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 2023  giugno 03 Sabato calendario

Urbano Cairo intervistato da Francesca Fagnani spiega che ha chiuso Non è l’Arena per i costi

Dogliani (Cuneo) L’affondo della Belva Francesca Fagnani sul caso Giletti arriva dopo più di mezzora di domande personali e a bruciapelo (in tutto se ne contano una settantina) al presidente «di quasi tutto» come lo chiama la giornalista, l’editore Urbano Cairo che qui a Dogliani, sotto il tendone del Festival della Tv, parla prima di tutto come patron de La7. Fagnani lo provoca, ironizza, lo incalza calcando il suo accento romanesco – ma lo sa che i suoi collaboratori non ne possono più di cenare alle 23? È vero che gli fa fare le riunioni in piedi? Lei ha una grandeur sparagnina? – lui risponde colpo su colpo (quasi) a tutto, ride e si diverte, la chimica tra i due tiene incollato il pubblico di Piazza Umberto I.
Dopo il riscaldamento, Fagnani non delude: «Ha mai ricevuto telefonate o lamentele per la presenza di Salvatore Baiardo (storico collaboratore del mafioso Giuseppe Graviano, ndr) a “Non è l’Arena” la trasmissione condotta da Massimo Giletti che è stata improvvisamente sospesa?». «No», è la risposta di Cairo. «Ma allora perché ha chiuso una trasmissione che aveva ancora nove puntate davanti a sè?». «Prima di tutto tengo a precisare che Giletti ha fatto sei anni e 194 puntate su La7, potendo lavorare in piena autonomia – premette Cairo –. Poi va detto che nell’ultimo biennio i costi della trasmissione erano diventati insostenibili – racconta l’editore —. Lui si era impuntato di passare dalla domenica al mercoledì, un’operazione che gli ha fatto perdere quasi due punti di share mai recuperati nonostante poi sia tornato alla domenica». «Ma perché tutta questa fretta di chiudere non è l’Arena», insiste Fagnani. «Per i costi, ne avevo parlato del resto con lo stesso Giletti e Mazzi, il suo agente o amico non ho ben capito, già nel mese di gennaio». «Lei era a conoscenza» dell’ipotesi o del fatto che Baiardo avrebbe mostrato a Giletti «una foto che ritrae Silvio Berlusconi, Giuseppe Graviano e il generale dei carabinieri Francesco Delfino»? «No, Giletti non me ne ha mai parlato. Come detto, aveva autonomia e io mi sono fidato». Fagnani: «I magistrati l’hanno chiamata?». «No, non mi ha cercato nessuno». Quale fosse il costo della trasmissione lo si capisce poco dopo da una domanda su Fabio Fazio. «Contattai Fazio sei anni fa, andai a casa sua a pranzo, fu un buon incontro ma lui decise di restare in Rai». Fagnani: «Cairo lei Fazio non se lo poteva permettere?». «Se mi sono permesso Giletti potevo permettermi anche Fazio». E poi, sottolinea Urbano Cairo, «se va via Giletti non è che chiude La7, abbiamo tante trasmissioni e ottimi giornalisti, a cominciare dal direttore del tg Enrico Mentana, Lilli Gruber, Corrado Formigli, Giovanni Floris, Andrea Purgatori e tutti possono parlare di tutti i temi». Il telemercato si allarga poi a Massimo Gramellini, l’editorialista del «Corriere» che potrebbe approdare a La7 dopo l’esperienza in Rai: «Non è ancora chiusa ma sarei felicissimo».
Il caso Baiardo
«Non ho mai ricevuto lamentele su Baiardo
in tv. E i pm non mi hanno chiamato»
Tante le domande su Silvio Berlusconi e gli inizi della carriera di Cairo nel mondo del Biscione: «È stato un grande maestro per me, mi ha insegnato a non mollare mai, a motivare le persone.Perché gli sono piaciuto? Per l’intraprendenza. Non piacevo a Marcello dell’Utri? A quanto pare. Perché sono stato licenziato dalla Mondadori? L’allora amministratore delegato Franco Tatò, un altro grande maestro, mi comunicò che avevano deciso di spostarmi a Pagine Utili. Io dissi va bene, ma voglio il 50% di quella società. Dopo un mese sono stato licenziato. Ricca liquidazione? Stendiamo un velo pietoso. Mi rimboccai le maniche e fondai la Cairo pubblicità, per i primi contratti con Rcs facevo tutto io. Una cordata per comprare Mediaset? Non c’è nulla di vero». E ancora: «Quanto mi piaccio? Non tanto, mi do un 7+. Io uno squalo? No, penso sempre a salvare i posti di lavoro. Destra e sinistra? Sono superate.Ma penso si debba investire nell’accoglienza dei migranti e nei giovani. I salotti buoni? Mi invitano, ma non li frequento. Tra indiani e cow boy mi collocano tra i primi? Come direbbe Meloni sono stato un underdog. Cosa mi piace del potere? Avere la possibilità di realizzare le idee. Chi riporterei in vita almeno per qualche minuto? Mia madre».