il Fatto Quotidiano, 6 giugno 2023
Airforce Renzi, l’ex premier dà la colpa ai 5 stelle
L’Italia stra-paga un aereo, si lega al fornitore per anni, si mette in casa un gigante dagli enormi costi di gestione e finisce che “i grillini hanno sprecato soldi pubblici”. Gli stessi grillini, ovviamente, che si sono liberati di parte di quei maxi-contratti, pur essendo ormai tardi per rimediare a tutte le sanguinose perdite.
La vicenda è quella dell’Airbus A340-500, molto più noto come Air Force Renzi perché voluto nel 2016 dall’allora premier Matteo Renzi per rinforzare la flotta di Stato a disposizione sua (ma non fece in tempo a utilizzarlo mai) e delle altre cariche istituzionali. Nei giorni scorsi, il Corriere ha rivelato come, a cinque anni di distanza dalla rinuncia al leasing per volontà del governo Conte-1, il velivolo sia ancora piazzato in un hangar a Fiumicino, abbandonato. La notizia ha offerto al Riformista – incidentalmente diretto dallo stesso Renzi – l’occasione per ribaltare lo storytelling, per usare un concetto una volta tanto caro al senatore semplice di Rignano: non è lui ad aver approvato un’operazione faraonica, ma è il Movimento 5 Stelle ad aver mandato all’aria una sacrosanta trattativa in nome del populismo, buttando via un sacco di soldi e un aereo che sarebbe ancora un gioiellino. “Etihad ha fatto causa ad Alitalia e l’Italia continua a pagare la compagnia”, sostiene il quotidiano.
La versione di Renzi omette però qualche dettaglio fondamentale. Innanzitutto le cifre. All’epoca l’Italia si sobbarcò un leasing di 8 anni dal costo totale di 168 milioni, comprensivi dell’affitto dell’aereo e di diverse spese accessorie. Tanto per dare l’idea, due anni più tardi Gaetano Intrieri, consulente del ministro Danilo Toninelli ed esperto del settore dell’aeronautica, mise mano al dossier dell’Air Force Renzi per cessare il contratto in essere e rese noto che, durante la sua attività privata, aveva ricevuto tramite la società inglese Eal l’offerta di due Airbus A340-500 Ethiad – identico modello voluto dal nostro governo – tra cui uno in configurazione Vip. Il prezzo? Meno di 6,5 milioni di euro ciascuno, cioè circa 26 volte in meno di quello che Etihad avrebbe incassato dallo Stato per l’affitto dello stesso aereo.
Tra l’altro in quel periodo Etihad, colosso degli Emirati Arabi – aveva acquistato il 49 per cento di Alitalia, in una delle mille tappe della infinita crisi della compagnia di bandiera. Oggi Etihad è lontana da quel che resta di Alitalia, ma Renzi ha mantenuto ottimi rapporti con gli Emirati, dove spesso è in trasferta nella nuova vita da conferenziere e docente universitario. E soprattutto Renzi non rinnega nulla di quell’affare, elogiando sul suo giornale le performance tecniche del velivolo.
Nel 2018 però Il Fatto Quotidiano avanzò una richiesta di accesso agli atti, scoprendo che talvolta lo spreco era persino grottesco: il 21 gennaio di quell’anno, per dirne una, l’allora ministro degli Esteri Angelino Alfano aveva volato sull’Air Force Renzi da Bruxelles a Roma in beata solitudine. Centinaia di seggiolini vuoti tutto intorno.
Niente male per un bestione valutato – tra l’altro – 81 milioni per l’affitto, 32 per i costi di manutenzione e altri 12 per il supporto a terra. Secondo il giornale di Renzi, gran parte di quei soldi l’Italia li ha dovuti comunque pagare, nonostante gli annunci dei 5 Stelle (a suo tempo Toninelli e Luigi Di Maio salirono a bordo dell’Airbus per festeggiare lo stop allo spreco pubblico).
In realtà fonti vicine al dossier stimano il risparmio in un centinaio di milioni. Nel frattempo, l’aereo resta lì perché l’Italia non lo vuole più e Etihad non ha alcun interesse a muoverlo da Fiumicino. Negli anni la vicenda ha occupato magistrati civili, amministrativi e penali, ma al Fatto non risulta alcuna condanna di Alitalia – né tantomeno dello Stato italiano – in merito. E dunque al momento resta valida l’interruzione del contratto, dopo che i primi anni di leasing erano costati più di 50 milioni.