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 2023  giugno 05 Lunedì calendario

Intervista ad Angelo Ogbonna

Angelo Ogbonna, lei è uno dei capitani del West Ham, che mercoledì affronta la Fiorentina in finale di Conference a Praga. Per voi c’è un’attesa di dieci giorni dall’ultima partita giocata in Premier: che ne pensa?
«È una vigilia un po’ lunga, è vero. E anche per questo siamo stati tre giorni in Portogallo a fare lavoro atletico: ci faremo trovare pronti».
Lei ormai è londinese adottivo ma non dimentica l’Italia: che ci fa in un video di Renato Zero girato nella City, con tanto di cappello e occhiali da sorcino?
«Abbiamo degli amici in comune. Renato mi ha chiesto un favore e l’ho fatto volentieri: amo le sue canzoni».
Con 190 partite lei ha eguagliato Paolo Di Canio come secondo giocatore con più presenze in Premier, dopo Zola. Di Canio al West Ham è sempre un mito?
«Altroché. Anche per noi, perché ci ha aperto le porte di un mondo molto diverso, che oggi è il top grazie anche all’arrivo di tanti stranieri, in campo e in panchina».
Otto anni fa avrebbe mai creduto di fare otto anni in Premier nello stesso club?
«No. Anche perché non sono Di Canio. Ma ho fatto del mio meglio per farmi rispettare attraverso le prestazioni: l’attaccamento dei tifosi mi ripaga alla grande».
Nella top 11 della storia del West Ham al centro della difesa c’è Bobby Moore: il peso della storia si fa sentire?
«Solo in senso positivo: sono anni di crescita e di evoluzione. Nel 2022 ci siamo fermati alla semifinale di Europa League, adesso vogliamo vincere questa Conference».
Qual è la filosofia di un club come il West Ham?
«L’atteggiamento guerriero, esaltato dall’atmosfera che si crea con i tifosi: una comunità di amici».
Siete i favoriti, anche se in campionato siete andati al di sotto delle aspettative?
«Al di sotto delle aspettative dei tifosi, ma non penso degli addetti ai lavori. Sono arrivati sette giocatori nuovi, alcuni senza esperienza in Premier, come Scamacca, frenato da un infortunio e Paquetà: è stato un anno di transizione, ma con un business plan preciso, che dà tempo all’allenatore».
La Fiorentina non è la classica squadra italiana.
«Ma la storia non si cambia: gli italiani giocano per vincere. Ha qualità ed esperienza, ha raggiunto due finali, facendo un ottimo campionato».
Voi segnate poco in Premier: che squadra siete?
La filosofia degli Hammers è un atteg-giamento guerriero esaltato dall’atmo-sfera che si crea con i tifosi: una comunità di amici Astori? Sempre nel cuore
«Siamo una squadra compatta, poi dipende dalle partite: in alcune prevale il tatticismo, ma se l’avversario si apre abbiamo la possibilità di fare qualche gol in più».
La Fiorentina gioca sempre nel ricordo di Astori, suo compagno in azzurro.
«Ho un gran rispetto per la Fiorentina e per quello che sta facendo per Davide: una persona squisita, sempre a sostegno del compagno, sempre con uno sguardo positivo. Persone come lui ti restano nel cuore».
L’ha sorpresa vedere tre squadre italiane in finale nelle coppe dopo la seconda assenza di fila al Mondiale?
«Sinceramente no, perché il valore dell’Italia e della serie A è sempre alto».
L’Inter ha legittime speranze contro il Manchester City sabato prossimo?
«È una partita secca e sono due squadre forti: quando il gioco si fa duro, gli italiani si fanno valere. Dall’altra parte ci sono l’estro e il genio di Guardiola. Spero sia una bellissima partita».
La difesa interista è tutta italiana: almeno questo la sorprenderà, visto che a inizio anno i titolari con Bastoni erano Skriniar e De Vrij?
«No, nel senso che non mi sorprende il rendimento di Acerbi e Darmian: con Matteo sono cresciuto al Torino, gli ho sempre detto che il suo futuro sarebbe stato da centrale. È un giocatore sottovalutato, ma è intelligente, ascolta molto, legge bene le situazioni. Acerbi anche in Nazionale quando ha sostituito i pilastri Chiellini e Bonucci si è sempre fatto trovare pronto».
Per un difensore cosa vuol dire giocare contro una punta come Haaland?
«È un grande attaccante, ma il punto è non concentrarsi solo su di lui: devi leggere le combinazioni del City, lavorando di squadra».
Vale anche per voi contro l’attacco della Fiorentina, che ha tante soluzioni.
«Certamente. Dobbiamo trovare i punti deboli e bloccare i punti di forza».
Se ne parla poco, però la difesa del City è fortissima.
«Hanno un organico pazzesco e Guardiola ha sempre migliorato i giocatori, spesso trasformandoli. Stones a centrocampo è l’ultimo caso».
Il City può soffrire la pressione di essere favorito e di fare il «Treble»?
«Non saprei, perché ogni annata è un capitolo diverso. E una finale è davvero una cosa a parte. Ma lo è per tutti».