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 2023  giugno 09 Venerdì calendario

Claudio Lippi svolta a destra

«Basta con la propaganda dei Fazio e delle Annunziata. Basta con la “kultura” con la k». E già che ci siamo, «meno gay e gaie» in tv che in questi anni hanno lavorato «solo per il fatto di esserlo». Ecco lo spot della nuova Rai sovranista. Ha il volto e la voce di Claudio Lippi, il presentatore a cui il vento di centrodestra potrebbe restituire un programma sulla tv pubblica. «Veramente sto lavorando a due programmi», dice lui, bando alla modestia. Lippi, 78 anni appena compiuti, ieri era Montecitorio, sorseggiava un caffè alla buvette in compagnia di alcuni deputati di Fratelli d’Italia. Poche ore prima, di buon mattino, lo aveva preceduto Massimo Boldi. Lui 78 anni li farà tra un mese. In Transatlantico un capannello di eletti di Forza Italia a salutarlo. «Cipollino!», urla uno di loro. E vai di selfie.
A fare da Cicerone a Lippi c’è Andrea Pellicini, deputato di FdI. «È la prima volta che vengo qui – dice lo showman – è meraviglioso». Mentre passeggia per i corridoi della Camera, piuttosto vuoti com’è solito di giovedì pomeriggio, parla molto. A ruota libera, senza freni. Sentiamo. «Cinque anni fa sia Salvini che Giorgia Meloni mi chiesero una mano: volevano avere un parere, uno sguardo esterno sulla Rai, da chi la tv la conosce». E lei cosa ha detto? «Che ci vuole il sorriso. La Rai deve entrare nelle case degli italiani dicendo ’buonasera’. Con leggerezza e intelligenza, non con la propaganda». Ovvero? «Penso a Fazio e Littizzetto, non ho problemi a far nomi. Se ne sono andati loro. Fazio ha raccontato bugie, dicendo che la pubblicità faceva incassare il triplo di quanto costava il programma. Ma se costava 450 mila euro a puntata, incassava 1 milione e 200 mila di pubblicità? Ma dai...».
Per Lippi «Fazio è stato un farabutto: lui e la sua sorellina avevano già pronto un contratto milionario con Discovery. Ma sa che c’è? Basta pigiare il nove sul telecomando per vederli ancora, qual è il problema?». A sentir Lippi la loro tv, come quella di Lucia Annunziata, non s’ha da fare: «Propaganda, “kultura” con la k. Ora basta. L’ha vista l’intervista alla ministra Roccella? Cattiva, aggressiva. Non è Rai quella». Si avvicina qualche deputato che lo riconosce, lui sorride e stringe mani. Ha una battuta per tutti, anche se non riconosce nessuno. Tutto mestiere. E poi, giura, la politica la segue. «Giorgia la conosco. È così generosa: ha rinunciato prima alla sua gioventù e ora alla famiglia per fare quello in cui crede. Anche il compagno è una brava persona». La Rai, spiega Lippi, deve avere un po’ il volto di «Giorgia», figlia della borgata. «Serve un linguaggio popolare. Giorgia è una “popolana di Garbatella”. Ha vinto le elezioni parlando agli italiani e alle italiane. Serve quel linguaggio lì». E se le opposizioni dovessero accusare la maggioranza di occupare la Rai, facciano pure: «Quali opposizioni? Litigano tutte. Il Pd prende ancora il 20%, incredibile. Ma chi li vota? Boh. Calenda si mette nelle mani di Renzi. Sembrano il gatto e la volpe. Poi, sinceramente, Calenda può fare politica? Al massimo può fare l’opinionista al bar».
Alla presentazione dei palinsesti Rai manca poco meno di un mese, ma Lippi ha le idee chiarissime: «Un programma, in prima serata su Rai1, lo vorrei chiamare “Condominio Italia”. Parliamo di cause condominiali: quanto tempo, denaro e bile costano. Forse è meglio risolverle con un aperitivo fra condomini, no?». Lo dice col sorriso di chi ha lo share già in tasca e non ammette fallimento. Due mesi fa, ospite di Rai1, domandò a un ragazzo di colore: «Ma è italiano? Allora non è un primate».
Ma torniamo ai programmi. Due, dicevamo. «L’altro è “Ieri, oggi”, un vecchio format che parla di televisione, con spezzoni d’archivio». Lippi giura che «è il momento di portare il talento in Rai». Obiezione. «Certo, finora non è andata così. Casalino, per esempio, si crede un grande ufficio stampa?». Ma che c’entra Casalino adesso? «Stefano Coletta, il direttore che per fortuna non c’è più, ha fatto lavorare gay e gaie solo per il motivo di esserlo. Tanti e tante che non avevano alcuna competenza, la Rai usata per fare coming out. Ma le pare? Allora anche noi etero dovremmo fare coming out, no? Vabbè, basta adesso, o dirà che sto delirando...». Difficile dargli torto.