la Repubblica, 10 giugno 2023
Parla Erling Haaland
No, a vederlo quando ci raggiunge, non è un cyborg e nemmeno bionico. Il sorriso meccanico sul viso liscissimo, quello sì. Pochi minuti prima di parlare con noi, durante l’allenamento al campus del Manchester City cui abbiamo assistito prima della partenza per Istanbul, Erling Haaland sbaglia un passaggio. Allora urla, si accascia, prende il campo a schiaffi.
Perché prendersela tanto per un insignificante errore durante una partitella tra compagni? Beh, perché l’attaccante oggi più forte al mondo insegue la perfezione di un terminator. Del resto, questa è la mentalità assolutista del City, e soprattutto del suo allenatore Pep Guardiola, «che mi aiuta ogni giorno a migliorare», racconta questo Gulliver norvegese, «e questa è una vigilia speciale: l’Inter è una squadra molto forte, ma a noi serve la Champions per coronare una stagione straordinaria. Abbiamo una fame incredibile per il triplete », dopo campionato e FA Cup.
Sarà un caso, ma Haaland fu concepito nello spogliatoio del Leeds dall’ex calciatore della squadra inglese Alfie e la mamma atleta Gry Marita Braut. Oggi, a 22 anni, questo irriducibile vichingo ha già il record di gol segnati in un campionato di Premier League (36), quelli in una partita di Champions League (5, insieme a Messi e Gerd Müller tra gli altri) e in stagione ne ha insaccati 52 in 52 partite. Pure i figli di De Bruyne («che umiliazione per me!») si sono fatti i capelli da valchiria alla Haaland. Ma questo biondo Alien almeno la sera fa yoga e quando lo intervistiamo finalmente tradisce qualche emozione.
Haaland, ma che stagione è stata la sua?
«Ottima, ma preferisco sempre guardare in avanti. La cosa importante è credere in se stessi, godersi ogni giorno da calciatore e affrontarlo con il sorriso».
Riesce a sorridere anche pensando a una partita capitale come contro l’Inter stasera?
«Certo, è stato il sogno di tutta la mia vita. La prima volta che ho visto la Coppa dei Campioni fu a 8 anni nella finale a Mosca tra il Chelsea e lo United di Cristiano Ronaldo, e me ne sono innamorato. Metto la sigla della Champions in macchina e come sveglia la mattina. Ora sogno di alzarla io quella coppa: manca l’ultimo sforzo. Ma l’Inter ci renderà la vita difficile, quindidovremo essere al meglio».
Sente almeno la pressione?
«Sì, lo ammetto. Perché, a parte la Champions, i miei compagni hanno già vinto tutto senza di me.
Sono arrivato al City anche per questo e farò di tutto affinché la squadra trionfi pure in Champions».
Ma lei può ancora migliorare?
«Con il mister proviamo a farlo ogni giorno».
In cosa?
«Vari dettagli del mio gioco e come mi muovo in campo. Ma soprattutto, avrei potuto segnare molto di più quest’anno».
Più delle sue mostruose 52 reti?
«Beh, sì… Ho sbagliato tante occasioni durante la stagione, avrei potuto fare più gol…».
Nelle ultime sette partite però ne ha segnato solo uno.
Preoccupato per la finale?
«No, se ricordate che in 52 partite quest’anno ho fatto 52 gol e 8 assist. No, non sono affatto stressato per questo…».
A inizio stagione avete perso la Supercoppa inglese contro il Liverpool, lei rimase a secco in quella partita e nelle prime settimane ricevette critiche oggi assolutamente lunari, ricorda?
«Sì. Ma infatti voi giornalisti non vi leggo mai, altrimenti uscirei fuori di testa, non sono stupido (ride,ndr ).Ma se ci pensate bene, quelle critiche dopo i due gol falliti in Supercoppa mi hanno fatto molto bene. Di lì ho iniziato a segnare praticamente in ogni partita. Allora mi hanno iniziato a criticare perché facevo troppi gol… È così.
Per me le critiche, anche quelle che faccio a me stesso post match, sono positive perché mi spingono a fare sempre meglio, invece di demoralizzarmi. L’importante è non perdere il sorriso e godersi la vita».
Credeva fosse così facile ambientarsi al City?
«All’inizio hai bisogno di un po’ di tempo, e la pensavo così arrivato a Manchester. Almeno, non credevo sinceramente di segnare così tanto al primo anno. Ma questa squadra mi ha facilitato parecchio perché abbiamo sempre creduto in noi stessi.
E soprattutto abbiamo la stessa attitudine, sin dal primo giorno: niente è impossibile per noi. Ora manca solo l’ultimo passo».
L’altro giorno il suo compagno di squadra Bernardo Silva ha detto che con lei e De Bruyne c’è una “special relationship”.
«Sì, è vero, soprattutto perché mi servono tanti assist (ride, ndr )e mi migliorano di giorno in giorno.
Bernardo e Kevin sono fantastici ma qui tutta la squadra è di livello molto alto…”.
Suo padre Alfie le cucinerà le lasagne, come lei ha rivelato tempo fa, anche prima della finale?
«No (ride, ndr ),papà non ci sarà a Istanbul, quindi dovrò fare a meno di lui».
La Champions per lei significherebbe anche Pallone d’oro?
«Non penso a queste cose. Ora penso solo all’Inter».