il Fatto Quotidiano, 6 giugno 2023
Quei simboli nazi esibiti dai soldati ucraini che rischiano di alimentare la propaganda russa
Ambiguità, ambivalenza, confusione e silenzi sui simboli nazisti al fronte ucraino. Il New York Times sa che la questione è “delicata”, soprattutto perché “Putin ha falsamente dichiarato che l’Ucraina è uno Stato nazista, affermazione che ha usato per giustificare la sua invasione illegale”. Tutto è cominciato con la fotografia diffusa dai social della Difesa di Kiev: nell’immagine c’è un soldato in divisa, passamontagna ed elmetto, che dorme in trincea accanto al suo fucile. Il giovane con le braccia incrociate sotto le palpebre chiuse fa parte della formazione “Lupi di Da Vinci”, unità nata dai paramilitari di Settore Destro ucraino. Nel ritratto commovente c’è un dettaglio nero sulla mostrina: sulla bandiera gialloblu è ricamato il Totenkopf (il teschio con le ossa usato già dai soldati di Hitler) e il numero sei, utilizzato da un gruppo folk britannico denunciato dalle ong per hatespeech e perché “sfrutta temi e immagini di fascismo e nazismo”.
Quando i reporter americani nell’aprile scorso hanno chiesto un commento alla Difesa di Kiev, il tweet è stato cancellato con una spiegazione: “Dopo aver analizzato il caso, siamo giunti alla conclusione che il logo può essere interpretato in maniera ambigua”. Altro mese, altro post. L’account Twitter delle Forze armate ucraine e poi quello della Nato hanno diffuso un mese fa l’immagine di una soccorritrice che ha sulla divisa il Sonnenrad (simbolo del Sole nero, che deve la sua fama soprattutto al generale nazista Heinrich Himmler). Presto anche quella foto è sparita. L’uso di sole nero, teschi e altri emblemi di formazioni militari naziste della Seconda guerra mondiale, sintetizza il Nyt, “evidenziano il complicato rapporto dell’esercito ucraino con le immagini naziste, rapporto forgiato sia sotto l’occupazione sovietica che tedesca durante la seconda guerra mondiale”. Quelle “immagini che l’Occidente ha cercato di eliminare per mezzo secolo” rischiano di alimentare la propaganda russa. Anche se per molti ucraini rappresentano ormai simboli di resistenza e sovranità, quelle icone in arrivo da un oscuro passato finiscono per favorire la retorica del presidente russo che nasconde interessi geopolitici e obiettivi imperialistici dietro il concetto di “de-nazificazione” del Paese; finiscono per oscurare che alla guida dello Stato ucraino ci sia un presidente ebreo. L’iconografia nazista, ha sintetizzato ancora il New York Times, “finora non ha eroso il sostegno internazionale alla guerra. Tuttavia ha lasciato diplomatici, giornalisti occidentali e gruppi di difesa in una posizione difficile. Perfino i gruppi ebraici e altre organizzazioni che tradizionalmente denunciavano simboli di odio sono rimasti in silenzio”.
Alcuni simboli, svuotati del loro senso originario, sono semplicemente diventati icone della resistenza moderna per donne e uomini che raggiungono il fronte e vanno intesi “come li vedono gli ucraini, non come sono stati usati altrove” ha detto lo storico Ihor Kozlovskyi contattato dal Nyt. Michael Colborne – giornalista di Bellingcat, sito investigativo che quotidianamente analizza la situazione sul campo denunciando i crimini e bugie delle truppe russe – gli ha fatto da contraltare riferendo che quanti sono ai vertici in Ucraina “o non riconoscono o non sono pronti a riconoscere e capire come questi simboli vengono percepiti fuori dall’Ucraina”. La scelta potrebbe addirittura favorire Mosca: “Penso che gli ucraini debbano rendersi sempre più conto che queste immagini minano il sostegno al Paese”.