la Repubblica, 6 giugno 2023
La controffensiva ucraina, spiegata bene
Fonti russe, americane e ucraine – ma quelle ucraine sono abbottonatissime e non ammettono quasi nulla – dicono che la tanto attesa controffensiva dell’Ucraina per riconquistare territori occupati dai soldati di Mosca è partita nell’Est e nel Sud dell’Ucraina, nelle regioni di Donetsk e di Zaporizhzhia. La Difesa russa è quella che parla di più, perché non è obbligata a coprire sotto una coltre di segretezza quello che sta accadendo, e dichiara che truppe ucraine a bordo di mezzi corazzati hanno provato ad avanzare in cinque settori del fronte. È anche però la fonte meno affidabile e i suoi aggiornamenti vanno presi con un certo grado di scetticismo. Ha subito annunciato che «l’offensiva su larga scala nemica» è stata fermata ma si tratta di un annuncio perlomeno prematuro, considerato che la campagna ucraina è stata pianificata per durare molti mesi. Altre fonti russe, soprattutto gli analisti che commentano ora per ora il conflitto sui canali Telegram specializzati, riconoscono che i nemici sono riusciti a conquistare terreno. E se lo riconoscono anche loro, vuol dire che c’è del vero.
Gli ucraini non tentano di aprire una singola breccia nella linea di difesa dei soldati russi, non cercano il grande sfondamento, ma sondano con assalti limitati in punti diversi del fronte per capire dove i militari di Mosca – che hanno avuto tutto l’inverno per prepararsi – sono più deboli. In gergo militare anglosassone si chiamano missioni di “reconnaissance in force”, e sono un ibrido tra un attacco, una ricognizione e una manovra diversiva. Cominciano a circolare anche video di mezzi ucraini distrutti e si capisce che non si trattava di grandi azioni di massa. Siamo alla fase degli assaggi. Se trovano il punto giusto possono fare irruzione dietro alla prima linea di fortificazioni, spingere via i russi e arrivare alla seconda. E poi alla terza e così via. Nessuno può fare previsioni sulla durata dell’operazione e su chi vincerà.
L’intenzione dell’esercito di Kiev è replicare il successo travolgente della liberazione della regione di Kharkiv nel settembre 2022, quando i soldati riuscirono a scoprire un punto debole nel fronte russo, a Balakliya, entrarono in velocità da lì e poi dilagarono nel resto della regione coprendo cento chilometri in meno di tre giorni mentre i russi in panico abbandonavano le trincee dappertutto per nonfarsi prendere alle spalle. Ma per ripetere quella vittoria è necessario scoprire dove i soldati russi sono più vicini al punto di cedimento e per quanto a Kiev ci sia stato un enorme lavoro preparatorio con immagini satellitari, ricognizione aerea e informatori a terra, soltanto la prova a terra può dare una risposta. E quindi è il momento degli assalti limitati. Forse il presidente Zelensky vorrebbe sfruttare la suggestione del D-Day, il 6 giugno del 1944, quando le forze alleate sbarcarono sulle spiagge della Normandia e riuscirono a creare una solida testa di ponte per liberare l’Europa dai nazisti, ma in questo caso le circostanze sono diverse: non c’è una Omaha Beach da prendere, c’è da trovare un passaggio in un terreno piatto, senza ripari e coperto di mine che fila per decine di chilometriverso la Russia a Est e verso il mare a Sud.
Un punto interessante: nei video che circolano si vedono i mezzi corazzati forniti all’Ucraina dai governi alleati, gli stessi che finora erano stati tenuti da parte per la controffensiva. La loro presenza sul campo è il segno che le truppe fanno sul serio. La Difesa ucraina però dice soltanto che «stiamo passando a operazioni offensive» ed è un modo laconico per annunciare la controffensiva, ma anche questo silenzio è indicativo. Anche nei primi giorni dell’offensiva per riprendere la regione di Kherson nell’agosto 2022 il governodi Kiev aveva deciso dinon dare informazioni.
Su una carta dell’Ucraina la controffensiva ha l’aspetto di due grandi frecce: una che spinge da Ovest verso Est nella zona di Soledar e Bakhmut nel Donbass e l’altra che va da Nord verso Sud nell’area di Novodonetsk e di Velyka Novosilka, due piccoli centri sul fronte meridionale.
Se questa seconda freccia ucraina proseguisse, tanto per dare un’idea, arriverebbe fino alla costa nelle città occupate di Mariupol e di Berdyansk. Vorrebbe dire arrivare al mare e tagliare il corridoio di terra largo circa novanta chilometri che unisce la Russia alla Crimea. Senza quel corridoio, la presa di Putin sull’Ucraina e sulla Crimea in particolare diverrebbe debole. E intanto su al Nord, in territorio russo nella regione di Belgorod, la milizie russe filo ucraine continuano a combattere, a creare il caos e a essere il diversivoperfetto.