il Fatto Quotidiano, 10 giugno 2023
Biografia di Liala
“Macché romanzi rosa, dentro ai miei libri non c’è il rosa, c’è la vita”protesta – va Liala. Eppure, suo malgrado, è l’autrice che ha incarnato per antonomasia la narrativa popolare del nostro 900. Il suo nome è ancora oggi evocato come paradigma del genere sentimentale. Idolatrata dalla sua comunità di lettrici – si contano dieci milioni di copie per 80 romanzi – è stata ridotta da certa critica a discrimine valoriale. Se Cederna la liquidò al rango di “paraletteratura per manic ure”, il Gruppo 63 coniò la taccia di “Liale”per scomunicare Bassani e Cassola, rei di ammiccare a una prosa simpatetica. Chissà che anche il battesimo di D’Annunzio non abbia contribuito a tanto disdegno. Nell’i mm inenza del suo esordio nel 1931 con S ig no rs ì, Amalia Liana Negretti Odescalchi si ritrova al Vittoriale. Al momento di dedicarle una fotografia, il Vate anziché “A Liana” scrive, in omaggio alla loro comune passione per l’aviazione: “A Liala, compagna d’ali e di insolenze”. Un nom de plumeadottato che, dal 1931 al 1985, sormonta una bibliografia di titoli svenevoli come La – scia che io ti amioFrantumi di arcobaleno. A dispetto del femminismo più intransigente, Aspesi riconosce che “quell ’oscura massa femminile chiedeva di sognare per sottrarsi alla prigione di vite dimenticate e sciatte”. Aldo Busi nel suo L’amore è una budella gentile ne ha celebrato la coerenza: “Da perfetta dama di corte, Liala si è mantenuta fedele al suo Principe Azzurro, al suo Ideale per quel che era ed è rimasto”. Sonzogno riporta in libreria ben quattro titoli dell’autrice comasca. Si – gn or sì : Renata si innamora e sposa Furio, eroe dell’aviazione. La coppia va in crisi perché lei si innamora di un amico del marito; La casa delle lodole: quando Eva, appassionata di motori, si innamora di un avvocato sposato, il fratello si mette di mezzo per scongiurare lo scandalo; Donna Delizia: una famosa attrice di rivista, corteggiata da militari dell’aeronautica, combatte contro la morale bacchettona; Un a notte a Castelguelfo: Coralla si innamora di un ufficiale di marina ma quando viene scritturata per un film con una star di Hollywood finisce per invaghirsene. A chi le rimproverava di non mutare mai stile, ambientazione, personaggi, rispondeva: “La gente vuole il comfort, ha già troppi problemi: la droga, le tasse, il lavoro…”. Queste trame pressoché immutabili erano il riflesso della sua eccentricità fuori tempo. Liala viveva in una villetta nei boschi vicino a Varese, assistita dalla figlia primogenita Primavera. Sempre truccata, non si sfilava il filo di perle nemmeno dopo cena per vedere la tivù in salotto. Scriveva a macchina e solo il mercoledì, mutuava i nomi dei suoi personaggi dalle riviste di ippica, mandava la domestica dal macellaio con l’autista. Amante delle buone maniere una volta si rifiutò di ricevere un gruppo di lettrici venute apposta dal Sud perché non si erano fatte annunciare da un biglietto. Quando muore a 98 anni nel 1995 (per un ictus, appena uscita dal coiffeur) si fa tumulare addobbata con camicetta e gonna firmati Valentino. Forse per questo la fedeltà delle lettrici, le Lialine le chiamava lei, non è mai venuta meno. La sua stessa vita sembra uno dei romanzi partoriti dalla sua immaginazione. Sposata ancora minorenne a un ufficiale di marina, Cambiasi, si separa da lui per amore di un ufficiale dell’aeronautica, Centurione Scotto, che muore nel 1926 precipitando nel lago di Varese. In seguito si unisce a un altro aviatore, Sordi, suo compagno fino al dopoguerra. Da allora si consacra alla scrittura seriale distillando versioni moderne di Cenerentola. Ne Il vento inclina le fiammelle la protagonista di origini umili grazie all’amore realizza un sogno di ascesa sociale. Eppure non sempre l’agognato benessere equivale alla felicità. Ne La meravigliosa infedele il coté aristocratico è soffocante, in Le briglie d’orola protagonista è inquieta nel mondo altoborghese di un produttore cinematografico da lei amato. Un immaginario decisamente datato ma cedere alla riscoperta vintage della sua estetica kitsch non è più motivo di “discredito letterario.” Mariolina Bertini, autrice di Su Liala, scrive: “La si può amare come Fassbinder amava i più trucidi melodrammi hollywoodiani”.