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 2023  giugno 04 Domenica calendario

I problemi di Meloni

Se guarda la sua agenda, Meloni ha una serie di motivi di preoccupazione nel breve e medio termine che non le consentono di prendere fiato: tal che la parentesi del ricevimento al Quirinale e della partecipazione alla sfilata militare per il 2 giugno dev’esserle sembrata un regalo inatteso. Tra Pnrr che non marcia, rapporti tesi con la Corte dei conti, Mes da approvare in Parlamento, migranti che continuano ad arrivare, i problemi non le mancano. L’unica consolazione, forse, è data dalle condizioni in cui continuano a versare le opposizioni, lontane da qualsiasi intesa e divise anche all’interno dei partiti. A cominciare dal Pd, che non ha metabolizzato la sconfitta elettorale alle amministrative. L’appello della segretaria Schlein a «mettersi calmi» non è stato raccolto né è stato gradito dalle varie componenti. Parla Graziano Delrio, già ministro, già capogruppo alla Camera, e dice che non bisogna arrendersi e trovare il modo di portare a un tavolo di confronto Conte, Calenda e Renzi. Ma Calenda, a Mattino 5 replica subito che del leader M5S «non condivide nulla». E Renzi sul Giornale, che «Schlein perderebbe pure le condominiali». Anche l’ex ministra, nonché candidata alle primarie De Micheli, sul Foglio attacca frontalmente il metodo della segretaria. Così che sarà difficile, per Schlein, evitare la convocazione della direzione Pd, che se non adeguatamente preparata rischia di finire in uno sfogatoio senza vere proposte per uscire dalla crisi. La sensazione è che, sebbene non si possa attribuire alla nuova leader del partito la responsabilità di un turno elettorale in cui la sconfitta era nelle cose, non essendo riuscita a costruire un’alleanza alternativa al centrodestra nelle città, la luna di miele tra la segretaria e le anime del partito sia già finita. Inoltre Schlein non aveva calcolato l’effetto della proposta di andare alle Europee con cinque capiliste donne, un’iniziativa che riecheggia quella presa da Renzi nel 2014. Il voto per Strasburgo rappresenta per molti rimasti esclusi da Camera e Senato una via di salvezza. E l’idea di un ennesimo segretario che vuol farsi le liste a sua immagine e somiglianza non va giù a chi ritiene di avere titoli per correre.