma uscirà dall’ospedale nei prossimi giorni».Nel frattempo è saltato il vertice con i ministri che avrebbe potuto dare il via a un nuovo riassetto del partito.«Berlusconi ci aveva convocati per fare un punto dell’attività di governo. Il restyling? Non è che cambiare tre coordinatori si a una rivoluzione. L’unico capo rimane lui. E continuiamo a sostenere lealmente il governo. Io sono fra i fondatori di FI, non mi soffermo sulle chiacchiere sui cerchi magici Marta Fascina è la compagna di vita di Berlusconi, è una deputata ma anche una persona molto corretta. Abbiamo un ottimo rapporto».