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 2023  giugno 03 Sabato calendario

Gli artisti mostri

Nel 2017, Claire Dederer pubblicò sullaParis Review un saggio intitolato What do we do with art of monstrous men?che generò un infuocato dibattito nel mondo intellettuale, e in particolare tra le femministe. A sei anni di distanza, l’autrice scatena nuovamente un’accesa discussione con Monsters: a fan dilemma, un libro che rielabora le tesi del saggio in un Paese che ha vissuto un profondo cambiamento dei costumi a seguito degli scandali di natura sessuale e nel quale il presidente non è più Trump, incarnazione della “mascolinità tossica”. La consapevolezza di trovarsi su un terreno scivoloso, nel quale una posizione estranea al sentire comune può diventare motivo di ostracismo, ha portato Dederer a limitare gli interventi pubblici, ma il “dilemma della fan” è espresso nel libro ogni volta che sente di amare opere realizzate da artisti responsabili di atti imperdonabili. Personalmente rimango molto perplesso quando le opere non sono distinte dall’esperienza privata degli autori e vengono giudicate con un parametro che prescinde l’effettiva qualità, ma proprio nel 2017 uno scrittore del calibro di Jonathan Franzen ha dichiarato di sentirsi “a disagio” di fronte ai quadri di Caravaggio, responsabile di un omicidio, come anche con i libri di un “imperialista” come Joseph Conrad.Dederer arriva a chiedersi se per le sue passioni finisca per essere anche lei un mostro, attribuendo parallelamente al termine una dimensione «maschile, testicolare e legata all’antichità: è una parola coperta di peli e con i denti». Può sorprendere quindi l’inclusione tra i mostri di numerose donne: Joni Mitchell, che ha abbandonato la figlia; Doris Lessing, che ne ha abbandonate due in Rodesia quando si è trasferita con il terzo in Inghilterra; Willa Cather, che in My Antonia ha privato la gente di colore di ogni connotato umano; Laura Ingalls Wilder che ha fatto lo stesso con i nativi americani nellaPiccola casa nella prateria; Virginia Woolf, per i ripetuti commenti antisemiti scritti nei suoi diari e J.K. Rowling, per le recenti dichiarazioni che hanno scatenato accuse di transfobia.I nomi dei mostri uomini sono più prevedibili, ma finiscono per essere gettati in uno stesso calderone artisti accusati di crimini, o quantomeno comportamenti intollerabili, estremamente diversi. Per quanto mi riguarda, il fatto che Roman Polanski sia reo confesso di un atto gravissimo come lo stupro su una minorenne non mi impedisce di ritenere che Chinatown sia un capolavoro, ma non è così per tutti, e i suoi magnifici film stanno scomparendo dai programmi universitari, dalle programmazioni dei cinema d’essai e persino dai festival, come è avvenuto con Cannes. Non si può poi paragonare in alcun modo il suo caso, per il quale è stato condannato in contumacia, con quello di Woody Allen, che invece è stato assolto per due volte dalla giustizia americana: eppure Dederer lo definisce l’Ubermonster, sebbene continui a ritenere che Io & Annie sia il più grande film comico di tutti i tempi nonché «un’opera d’arte che ti fa sentire un tutt’uno con l’umanità». Il “dilemma della fan” viene alla luce anche nei confronti di Pablo Picasso, Miles Davis, Maurice Sendak, Roald Dahl, Vladimir Nabokov e David Bowie, del quale si cita un rapporto sessuale con una quindicenne, ancora vergine, che lo venerava come una divinità.Nei momenti di maggior dubbio, l’autrice parla di “macchia” sulla reputazione di questi artisti, e il pensiero va inevitabilmente allaMacchia umana, con cui Philip Roth ha profetizzato, con la lucidità dei più grandi, i rischi di battaglie nate con le migliori intenzioni degenerate sino a scatenare reazioni aberranti. Nel dibattito suscitato dal libro da Dederer c’è chi ha citato la definizione di Norman Mailer per cui la genialità consiste nella trascendenza, ma temo che possa risolversi in un modo per non prendere una posizione, e ritengo invece un segno di libertà intellettuale che Bret Easton Ellis sostenga oggi che Manhattan è un capolavoro, non rimanendo turbato dal fatto che il protagonista cinquantenne, interpretato dallo stesso Allen, abbia una relazione con un’adolescente. Dederer non ha una posizione definitiva rispetto all’evidente gioco di specchi del film e la riflessione finisce per intrecciarsi anche con la cancelculture, riguardo alla quale Steven Spielberg ha parlato di censura, invitando a «non giudicare il lavoro di ieri con gli standard di oggi». È un dibattito dall’esito incerto, che affonda le radici nell’essenza stessa di questo Paese, mettendo a confronto il puritanesimo americano con gli ideali spesso contraddittori portarti dalla modernità attraverso il melting pot. Mentre viene annunciato un nuovo testo intitolato Art Monsters, a firma di Laren Enskins, rimane impresso quanto afferma Dederer in uno dei passaggi più dolenti del libro: «Tutto ciò che è vivo è cancellato o sta per essere cancellato»