la Repubblica, 6 giugno 2023
Il tesoro di Gianni Clerici donato alla Cattolica
Il suo ultimo gesto bianco fu scivolare fuori dalla vita, esattamente un anno fa. Ma i grandi tesori non finiscono così, nella banalità della morte. Quello di Gianni Clerici, il nostro scriba , l’inimitabile principe del tennis e della scrittura, era uno scrigno pieno di parole, le sue e quelle che lo nutrivano. Un tempo lo avremmo definito archivio, però nel caso di Gianni sarebbe riduttivo. Bisogna invece immaginare una miniera d’oro piena di carta, dove le pepite sono i libri, i quaderni di appunti, i taccuini, i manoscritti, le poesie, le fotografie, le note di viaggio, le diverse stesure dei suoi romanzi, i vecchi giornali, le riviste. E poi quell’infinita dichiarazione d’amore di sua moglie Annamaria che lui chiamava Marianna, perché le parole sonoun gioco: cioè tutti gli articoli di Clerici che la sua sposa ritagliava e conservava in ordinati libroni, anno per anno. Aveva cominciato a farlo la mamma di Gianni. Un corpus memorabile che comprende anche la famosa “libreria di tennis”, unica al mondo. Tutto questo materiale è stato donato dalla famiglia Clerici all’Università Cattolica di Brescia, in particolare al centro documentazione e ricerca Raccolte Storiche dell’ateneo lombardo diretto dal professor Andrea Canova. Undici bancali, oltre cento scatoloni: entro pochi mesi, la Donazione Clerici sarà a disposizione di studiosi, studenti e lettori, perché i grandi tesori non devono restare in cassaforte.
«Papà teneva tutto, era un collezionista nato» racconta la figlia Carlotta. «Nel suo studio abbiamo trovato testi corretti a mano da Giorgio Bassani e Mario Soldati, i taccuini delle interviste, i libri che leggeva per scrivere i suoi, alcuni incipit di romanzi che non hanno visto la luce e naturalmente le diverse versioni dei suoi testi. Credo se ne possa ricavare una sorta di “metodo Clerici” prezioso per i giovani, compresi, forse, i suoi aspiranti colleghi di domani».
Quando non era in giro per ilmondo Gianni lavorava nel meraviglioso studio a vetrate sul lago di Como, il luogo che oggi in qualche modo si trasferisce a Brescia. Era, di fatto, quasi un museo. «Per noi si tratta di un dono incomparabile, ottenuto grazie alla fondamentale mediazione del prof. Francesco Rognoni, ordinario di Letteratura inglese e angloamericana», spiega PierangeloGoffi, responsabile della biblioteca della Cattolica di Brescia. «Si tratta di oltre mille libri, e delle preziose carte di uno dei più grandi giornalisti di sempre. Ce ne prenderemo cura, ne faremo oggetto di studio e ricerca, come meritano».
Uomo di smisurati orizzonti, animato da un’inestinguibile curiosità oltre che da un’innata classe ed eleganza, Gianni Clerici sarebbe certamente felice che il suo tesoro non soltanto non vada disperso, ma si conservi più vivo che mai. Vi si scopre tutta la preparazione che un lavoro ben fatto richiede. Giornalismo, sport, letteratura: senza steccati, solo bellezza. «Io non sono un appassionato di tennis, però nei testi di mio padre cercavo soprattutto uno sguardo sul mondo» racconta il figlio Luigi che diGianni fu, anche, “assistente tecnico” e talvolta dattilografo: «Lo aiutavo come potevo col pc, e c’era da diventare matti perché i computer e la rivoluzione digitale non erano proprio il suo forte. A volte accadev a che papà mi dettasse i pezzi ed era comunque uno spettacolo seguire l’avventura delle sue parole proprio lì, in quel preciso momento, mentre nascevano».
Molti degli oggetti appartenuti a Gianni si trovano già nella Hall of Fame di Newport, ad esempio la sua famosa collezione d’arte, ma il corpus bresciano non sarà da meno. Sarà la chiave per entrare nelle stanze del nostro amato scriba , ammalianti di capoversi e fantasia, dove la luce delle parole rischiarerà ancora per molto tempo i giorni e i ricordi.