La Stampa, 10 giugno 2023
Ricordi di Emanuele Pirro
«La vittoria più bella? È come avere 5 figli, vuoi lo stesso bene a tutti, ma la prima non si scorda mai». Emanuele Pirro ha vinto cinque volte la 24 Ore di Le Mans, che oggi festeggia il centenario. Partenza alle 16, arrivo domani alla stessa ora, Ferrari in pole dopo mezzo secolo di assenza. «Il giro d’onore del mio primo successo mi resterà dentro per sempre. Per gustarmi la festa, ho rallentato e costretto tutti ad accodarsi. Avevo un giro di vantaggio e potevo permettermelo: guardavo negli occhi i commissari che sventolavano le bandiere, ho impiegato nove minuti a rientrare ai box. Ne valeva la pena, era il primo titolo per me e per Audi».
Nove minuti per 13 km?
«Sì, l’anno successivo hanno stabilito una regola per evitare nuovi casi del genere. È stata denominata "Lex Pirro"».
Nel 2003 terzo trionfo di fila.
«Sì, ed è finita peggio: mi sono messo in piedi sul sedile, roba che oggi ti toglierebbero la licenza. Ero praticamente fuori dalla macchina. Sono stato convocato in direzione gara e rimproverato. E, con il senno di poi, anche a ragione. Ma dieci anni dopo ho avuto una soddisfazione».
Una nuova regola?
«Un riconoscimento. Davanti a un bicchiere di vino, l’allora direttore della corsa mi ha detto: "Ti ho dovuto rimproverare, però mi è piaciuto quello che hai fatto"».
Perché toccava sempre a lei l’ultimo turno in pista?
«Non credo alla sorte, ma in questo caso mi sono trovato nel posto giusto al momento giusto. L’equipaggio era composto da me, Frank Biela e Tom Kristensen. Abbiamo sorteggiato chi avrebbe disputato la qualifica e ha vinto Frank. Poi altro sorteggio per decidere chi avrebbe fatto la partenza ed è toccato a Tom. Ero deluso. E invece la bandiera a scacchi è stato il momento più bello. Nel 2006, invece, non sarebbe toccato a me finire».
Temevano i suoi festeggiamenti?
«Un po’ sì. A 4 ore dalla fine viene Ulrich (il capo di Audi Motorsport, ndr) e mi dice: "Emanuele, vogliamo darti il privilegio di finire la gara a condizione che non ti stacchi le cinture nel giro d’onore". Ho dato la parola. Peccato, avevo in mente una cosa da stuntman».
Come si guida di notte a oltre 300 all’ora in mezzo a macchine più lente?
«Hai la sensazione che la vita scorra più veloce, come in un film Anni 30, perché vedi in ritardo i punti di riferimento. L’abilità consiste nell’adattarsi e nel prendere le misure».
L’esperienza in F1 non è stata altrettanto positiva: che cosa non ha funzionato?
«Ho disputato una stagione con la Benetton nel 1989 e le due successive con la Scuderia Italia. Nello stesso tempo correvo anche nel Turismo, da dove sono arrivato all’Endurance. Non ho dedicato alla F1 le attenzioni che richiedeva».
La F1 di oggi le piace?
«All’ultimo Monte-Carlo ho notato quanto sono forti i piloti. Sotto la pioggia hanno spinto tanto e sbagliato poco. Poi, certo, i fuoriclasse fanno la differenza, ma avere una macchina vincente ti permette di dare il meglio. Verstappen non sbaglia mai perché guida con una tranquillità che fai fatica ad avere quando sei in difficoltà. Mi spiace per la Ferrari e per Leclerc che non riesce a far vedere quanto è bravo».
Le Ferrari a Le Mans dà una risposta alle critiche?
«Di sicuro sono cresciuti in fretta e sono arrivati al culmine della pole come un atleta arriva al picco di forma alle Olimpiadi».
Alonso ha vinto 24 Ore e Gp di Monte-Carlo. A Indy 500 potrebbe conquistare la Tripla Corona: crede che sia ancora in tempo?
«Se vuole è in grado, ma è una gara imprevedibile. La prima volta che l’ha corsa è stato in testa per 25 giri. Sarebbe una bella storia: sta dimostrando che c’è dell’altro oltre la F1».
La decisione più difficile da commissario di gara?
«La penalizzazione di Vettel in Canada nel 2019. Anche a me avrebbe fatto piacere che Sebastian vincesse, ma quando c’è un rigore va fischiato. Ancora oggi ricevo veleni per quella vicenda».