Tuttolibri, 10 giugno 2023
Biografia di Augustin Mouchot, il primo uomo che tentò di produrre energia sfruttando il sole
La prima volta che un essere umano ha capito il principio del cambiamento climatico? 1856. E la prima volta che abbiamo ipotizzato di produrre energia con i raggi del sole? 1860, grazie alle invenzioni di un francese matto e visionario, Augustin Mouchot. Un nome sconosciuto ormai, ma che all’epoca era tra i più noti alla corte di Napoleone III. Mouchot è il protagonista del nuovo libro di Miguel Bonnefoy, L’inventore, arrivato in Italia grazie a 66thand2nd, che dell’autore francese di origini venezuelane aveva già pubblicato Eredità e Il meraviglioso viaggio di Octavio. Un romanzo, a leggerne l’etichetta, ma un romanzo che pesca a piene mani dal reale, dalle tracce che la vita di Mouchot ha lasciato sui registri, nei documenti accademici, negli schedari di università e istituti di ricerca dove ha operato. Bonnefoy è astuto a mescolare le tecniche narrative, a colmare i vuoti con dei puntini immaginari che danno vita a un personaggio dimenticato dai libri di storia e dai sussidiari di scienze. Seguendo il racconto di Bonnefoy, il nostro Mouchot nacque nell’officina dove lavorava la madre, con un parto improvvisato e silenzioso. È il 7 aprile 1825. «Il bambino atterrò dentro un sacco di bulini e chiavistelli, sporco di sangue e grasso, e quando Saturnin Mouchot (il padre) irruppe nell’officina afferrò una tenaglia per chiodi e tagliò il cordone ombelicale come fosse un cavo di ferro».Di grasso d’officina, cavi e ferraglia Augustin si circonderà tutta la vita. E qui subentra la realtà: studia fin da giovanissimo matematica, insegna nelle scuole, si specializza in scienze fisiche e a intorno ai trent’anni capisce la sua missione: studiare i raggi solari e capire come poterli utilizzare. Era l’epoca del vapore, delle macchine di Watt, delle pile di Volta, ma anche dell’evoluzionismo darwiniano e del pendolo di Foucault. La rivoluzione industriale stava cambiando il mondo, e la scienza si godeva la sua straordinaria luna di miele con il progresso tecnologico.Sono anni d’oro per chiunque voglia inventare o arricchirsi, ma sono anche decenni grigi. Grigio scuro come il carbone che alimenta i motori a vapore: fabbriche, treni, barche. Augustin ha una paura assoluta: che il carbone francesce finisca e che tutte le miniere si esauriscano.Per questo punta sul sole. Si convince che possa esistere una macchina capace di convertire tutto quel calore in energia. Il principio che vuole applicare è lo stesso della macchina a vapore: riuscire a scaldare a sufficienza un serbatoio (il primo era in vetro), così che l’acqua si scaldi fino a trasformarsi in gas e muovere così una turbina. I suoi primi esperimenti sembrano alchimia agli occhi dei suoi contemporanei, ma oggi capiamo quanto siano attuali. Augustin Mouchot è il padre spirituale del fotovoltaico, oggi così prezioso per la transizione energetica. Mouchot inizia a lavorarci nel 1860, ottenendo i fondi pubblici per farlo a tempo pieno. Il gotha della scienza parigina capisce le ambizioni del giovane. Nel 1866 si presenta davanti a Napoleone III con il primo collettore parabolico solare (cercate online l’immagine, ne vale la pena). Il progetto funziona, è efficiente e competitivo. Così gli investimenti pubblici continuano a piovere, tanto che nel 1869 espone a Parigi il più grande motore a vapore solare mai realizzato. Alla biblioteca di Tours installa un motore che alimenta le attività dell’edificio. Nel 1878 il colpo di teatro: per l’Esposizione universale di Parigi riesce a produrre ghiaccio con l’uso dell’energia solare.Quella che racconta Bonnefoy non è solo una storia di innovazione e virtù, ma soprattutto una storia di fallimenti e miopie. Perché le creazioni di Mouchot vengono giudicate troppo costose. Entra in vigore un trattato di pace e di commercio tra Parigi e Londra e il prezzo del carbone crolla. Non c’è più interesse per il sole e l’homo sapiens torna guardare verso il basso, dentro la terra invece che proiettarsi in cielo. Mouchot viene dimenticato e ci vuole un romanziere, oggi, a farci riappassionare alle sue gesta. Nel frattempo, in questi secoli carbone, petrolio e gas diventano l’oro velenoso del Pianeta e ci costringono a pagare il prezzo della nostra scarsa attenzione all’ambiente. Mouchot ci aveva dato la risposta 150 anni fa. Noi però non abbiamo ascoltato. Perché l’uomo è così, per qualche strana ragione crede ancora che uno sporco affare sia sempre più importante di una bella idea.