il Fatto Quotidiano, 7 giugno 2023
Intervista a don Stefano Caprio. Dice che Putin firmerebbe una tregua subito perché teme Prigozhin come avversario
“La pace si fa se si convince Zelensky, Mosca non vede l’ora di chiudere e il Vaticano, che ha da sempre un buon rapporto con i russi, con cui condivide la difesa dei valori tradizionali, ha mandato a Kiev il cardinale Zuppi, che a capo dei vescovi italiani rappresenta anche uno dei Paesi europei meno ostili a Putin”. Don Stefano Caprio in Russia ha vissuto dal 1989 ai primi anni Duemila, ha visto la perestrojka e insegnato a Mosca Teologia per vent’anni. Dà lezioni al Pontificio Istituto Orientale ed è ottimista sulla pace.
Don Stefano, Zelensky ha ribadito a Zuppi di non volere la tregua, ma una pace alle condizioni ucraine.
Zelensky non può fare altro che tenere il punto per tenere i fili dell’Ucraina, ma il solo fatto che accetti questi incontri, dal Papa a Zuppi è significativo. Perché seppure Zuppi non gli avrà chiesto di fermare la controffensiva, magari gli avrà chiesto di evitare stragi e conseguenze terribili. Il punto è creare un “clima” di pace, termine usato anche dal cardinale Parolin.
Come legge la visita a Bucha del cardinale Zuppi?
È legata alla compassione, alla necessità umanitaria.
Ma Putin quell’eccidio lo nega e la Chiesa così fa crollare la sua equidistanza.
Per quanto lo neghi, lì l’eccidio c’è stato. Andare a Bucha è dire agli ucraini che sono loro i massacrati.
Lei che conosce Mosca, come crede reagirà a questa visita?
Guardi, i russi hanno un rapporto con il Vaticano anche migliore di quello degli ucraini. Kiev da anni è infastidita con la Santa Sede che non ha condannato direttamente la Russia. Mosca invece, almeno il patriarcato, la parte ecclesiastica, ma anche quella politica sa che la Chiesa non vuole rompere con la Russia. E questo nel mondo occidentale è abbastanza un’eccezione.
Zuppi incontrerà Kirill?
Il filo con Kirill è rimasto. E lì c’è la questione: il Patriarca continua a giustificare la guerra come scontro di civiltà, anche religioso, oltre che culturale: l’Occidente vuole distrugger i valori che la Russia detiene. Il Papa è l’unico che in Occidente può dire che questi valori sono comuni. Il suo è un lavoro sulle motivazioni territoriali, ma molto anche culturali, storiche e religiose. E Zuppi è la persona adatta.
Zuppi in doppia veste?
Il cardinale è anche membro della Comunità di Sant’Egidio, che negli anni passati ha dato riconoscimenti a Putin, a Kirill e a tutta la dirigenza russa. È un’agenzia diplomatica alternativa non filo-russa, ma apprezzata in Russia.
Perché la Santa Sede non vuole rompere con la Russia, nonostante Putin?
La variante putinista dell’idea russa di proporsi come difesa dei valori cristiani nel mondo, pur non essendo la variante che la Chiesa cattolica sostiene, ha motivazioni che non ci sono estranee. Con Benedetto XVI c’erano i valori non negoziabili e c’era il cardinal Ruini che oggi apparirebbe come un putinista estremo.
Qual è l’obiettivo di Putin?
Coinvolgere i cattolici in una restaurazione dei valori tradizionali, cosa che i russi fanno fin dagli anni 90, dopo 80 anni di ateismo. Kirill l’ha ottenuto in modo simbolico con la restituzione delle reliquie. La Chiesa ha vinto la sua guerra.
Per questo la Chiesa può fare da grimaldello per la pace?
Certo, l’Ucraina è terra di scontro: ortodossia e cattolicesimo, Oriente e Occidente. Gli ucraini hanno voluto una Chiesa autocefala, pensata da Poroshenko, dalla politica. Ora che gli ortodossi litigano tra di loro, il Papa tiene i rapporti con tutti. Da qui la mediazione.
La visita a Mosca è vicina?
Sì, la visita a Mosca si fa non appena Kiev darà l’ok. Che l’arrivo di Zuppi in Ucraina avvenga mentre parte la controffensiva è un’indicazione importante. Kiev dice di voler riconquistare i territori presi dai russi: non ci arriverà. Ma otterrà molto e potrebbe trattare.
Putin sarebbe umiliato.
Sì, ma piuttosto che continuare, firmerebbe oggi la tregua. Il rischio è che le prossime elezioni le vinca Prigozhin, come in Ucraina potrebbe vincerle il capo di Stato maggiore Zalužnyj. Meglio chiuderla prima. E la Chiesa c’è.