il Fatto Quotidiano, 6 giugno 2023
La più grande esercitazione aerea Nato: 10 mila soldati, 250 aerei da guerra, 25 nazioni per 11 giorni e migliaia di ore di volo.
Tra pochi giorni inizierà la più grande esercitazione aerea della Nato, Air Defender 23, e sarà la Germania a gestire la logistica. La Bundeswehr, esercito tedesco, ha annunciato con entusiasmo i numeri di questa enorme manovra militare: 10 mila soldati, 250 aerei da guerra, 25 nazioni per 11 giorni e migliaia di ore di volo.
Nei piani dei generali Nato le varie aeronautiche si coordineranno per rispondere a un eventuale Articolo 5: attacco e tentativo di invasione da parte di un nemico a uno dei membri dell’Alleanza. Berlino ha messo a disposizione basi militari in quattro aree del Paese: Schleswig-Holstein, Bassa Sassonia, Baviera e Renania Palatinato. Mentre le operazioni comprenderanno sorvoli anche di Paesi Bassi e Repubblica Ceca. Le operazioni militari rallenteranno il traffico aereo civile, per almeno due ore al giorno non ci saranno voli commerciali in tre macro-aree: nord, sud ed est.
La Bundeswehr ha chiesto agli aeroporti una “maggiore flessibilità”, il sindacato dei controllori di voli calcola come minimo 50mila minuti il ritardo atteso. “Insieme ai nostri alleati – ha detto il ministro degli Esteri, Boris Pistorius – stiamo dimostrando di poter difendere rapidamente ed efficacemente il territorio dell’Alleanza”. Con queste esercitazioni Berlino vuole provare ai membri Nato “che non stiamo solo parlando di responsabilità internazionale, ma che siamo capaci anche di assumerla come hub logistico in Europa e come nazione leader”. Gli Stati Uniti sono in prima linea, come sempre, nel riconoscere un ruolo alla Germania. Il Pentagono ha inviato per l’esercitazione un centinaio di aerei, tra cui alcune squadriglie dei nuovi F-35. Washington ha ancora una presenza militare importante in Germania, circa 36mila effettivi e quattro basi di comandi operativi. Il 30 maggio si è svolta in Scandinavia “Arctic Challenge”: 150 aerei da guerra, tra cui anche caccia britannici e tedeschi, hanno volato tra Finlandia, Norvegia e Svezia. Quest’ultima non è ancora entrata a far parte dell’Alleanza Atlantica, ma il comandante della Luftwaffe (aeronautica militare tedesca), Ingo Gerhartz, ha assicurato che questo tipo di esercitazioni prendono in considerazione solo “scenari difensivi” e si basano sul principio di “proteggere il territorio Nato”. A Mosca non la vedono esattamente così.
Gli F-35, che con le prossime consegne diventeranno i principali caccia da combattimento dei Paesi orientali della Nato, hanno capacità di lanciare missili nucleari a centinaia di chilometri e volano a duemila chilometri all’ora. La Nato non ha deciso come gestire la richiesta di Kiev per gli F-16, l’aeronautica di Mosca è nettamente più forte di ogni aiuto militare che si possa inviare all’Ucraina. Ma coinvolgendo un Paese dell’Alleanza le cose cambiano e la Germania vuole che questo sia chiaro. Se i 3mila aerei da guerra a disposizione di Mosca sono sufficienti per domare i cieli di Kiev, non bastano nemmeno per avvicinarsi a Helsinki o Varsavia. “La capacità di difesa è imperativa – ha detto il capogruppo della Linke al Bundestag, Dietmar Bartsch – ma qui c’è poco di “defender” (Air Defender 2023 ndr) e molto tintinnio di sciabole nell’aria”.
Secondo il parlamentare, l’esercitazione aerea serve solo a spianare la strada “per spendere sempre più miliardi nel potenziamento della Bundeswehr”. Lo scorso fine settimana, il cancelliere Olaf Scholz ha ricevuto dure critiche dalla base del suo partito Spd. Partecipando a un comizio, davanti a una platea di circa 300 persone, Scholz ha iniziato a spiegare i motivi del supporto all’Ucraina. Dal pubblico si sono levate bandiere della pace, fischi e urla: “Pace senza armi” e “guerrafondaio”. Il cancelliere ha ripreso subito la parola con una prontezza d’animo che fino a oggi non aveva mai mostrato: “Il guerrafondaio è Putin, lo capireste se aveste ancora un po’ di buon senso nel cervello”. E, ieri, si è detto “senza timori” di un aggravamento della situazione per i “giochi” militari su larga scala.