la Repubblica, 10 giugno 2023
Intervista a Diodato
Diodato è un ragazzo tranquillo. Almeno apparentemente, con una sua forza calma, che esprime attraverso canzoni che sanno di terra e di aria. Una tranquillità conquistata negli anni, attraverso concerti, successi, premi, dischi, l’ultimo dei quali uscito da pochi mesi, Così speciale .Non è più il ragazzo di Taranto che girava l’Europa in cerca di musica, ma nemmeno il trionfatore di Sanremo 2020: è un cantautore più libero quello che si presenterà a Piazza Maggiore per laRepubblica delle Idee domani sera, prima di raggiungere Taranto, appunto e far partire il suo nuovo tour, dal Medimex il 16 giugno.
«Cambiato? Ho più consapevolezza», dice lui, «ma penso sia normale, si cambia. Oggi vedo piùchiaramente cosa ti può dare il successo, quali sono le possibilità e quali le illusioni. E so che il tour, i concerti, sono il “luogo” in cui voglio stare».
Quindi quello che parte da Taranto, dalla sua città, è un tour importante…
«Spero di sì. C’è il desiderio di tornare alle origini. C’era inquietudine, rabbia, voglia di esprimermi, qualcosa che era più rock sotto certi punti di vista e che oggi è tornata. C’è una maturità diversa, che trova forma nella volontà di tornare a suonare davvero: sul palco siamo in nove. C’è un live senza quasi nessuna registrazione esterna, si sentono solo gli strumenti che ci sono sul palco e questa è una cosa che mi riporta agliinizi, quando di necessità si faceva virtù. Ma oggi è una volontà, anche faticosa, più complessa, ma con un risultato molto soddisfacente».
È quindi anche il punto di equilibrio tra le sue due anime, quella solitaria del cantautore e quella collettiva della band?
«È vero, sono sempre stato un mix delle due cose, ho sempre avuto una dimensione band, e una cantautorale, e non è detto, scherzando, che non arrivi alla fine a una dimensione orchestrale. C’è ilmio folle amore per la musica e per i suoni, soprattutto quelli che sanno di legno, di materia viva. E allo stesso tempo ho bisogno di dare spazio alle mie intimità, alle mie fragilità, in una maniera più solitaria. Questi due mondi a volte si sono scontrati, lo fanno ancora, ma trovo bellissimo cercare un equilibrio, farli mescolare alle volte anche in maniera folle».
Ci sta dicendo che, in sintonia con il cambiamento della musica negli ultimi anni, si è ribaltato quel meccanismo per il quale le opereerano i dischi e i concerti ne discendevano. Ora è quasi l’opposto?
«Per molti versi oggi l’opera è il concerto e non il disco. Io ne sono anche contento, sto meglio su un palco che in uno studio, sento di poter dare di più e meglio. Nei concerti ci sono mille cose in più, è tutto imprevedibile. Si chiama live, vivo, per un motivo, perché hai nelle mani una materia pulsante che vive, questa emozione è molto piu difficile da raggiungere con una registrazione in studio».
Il pop italiano è in una fase di normalizzazione dopo la rivoluzione generazionale degli scorsi anni. Come si trova in questo momento?
«Penso sia anche giusto cogliere tutti gli input che arrivano da fuori. Poi però devi chiederti cosa vuoi tu dalla vita, dalla musica, cosa vuoi che rimanga di te. Quando scrivi fai cose che speri rimangano oltre te stesso, magari ascoltate tra cento anni. Non dico che dei numeri non devi tenere conto, sono stimoli importanti per capire e analizzare quello che succede, poi credo che ognuno di noi debba trovare la sua strada e seguirla con coraggio. Non isolandosi, mi spaventerebbe di più essere un uomo solo nella torre d’avorio con tanti successi ma isolato e triste: io voglio essere felice, voglio che la gente si emozioni ai concerti, ma so che alle volte bisogna uscire dall’autostrada e scoprire delle strade più piccole che ti portano a scoprire dei meravigliosi paesini.
Senza i quali si vivrebbe peggio».
Il tour italiano è importante, ma lei ha suonato in tutto il mondo e continuerà.
«Vengo da un anno molto bello, due tour europei, concerti negli Stati Uniti e in Canada, e sto per andare a suonare anche in Cina. Mi fa felice girare il mondo, ti permette di vedere le cose in maniera diversa e di ridimensionare anche i tuoi problemi…».