La Stampa, 10 giugno 2023
Sulla guerra di Crimea del 1854-1855. Gli appunti del generale Govone
Si combatteva dal settembre del 1854, in Crimea, terra contesa nei secoli, da sempre oggetto del desiderio per lo zar alla ricerca di uno sbocco al mare. Quando all’inizio del 1855 il Regno di Sardegna decise di entrare in guerra contro lo Russia a fianco di Inghilterra, Francia e Turchia, il maggiore Giuseppe Govone, trentenne originario di Isola d’Asti, fu nominato sottocapo di Stato Maggiore del generale Alfonso Ferrero La Marmora, al quale era toccato l’obbligo di provvedere alla spedizione sia come Ministro della guerra sia come responsabile del contingente da inviare. Dalla fitta corrispondenza tra La Marmora e Govone, conservata all’Archivio di Stato di Biella, emerge il ruolo decisivo del maggiore nel trascinare il Piemonte nell’alleanza di Crimea. Mossa diplomaticamente astuta da parte dei Savoia che trovarono così l’occasione di sedersi al tavolo dei grandi, risultato che sarebbe tornato straordinariamente utile nello scontro con l’Austria per l’indipendenza della Penisola.Govone fu uno dei due italiani che parteciparono da protagonisti alla più celebre carica della storia militare. Il 25 ottobre 1854, a Balaklava, più di seicento uomini si lanciarono con i loro cavalli per quasi due chilometri contro le bocche di fuoco dei cannoni russi, piazzati di fronte a loro su entrambi i fianchi. Govone cavalcò dentro la bocca di un vulcano. Accanto a lui c’era un altro volontario del Regno di Sardegna, il luogotenente Giuseppe Landriani, che fu ferito e catturato dai russi. Govone fu colpito dal fuoco nemico, ma riuscì a salvarsi. Meravigliati dal comportamento di Govone, gli inglesi gli offrirono, tramite Sir William John Codrington (il capo delle forze britanniche in Crimea), il 14 maggio 1856, diverse onorificenze, tra cui quella del cavalierato dell’Ordine del Bagno. Le sue memorie sono illuminanti. E offrono numerosi spunti per gli appassionati del senno di poi. In Crimea, oggi come 170 anni fa, la battaglia infuria e la pace non trova casa.Il 22 luglio 1853, Govone è a Costantinopoli. Scrive a La Marmora: «La Russia marcia sempre dritta allo scopo con una costante provocazione. La condotta della Russia vuol dire due cose; che ella è decisa a non retrocedere e che si sente forte. Chi ha ceduto finora sono le potenze occidentali».Nel giugno 1854, come “Osservatore militare del Regno di Sardegna”, Govone si distingue, a fianco delle truppe della Sublime Porta, in molti scontri, come nell’assedio di Silistra. Il maggiore si espone al fuoco russo in maniera coraggiosa e l’esercito turco vorrebbe concedere al militare piemontese il grado di generale di brigata. La Marmora, tuttavia, gli chiede di non accettare il grado. Govone obbedisce.Il 25 ottobre 1854, all’alba, l’ufficiale piemontese si trova all’imbocco della “Valle della morte” a tracciare gli schizzi delle linee russe verso le quali sarà inutilmente lanciata la cavalleria leggera inglese. Alle 8.30 annota un allarme: François Marcellin Certain de Canrobert, il comandante dei francesi, «monta a cavallo e con le truppe francesi e turche si porta nelle posizioni d’osservazione delle strade che conducono al campo di Balaklava» (Govone scrive «Balaclava»). “Beppe”, quando vede partire la cavalleria inglese, non ha alcuna esitazione: balza a cavallo e si unisce all’assalto, con il famoso Nolan, nel reggimento ussari.Gli inediti taccuini di Govone sulla guerra di Crimea conservati al Museo Nazionale del Risorgimento italiano di Torino regalano emozioni. Provengono da Londra, dove furono inventati i primi “moleskine” a metà Ottocento. Si tratta, come riporta l’etichetta del cahier de voyage, di: «Memorandum Books. Metallic Paper with Prepared Pencil. Particularly Recommanded to Travellers and All Persons Conducting Outdoor Business».Elegantissimi: astuccio a soffietto, porta matite di stoffa e chiusura metallica a scatto. Tutti i taccuini sono composti di un centinaio di fogli. Uno, in particolare, è delicato alla Carica dei Seicento, prima e dopo. Era sicuramente in una tasca dell’uniforme blu Savoia di Govone, che poco prima e subito dopo la carica aveva schizzato su alcune pagine la mappa del campo della battaglia. Il taccuino che ho avuto in mano è un “superstite” della Carica dei Seicento!Nella carica che risulterà un massacro frutto della protervia e degli errori del comandante inglese, Lord Raglan, Govone è ferito alla spalla e sente il dolore. Per questo motivo, probabilmente, la mappa che disegna alla sera del 25 ottobre richiede uno sforzo al decifratore. I segni identificano con il numero 1) le truppe russe, con il 2) l’avamposto inglese, con il 3) la cavalleria inglese “distrutta”, con il 4) gli “zouaves”.La cronaca dell’inizio della battaglia descritto dal cavaliere piemontese, subito dopo la carica, è steso in matita, con la mano tremante. Piccola calligrafia, ma si riesce a leggere: «Venne tuttavia l’ordine per scritto di Raglan al gen. Lucan di far caricare i russi. Il reggimento ussari (Govone lo indica nello schizzo, ndr.) non esita ad avanzare nella direzione 2». Un racconto fresco. Il racconto della famosa carica vista dall’interno. Il generale francese Certain de Canrobert, citato da Govone, fu testimone a Balaklava con il generale Pierre Joseph François Bosquet, l’autore della celebre frase: «C’est magnifique, mais ce n’est pas la guerre». Magnifico. Ma non è la guerra.