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 2023  giugno 07 Mercoledì calendario

Le bufale di Pietro Orlandi

La mia intervista su ItaliaOggi all’ex carabiniere Antonio Goglia per la sua tesi che in una stanza del sotterraneo di Castel S. Angelo «dovrebbero trovarsi resti umani» compresi quelli di Emanuela Orlandi (e Mirella Gregori) ha fatto un botto su un sacco di media, che continua ancora. Pubblicata il 2 giugno su ItaliaOggi, appunto, è stata ripresa da molti giornali, agenzie e tv: Ansa, Adn Kronos, Repubblica, Leggo, Libero, il Giornale della Città, il Fatto quotidiano, Mantova Uno, Giornale di Brescia, Canale 5, La7, Money, Zazoom, Radio Roma Capitale, Entilocali-online, Rai Televideo, Gazzetta del Sud, ecc. Per non parlare del dilagare sui cosiddetti social. Stranamente però, come se ubbidissero in blocco a un ordine di scuderia, nessuno cita l’autore dell’intervista, cioè il sottoscritto, e il mio avere pubblicato di recente il mio quarto libro sul mistero Orlandi (Emanuela Orlandi Il rapimento che non c’è, Baldini+Castoldi editore). Chi mi nomina lo fa solo per riportare le critiche ingiustificate e malevole di Pietro Orlandi contro di me e Fabrizio Peronaci, giornalista del Corriere della Sera, accusati entrambi di presentare come verità le nuove «rivelazioni» man mano che entrano in scena nell’ormai 40ennale mistero Orlandi.
A parte il fatto che io con i miei libri e con le mie inchieste giornalistiche ho SEMPRE smontato da anni e anni TUTTE le nuove «rivelazioni» e annessi «supertestimoni», Pietro Orlandi dovrebbe prendersela invece coi mass media che ogni volta presentano come «rivelazioni» di «supertestimoni» quelle che sono solo affermazioni, illazioni o «testimonianze» chiaramente fasulle di gente vogliosa solo di apparire e sentirsi importante. Pietro dovrebbe prendersela con la famosa telefonata anonima di «Chi l’ha visto?» del settembre 2005, che ha dato vita al grottesco tormentone, durato ben sette anni, di Emanuela (e fors’anche Mirella) sepolte assieme a Renato De Pedis, l’asserito boss della banda della Magliana. Tormentone avallato in pieno da Pietro, fino alla pretesa di assistere il 12 maggio 2012 all’apertura della bara di De Pedis, pretesa non assecondata.
E a proposito di sepolture, Pietro dovrebbe prendersela anche con se stesso per avere lanciato sospetti e accuse contro il Vaticano: 1- per le ossa umane (vecchie di secoli!) trovate sotto la Nunziatura Apostolica di via Po; 2- per la famosa tomba nel cimitero Teutonico del Vaticano sospettata di contenere i resti di Emanuela (senza quelli di Mirella, questa volta…); 3 – per il fatto che tale tomba è stata trovata vuota (ovvio, dopo secoli); 4 – per il fatto che sotto la tomba è stata trovata una grande stanza vuota; 5 – per avere lanciato di recente insinuazioni e accuse a carattere sessuale anche contro papa Wojtyla; 6 – infine, per avere lanciato la «pista inglese» supportandola con una lettera a firma dell’arcivescovo di Canterbury al cardinale Ugo Poletti, all’epoca vicario del Papa a Roma. Lettera puntualmente rivelatasi falsa come era evidente già a prima vista.

L’ex carabiniere Goglia ha detto chiaramente che la sua è solo una tesi, che, come tutte le tesi andrebbe dimostrata. Tanto più che nella lettera ai magistrati e nell’intervista ha detto «dovrebbero trovarsi resti umani»: dovrebbero, verbo al condizionale. Ovvero: contrariamente a quanto affermato da Pietro Orlandi, Goglia NON ha mai detto che la sua è la verità, anche se lui forse ne è convinto. E, a quanto mi ha scritto e detto lo stesso Pietro, pur criticando Goglia NON è vero che ai giornalisti ha dichiarato che «è uno che racconta frottole», come invece riportato da vari giornali. Ha solo definito «pura follia» le dichiarazioni di Goglia. Ma se queste sono «pura follia», cosa sono le «piste» altrui sempre avvalorate da anni e anni da Pietro e le sei «piste» lanciate da lui elencate poco fa?
Ci giunge voce che Pietro dopo le sue infelici sparate su Wojtyla sia stato duramente contestato da un abitante in Vaticano in modo decisamente volgare. E che comunque cominciano a non essere pochi quelli che non ne possono più delle sue continue «piste» e accuse contro il Vaticano, comprese quelle rivolte agli ultimi tre papi in blocco di «sapere e tacere la verità» sulla sorte di Emanuela. L’affacciarsi dell’insofferenza e contestazione esplicita avrebbe sorpreso e molto contrariato Pietro, fino a stressarlo perché abituato da molti anni a essere sempre e solo applaudito e conteso da giornali e tv. Anche nella cerchia a lui vicina comincia a esserci chi dice di non riconoscerlo più. Alcuni giornali capovolgendo la realtà hanno scritto che Goglia è stato «raggiunto da ItaliaOggi», quando invece è vero l’esatto contrario: è Goglia che mi ha «raggiunto», mi ha cioè cercato lui, perché gli avevo dato voce già 11 anni fa per un’altra sua tesi, basata sugli stessi elementi di quella recente. E mi ha cercato con insistenza fin dalla prima metà del mese scorso. Oltretutto: perché mai ItaliaOggi e io avremmo dovuto «raggiungere» Goglia?