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 2023  giugno 05 Lunedì calendario

Il «bon ton» di Lina Sotis 40 anni dopo

Ai nuovi ricchi degli anni Ottanta servivano regole chiare: come presentarsi (mai dire «piacere»), cosa evitare (lo stuzzicadenti), come gestire vacanze, inviti. Era il 1984 e per loro Lina Sotis scrisse il Bon Ton , istantanea di un’Italia che voleva essere pronta, anche nei modi, ad abbracciare un luminoso benessere. Un altro secolo. Ora, nel 2023, essere eleganti non è più essenziale. «Ma educati sì». Ed ecco che con Il nuovo Bon Ton , in libreria domani da Baldini+Castoldi, Lina Sotis torna a osservare la superficie degli italiani per indagarne la profondità. Il suo, però, non è più un compendio del vivere in società. Piuttosto, dello stare in comunità. Dove a contare sono onestà e rispetto. Per sé, per gli altri, per l’ambiente. Il galateo diventa etico.
Ironia e cinismo sono gli stessi, come il disegno in copertina firmato da Tullio Pericoli e la scansione per lettere (da Abbracci a Vita). Non ci sono più bacchettate agli uomini che non tolgono il cappello al chiuso e nemmeno esempi di partecipazioni ai matrimoni. Adesso sapersi comportare significa fare la propria parte per un mondo più verde, gentile, fluido, vocaboli che costellano questo manuale scritto da Lina Sotis con Carlo Mazzoni, raffinato direttore di Lampoon che ha curato il volume, aggiungendo voci e punti di vista.
Imperativo: cambiare abitudini. Si compra frutta e verdura di stagione, si elimina la plastica, si regalano piante (non fiori) «ma soprattutto libri», si prendono i mezzi pubblici (mentre fare l’amore in macchina è assai consigliato: «Risolve sempre tutto»). «Iniziamo a vivere con meno egoismo», esorta Lina Sotis, che con leggerezza affronta temi essenziali, che chiama i disabili «i nostri maestri»; che sa fustigare la sinistra, «che non esiste più», e anche la destra, «la famiglia tradizionale non è sempre il luogo più idoneo dove far crescere un bambino»; che è sovranista quando si tratta di made in Italy e sempre antipopulista; che capisce le donne di oggi, «i maschi eterosessuali stanno diminuendo a vista d’occhio»; che conosce la definizione di amico: «Colui a cui si vuole dare la priorità». Altro pilastro del nuovo galateo, la fluidità. «Non c’è niente di più scortese, di più stupido che chiedere con chi stai. Si sta con chi si ama. Fluido non è l’abbattimento del genere, è l’orgoglio dell’annullamento di ogni nome».
Le voci del dizionario sono tante, Il nuovo Bon Ton riconosce il valore della vecchiaia operosa, dell’ironia in tempi di cancel culture, del sesso in epoca neopuritana. Ed è vero, «non c’è più un sistema che ci possa dire quali siano i nostri pregi e i difetti e noi andiamo bene comunque», ma qualche consiglio l’autrice ancora lo dà: il selfie è bandito; a tavola non si usa il telefono; i messaggi vocali sono tollerati solo tra amici; in chiesa non si incrociano le gambe, «di croce ce n’è già una». Per le donne: piedi mai scoperti. Per gli uomini: no al grigio di sera…
Più sostanza che forma. Per una nuova educazione civile, sentimentale, intellettuale. E se la dedica di quarant’anni fa era «ai grandi maleducati della mia vita», ora la destinataria è Milano. Non solo a parole: i due autori hanno deciso di devolvere il loro compenso al Comune per piantare nuovi alberi intorno all’ospedale dei bambini «Buzzi».