Corriere della Sera, 8 giugno 2023
Come funziona il visore di Apple
L’iPhone non è stato il primo smartphone così come il Vision Pro non è il primo visore. Ma, proprio come Apple è riuscita nell’impresa di dettare la sua linea in una nuova categoria di prodotto nel lontano 2007, il visore presentato a Cupertino durante la Wwdc – la conferenza dedicata agli sviluppatori – ha tutto il potenziale per replicarne il successo in un settore, quello della realtà aumentata o virtuale (in una parola, mista) che stenta a decollare. Di tempo per studiarlo e perfezionarlo ce n’è: arriverà sul mercato americano non prima dell’inizio del 2024.
Se il primo segreto dell’iPhone è stato il dito, quello del Vision Pro sono gli occhi. Abbiamo dato una prima occhiata a questa interfaccia che permette di selezionare e aprire applicazioni, di spostare finestre, scrivere, navigare su Internet, rispondere a chiamate e selezionare un film semplicemente puntando lo sguardo e pinzando indice a pollice. Non serve nessun controller nella realtà mista pensata da Apple, proprio come non serviva nessun pennino nello smartphone che aveva ideato Steve Jobs.
Le nostre mani e i nostri occhi sono costantemente monitorati da 12 telecamere e dai più svariati sensori, tra cui scanner laser e illuminatori per quando c’è poca luce. I nostri movimenti, raccolti dai sensori, vengono rielaborati e trasformati in comandi in un’esperienza che risulta fluida e naturale. Il tutto mentre il visore continua ad analizzare la realtà circostante per riprodurla dettagliatamente all’interno delle lenti. Qui sono posizionati due schermi microOled con 23 milioni di pixel ciascuno che proiettano immagini ogni 12 millisecondi grazie al lavoro congiunto di due chip: il nuovo R1 e l’M2, lo stesso che si trova sui Mac.
Guardando al design, Vision Pro da vicino risulta decisamente elegante (ma su questo fronte Apple è specialista): un mix di vetro e alluminio sapientemente messo insieme per formare una maschera ergonomica che si incastra perfettamente sul volto – e non è pesante da tenere addosso – grazie anche alla fascia in tessuto che avvolge la testa, elastica e che si regola attraverso una rotellina. Una seconda fascia passa sulla testa da destra a sinistra e si stringe con un velcro.
C’è anche un secondo segreto nella ricetta del successo di iPhone e che potrebbe essere ereditato dal Vision Pro: il ricchissimo catalogo di applicazioni e le tantissime idee che gli sviluppatori continuano a trasformare in servizi, giochi, strumenti. Grazie al sistema operativo VisionOS, tutto il patrimonio dell’App Store verrà trasportato anche nella realtà mista.
Manca comunque, ad oggi, ancora la risposta alla domanda: «A cosa mi serve questa tecnologia?». Apple punta tutto su produttività e fruizione di contenuti multimediali. Non cita il gaming, che per gli altri concorrenti – in primis Meta di Zuckerberg con i suoi Quest – risulta al momento la risorsa più importante soprattutto se parliamo di realtà virtuale. Lo stesso dubbio sembrano avercelo i mercati: le azioni Apple all’annuncio di Visual Pro hanno raggiunto la quotazione record di 184,95 dollari, per poi chiudere con il titolo in calo dello 0,75 per cento a fine giornata. Un punto a sfavore sembra rappresentato anche dal prezzo, altissimo: si parla di 3.499 dollari. Se da una parte questo listino potrebbe rappresentare un limite alla sua diffusione, c’è chi – come Bank of America – prevede già la vendita di 1,5 milioni di unità nel primo anno di vita del visore. Ampliando la prospettiva, possiamo fare una riflessione: quanti, solo 15 anni fa, avrebbero pensato che sarebbe diventato quasi normale spendere oltre mille euro per un iPhone?