Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  giugno 10 Sabato calendario

In morte di Guido Bodrato

Fino all’ultimo Guido Bodrato ha vissuto con tenacia la sua passione politica, nonostante le delusioni dei nostri giorni. Meno di un mese fa aveva scritto su Twitter (utilizzava con disinvoltura le moderne tecnologie), a commento di un intervento del costituzionalista Stefano Ceccanti: «La sua bella relazione sulle riforme della politica (istituzionale ed elettorali) mi fa tornare al Novecento, al realismo della politica e all’illusione della politologia. Vorrei evitare il riflusso autoritario presentato come governabilità e come democrazia del futuro». Qui in sintesi si ritrova tutto il suo pensiero di cattolico democratico votato all’impegno sociale, lo stesso speso in anni lontani accanto a Zaccagnini e nei numerosi incarichi ministeriali. C’è il pensiero rivolto al Novecento come a un tempo di aspri conflitti politici, ma anche di forti convinzioni e di solidi ideali per i quali valeva la pena di battersi senza risparmio.
Si avverte l’inquietudine per il «riflusso autoritario», sempre possibile quando la politica s’immiserisce:ma in Bodrato questo timore non è mai tatticismo cinico, ricerca di un argomento da spendere in un “talk show”. In lui era profonda e sincera la tensione democratica, il desiderio di preservare il fragile equilibrio delle istituzioni, la difesa della centralità del Parlamento. Non stupisce che parlasse di «illusione della politologia»: perché leggeva talvolta in questa scienza qualcosa di arido, una tecnica per arrivare al potere e mantenerlo, più che una via per realizzare un disegno di sviluppo. O per collocare ancora una volta l’uomo al centro, secondo un principio della Chiesa del tutto condivisibile anche dai laici.
Si poteva non essere sempre d’accordo con i suoi punti di vista, come è ovvio, ma era impossibile non riconoscere la sua onestà intellettuale e lo spirito antico con cui viveva la politica come servizio alla comunità e al cittadino. Lui cattolico progressista, maestro di generazioni di giovani che grazie al suo insegnamento si sono avvicinati alla vita pubblica, godeva del rispetto e spesso dell’amicizia di esponenti di quasi tutte le forze: per usare le categorie del Novecento appena richiamate, erano comunisti, repubblicani, liberali, qualche socialista, la sinistra cattolica nelle sue varie articolazioni. Ma anche Berlusconi lo considerava «il più leale dei miei avversari», come gli scrisse in un biglietto. Piero Fassino ne ha ricordato il rigore, che era morale prima ancora che politico. Arturo Parisi ha evocato l’alpino che ora marcia un passo avanti agli altri. Bodrato aveva perso da poco la moglie Irma, cui era legatissimo, e l’altra notte ha come lasciato che il cerchio esistenziale si chiudesse serenamente secondo natura.