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 2023  giugno 03 Sabato calendario

Intervista a Miriam Leone

La A del logo, una specie di “y” capovolta con tanto di accento sulla sommità, l’ha disegnata lei: «Rappresenta Mungibeddu, ‘a muntagna…». L’Etna, insomma, «il vulcano che vedevo ogni giorno dalla mia cameretta, con i suoi silenzi e i suoi borbottii. Una presenza costante nella vita di chi vive a Catania, scandita dai momenti di quiete e da quelli in cui il cielo si riempie di lapilli, i rivoli di magma illuminano la notte e il vento si fa cenere». Miriam Leone, due Nastri d’argento, un Ciak d’oro e una candidatura ai David di Donatello, racconta così l’idea di chiamare Lávika la sua prima linea di skincare. L’attrice ha lasciato la Sicilia 15 anni fa, quando la corona da Miss Italia la portò lontano dallamuntagna facendola entrare nella pelle di tanti personaggi, dalla spregiudicata Veronica nella serie1992,all’algida Eva Kant nelDiabolikdei Manetti Bros, fino alla giovane Oriana Fallaci nella fiction Miss Fallaciin lavorazione in queste settimane a Roma. Il debutto di Miriam imprenditrice, invece, avviene all’hotel La Posta vecchia di Palo Laziale, sul litorale romano.
Attorno a lei c’è il mare, azzurro come i suoi occhi. Lo staff con cui ha lavorato a questa nuova impresa. E suo marito, l’imprenditore Paolo Carullo, sposato due anni fa a Scicli, nella Sicilia barocca: «La mia roccia», lo presenta lei, ballerine ai piedi e un abito bianco mentre il cielo si fa rosso per il tramonto.
Il suo rapporto con la bellezza?
«È una mano fortunata che ti regala la vita. Ma la bellezza cambia, si trasforma, per questo bisogna trattarsi con cura e volersi bene».
Quando è nata l’idea di lanciare un suo brand?
«Durante il lockdown. Io e mio marito siamo rimasti bloccati a casa di un amico a Lucca. Chiamavo di continuo Claudia Ferretti per avere consigli sulla cosmesi, non è stato un periodo facile per nessuno... Ho pensato che se i tutorial a distanza potevano servire a me, potevano servire a tutti.
E così siamo partiti. Sono stati due anni di lavoro intensissimo».
Che ha seguito anche mentre lavorava sui set.
«Passo passo. Mi mandavano i campioni del packaging mentre giravo Diabolik. “Ecco il pantone nero!”. E io: “Macché nero. Ho detto color lava”. Che è un grigio antracite ma quasi nero».
Una skincare accanto al nome di un’attrice. Segue la strada di tante colleghe americane?
«No, no. Per carità. La mia non vuole essere una beauty routine legata al nome di una celebrity. Lávika è l’invito a un’esperienza dalla visione olistica che punta all’equilibrio di corpo, mente e spirito. Un sistema che parte dalla pelle, grazie a creme, oli e detergenti, e si combina con respirazione, meditazione e nutrizione».
Non sarà troppo complesso?
«L’idea è di fornire un percorso personalizzato. Per questo i prodotti si possono comprare solo sul sitolavikalab.E solo dopo aver compilato una scheda: sono domande e risposte che ci aiutano a capire di cosa ha bisogno la pelle, ma anche cosa occorre per aiutare la parte interiore di chi si rivolge a noi. E i prodotti sono con packaging riciclabile e a volte refillable. Dentro si ritrovano i profumi e la forza della mia terra».
Meditazione, respirazione come li proponete ai clienti?
«Grazie ai tutorial, che saranno on line in un secondo step. Sarà la mia voce ad accompagnare il “viaggio” dentro Lávika. Del resto, il brand nasce proprio da una mia esigenza personale: perché chi recita sottopone la pelle a uno stress continuo, accumulando le emozioni negative e positive dei personaggi che interpreta. La linea è stata realizzata grazie a un team di persone a cui ho affidato il mio benessere da tempo: Claudia Ferretti facialist e skin expert, Matteo Pincella biologo e nutrizionista ed Hervé Balot, life sherpa ed esperto di yoga e medicina cinese».
I prodotti sono genderless?
«Sì, vengono consigliati su misura, ma non seguendo il genere e l’età.
Dimenticate la catalogazione “pelle secca”, “grassa”e “mista”. Gli ingredienti, con miscele nature techottenute con formulazioni all’avanguardia, sono scelti tenendo conto della pelle ma anche dello stato emotivo, fisico e mentale di ognuno.
Perfino la conformazione del viso ha il suo peso. Per questo è necessario rispondere al questionario, per individuare la skin personality di ognuno e il giusto rituale per una migliore applicazione».
Il suo rituale qual è?
«Dopo la skin care, appoggiare le mani sulle guance. Chiudere gli occhi e sentire il calore penetrare nel viso.
È un momento intimo, legato ai ricordi: alla carezza che mi dava nonna Angelina. Stava a significare “Tesoro, tranquilla, ci sono io”».
Ha scoperto di avere anche la passione per la chimica?
«Da ragazzina adoravo fare le pozioni. Acqua, petali di fiori, certi intrugli! Quel che è certo è che ho messo l’anima in questo progetto.
E anche tanto della mia Catania. “Io sono lavica. Sono nata sull’Etna. Sono fatta di quel magma impetuoso che sa di vento, mare e fuoco” dice la voce narrante nel video di presentazione.
E sa una cosa? Anche mio marito l’ho incontrato grazie all’Etna.
Siamo rimasti entrambi intrappolati un Capodanno a Catania. Io dovevo andare a Roma, lui a Milano.
Aeroporto chiuso per la fuliggine del vulcano. Anche quella volta lì, complice fuMungibeddu …».