Corriere della Sera, 7 giugno 2023
Italo Bocchino e la chirurga estetica Giusi Ricci si sposano
Italo Bocchino, ha conosciuto la chirurga estetica che sposa il 10 giugno mentre faceva un ritocco, una punturina?
«I ritocchi sono arrivati dopo. Ci siamo conosciuti a una cena a casa mia. Un’amica mi chiede se può portare la sua dottoressa specialista in medicina estetica e io: sì, se non è una rifattona. Appena l’ho vista, ho dato ragione ai neuroscienziati: per innamorarsi, bastano sei millisecondi».
Italo Bocchino, 56 anni, pareva sparito dal 2013. Fu tra i potenti di una stagione ruggente del centrodestra, ammiraglio di Gianfranco Fini, la cui disfatta consegnò anche lui all’oblio. Da nove anni è direttore editoriale del Secolo d’Italia e, da quando è al governo Giorgia Meloni, è riemerso dal passato a battagliare nei talk show in forma smagliante, la faccia intatta e riposata (chiedo: quanto le è mancato il potere? Lui: «Il potere è un animale strano: se ce l’hai, lo maledici per il tempo che ti toglie. Se lo perdi, è come stare a San Patrignano: i primi mesi, batti la testa contro il muro»). Bocchino aveva furoreggiato anche in cronaca rosa per il divorzio dalla produttrice Gabriella Buontempo, i pettegolezzi sul presunto tradimento con una ministra e, prima che tutto precipitasse, la moglie che diceva a Novella 2000 «ha scelto me» e lui da Fabio Fazio che rispondeva «come marito e come padre, ho il dovere di chiedere scusa». C’erano poi state la storia con una giovane pianista, il flirt con Sabina Began, detta «l’ape regina di Berlusconi». Da sei anni, Bocchino è fidanzato con la dottoressa Giuseppina Ricci, 44 anni. Questa è la prima volta che raccontano il loro amore.
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Quella sera, il colpo di fulmine è reciproco?
Giuseppina: «Totalmente».
E dopo che succede?
Italo: «Il giorno dopo, mi apposto sotto il suo studio e la invito per un aperitivo. Due giorni dopo, lei andava a Bologna per un convegno e l’accompagno in stazione. Quand’è partita, mi sono detto che, alla mia età, non si può perdere tempo. Sono andato a Bologna e mi sono fatto trovare nella sua stanza d’hotel».
Come ci è entrato?
«Il difficile è stato scoprire l’albergo. Poi, è bastato dire alla reception che ero suo marito e chiedere la chiave della camera. Mi sono fatto trovare mentre leggevo un libro e ascoltavo Tchaikovsky».
Non ha temuto che lei si spaventasse o la cacciasse o di trovarla con un altro?
Italo: «Certe cose le senti, le capisci».
Giuseppina: «Si vede che il rischio valeva la pena».
A che punto della vostra vita sentimentale eravate?
Italo: «Io, dopo la separazione, oltre che a ritrovare un’identità dopo quasi 30 anni di politica, avevo investito il tempo sulle mie due figlie. Avevo avuto delle relazioni di banale consumo, ma desideravo una coppia stabile».
Giuseppina: «Io ero separata da due anni e dopo qualche incontro poco convincente, avevo appena deciso di non volere nessuno».
I neuroscienziati dicono anche che l’innamoramento si esaurisce in tre anni.
Giuseppina: «Abbiamo passato tutte le fasi, incluso superare una crisi. Io ho due figlie di 14 e 15 anni, Italo ne ha due di 20 e 21. A un certo punto, ci eravamo messi tutti in una sola casa, le ragazze si piacevano, ma il Covid ci ha sderenati».
Italo: «Erano in quattro in Dad, io che lavoro da casa. E Giusi, straordinaria, che era andata nella Bergamo delle bare da Covid da medico volontario. Dopo, però, siamo tornati ad avere due case, ma vicine. A me è sembrato giusto per salvaguardare la genitorialità di una mamma con figlie appena diventate adolescenti».
Giuseppina: «Comunque, Italo si ferma spesso a dormire da noi, le ragazze lo adorano. E siamo sempre in campagna insieme nei weekend».
Italo: «Innamorarsi alla nostra età non è come farlo a 30 anni, quando cerchi il circo a tre piste, trapezisti, domatori, ballerine. Io cerco la serenità e avendo trovato una relazione completa, se la perdo, sono un cretino. Noi abbiamo scelto d’invecchiare insieme».
Giuseppina: «Durante la crisi, a riavvicinarmi a Italo è stata l’immagine di noi vecchi, coi cappelli di paglia, mano nella mano a Parigi».
Per chi vota Giuseppina?
«Le ultime volte, ho votato 5Stelle, ma ho un legame singolare col Movimento Sociale: il primo voto, nel ‘93, l’ho dato a Gianfranco Fini sindaco di Roma, cosa che incrinò il rapporto con mio padre, che aveva fatto il ’68 con Lotta Comunista. Per due anni, non ci parlammo, dovetti andare a vivere da una zia. Ora, non le dico quanto mi preoccupava dirgli di Italo. Alla fine, le mie tre sorelle hanno organizzato una cena, gliel’ho confessato e lui: almeno è intelligente».
Italo: «Pensi che storia: si fa cacciare di casa per votare Fini e, sabato, Fini ci sposerà con la fascia tricolore».
Giorgia Meloni ci sarà?
Italo: «No: abbiamo rapporti politici, ma non ci frequentiamo. Siamo generazioni diverse».
Si è messo in ginocchio per la proposta di nozze?
Italo: «Ho fatto tutto per bene. Ho scelto l’anello con la figlia maggiore di Giusi, da Eleuteri: una veretta Tiffany anni ’60, con brillanti brown. Gliel’ho data a una festa di Natale, davanti al camino acceso, con le quattro figlie presenti, che già sapevano».
Dove vi sposate?
Italo: «A Ronciglione, nel Viterbese, chef quel pazzo di Gianfranco Vissani. Lì passiamo sempre i weekend in un casale bucolico in un parco di noccioli, castagni...».
Giuseppina non teme l’indole da seduttore di Italo?
«All’inizio, ero un po’ gelosa, sapevo che aveva avuto donne bellissime. Ora, so che la gelosia non ha senso, ma nel famoso periodo di crisi, ero arrivata a farlo seguire da un investigatore privato».
Italo: «Ha buttato via i soldi. C’è uno che, per un mese, per seguirmi, ha mangiato nei migliori ristoranti a spese di Giusi».
Giuseppina: «Un giorno, l’ha beccato a pranzo con una sua ex dello spettacolo. Lei, appena ha visto Italo, se l’è sbaciucchiato tutto, ma poi hanno parlato da semplici amici. L’investigatore, al tavolo accanto, sentiva tutto. Dopo, Italo viene da me con segni di rossetto dalle orecchie alla camicia. Forse, senza detective, non avrei creduto che non era successo niente».
Italo: «Ormai, abbiamo i codici dei telefoni dell’altro ed è una libertà pazzesca».
Italo, quali ritocchi le fa la sua futura moglie?
«Ogni tre settimane, sono costretto a stendermi sul suo lettino per un’ora e mi fa trattamenti che non capisco e di cui non chiedo. Medicina rigenerativa, comunque. Soprattutto, il suo lavoro è difendere i miei capelli».
«Invidiabile capigliatura d’incontaminata tonalità» ha detto Antonio Padellaro.
«Pure Andrea Scanzi mi accusa di averli tinti. Invece, faccio il Prp: punture di plasma ricco di piastrine ottenuto centrifugando un prelievo di sangue. Giusi me lo inietta su testa, viso, collo, ovunque. Ne fa una questione di marketing familiare: io vado in tv e, se la gente mi vede invecchiato, ci fa lei una brutta figura».
In principio, si è prestato volentieri o era scettico?
«Avevo un pregiudizio perché in giro si notano solo gli eccessi della medicina estetica. Ma Giusi dice che quella fatta bene non si deve vedere: la gente deve pensare che hai il viso riposato o che sei innamorato».