La Stampa, 6 giugno 2023
Silicon Valley salvata dall’algoritmo
«Questa cosa non andrà da nessuna parte». Così nel 2018 dissero alcuni investitori a Cristobal Valenzuela. L’ingegnere cileno, di stanza a New York, aveva appena fondato Runway ML, start-up nel campo dell’intelligenza artificiale e cercava fondi per dare un impulso alla sua creatura. A quasi cinque anni da quella risposta scoraggiante, la Runway ML, che produce immagini da testi con Stable Diffusion, vale 500 milioni di dollari e prospera. La storia di Valenzuela non è l’eccezione, tutt’altro.
Al massimo l’anomalia è che Runway ML ha sede a Brooklyn e non nella Silicon Valley.
Qui, nella zona che circonda San Francisco, l’interesse per le ricerche, lo sviluppo e l’applicazione su larga scala dei software legati all’intelligenza artificiale sta dando respiro e nuova freschezza al regno dell’hi-tech statunitense dopo un anno difficile fra ondate di licenziamenti, crisi delle criptovalute, timori di recessione, tracollo della Silicon Valley Bank e contrazione del mercato pubblicitario.
Tutti segnali negativi che hanno annerito l’umore di informatici e ingegneri ma non spaventato i “venture capitalist” che hanno continuato a pompare denaro fresco nelle start-up dell’intelligenza artificiale.
I dati diffusi da PitchBook rivelano che nel solo mese di maggio da privati e fondi sono arrivati 11 miliardi di dollari nelle casse delle società californiane, un aumento dell’86% rispetto al maggio del 2022. Complessivamente nel 2023 sono stati investiti oltre 12,5 miliardi di dollari nel comparto dell’IA a fronte di una spesa di appena 4,5 miliardi nel 2021. Dal 2020 ad oggi gli investimenti dei “venture capital” sono cresciuti del 425% nella cosiddetta intelligenza artificiale generativa e un imprenditore del ramo ha raccontato al Financial Times di non riuscire più a tenere il passo con le offerte di finanziamento che riceve: “Una volta discutevamo con appena tre investitori, oggi siamo inondati da proposte da oltre 20 gruppi”.
Non esiste ormai azienda che non citi nei suoi report agli investitori la parola magica IA e non ne decanti le potenzialità per moltiplicare profitti e successi. Moderna – la società farmaceutica cui si deve in parte il vaccino anti Covid a sequenza mRna – ha citato gli studi e i progressi fatti grazie all’AI in una recente conversazione con analisti. Nvidia – regina nel campo dei chips e semiconduttori applicati anche ai videogiochi –la scorsa settimana ha sfiorato il valore di mille miliardi di dollari posizionandosi appena dietro ai colossi come Amazon e Alphabet.
Il motivo di tutto questo interesse sta nel successo di ChatGPT che ha innescato dall’autunno del 2022 una competizione fra aziende rivali che oltre a essere un volano d’affari è anche finita per accendere i riflettori della Casa Bianca per i timori dell’impatto che lo sviluppo senza controllo dell’IA potrà avere sulla società.
Colette Kress, capo finanziario di Nvidia, ha comunque definito il lancio di ChatGPT il “nuovo momento iPhone”, ovvero la rivoluzione nel rapporto con computer e tecnologia innescata dallo smartphone di Cupertino. Il 63% dei Ceo delle società del settore ritiene che l’intelligenza artificiale avrà persino un impatto maggiore rispetto alla diffusione di Internet.
L’interesse per start-up e per grandi aziende che sviluppano strumenti basati sull’intelligenza artificiale si riflette nell’andamento dell’indice Nasdaq 100: nel 2022 ha perso un terzo del suo valore e della ricchezza accumulata in un decennio. In appena cinque mesi del 2023 invece l’andamento ha segnato più 31%. Ad oggi il mondo hi-tech incide per il 10% sull’intero Pil statunitense e alcune simulazioni citate da Forbes, prevedono che entro il 2030 il giro d’affari sarà cresciuto del 26% (15,7 trilioni di dollari) e avrà generato un più 26% del Pil globale.
Dietro il miracolo dei dollari che finiscono nelle casse delle start-up, c’è però il rovescio della medaglia. Brendan Burke, analista di PitchBook ha detto al Washington Post che c’è uno squilibrio fra gli investimenti fatti per l’AI e quelle società hi-tech che si muovono lungo altre direttrici e che adesso non sono profittevoli. E che ha generato ondate di licenziamenti nella galassia della Silicon Valley, ben 200mila persone sono state finora espulse dal mercato. Fuori dal cono dell’IA lo scenario per la galassia hi-tech resta cupo. E il fallimento della Silicon Valley Bank, serbatoio finanziario della stragrande maggioranza delle società del settore, ha messo in ginocchio moltissime realtà. Tanto da far dire a Dan Wang, economista specializzato in società hi-tech della Columbia University, che “l’intelligenza artificiale non cambierà la Silicon Valley in una notte”. Affitti fuori mercato, un ufficio su tre vuoto nel cuore di San Francisco, sistema dei trasporti in tilt per mancanza di viaggiatori e 780 milioni di deficit nel budget cittadino, restano il lato B di un disco di successo scritto con l’IA.