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 2023  giugno 03 Sabato calendario

Breve storia delle sufraggette

Pubblichiamo uno stralcio della lectio di Diane Atkinson al Festival èStoria

La campagna per estendere il diritto di voto alle donne fu un dramma che si svolse nell’arco di un decennio. Ebbe alcune star fisse, decine di attori non protagonisti, centinaia di comparse e un nutrito corpo di ballo, che insieme diedero vita a spettacoli straordinari… Fu un susseguirsi incessante e provocatorio di prime serate, repliche, tragedie, commedie e colpi di scena: le appartenenti alla Women’s Social and Political Union (Wspu) si spingevano anche a livelli rivoluzionari per perorare la loro causa. Praticavano il teatro di strada, manifestavano in massa, disegnavano col gesso sui marciapiedi e incendiavano edifici vuoti. Facevano saltare in aria cassette postali e danneggiavano opere d’arte. Fin troppo spesso i loro cortei e le loro riunioni finivano nelle celle di una prigione, dove, prive di status politico e trattate come criminali, intraprendevano lo sciopero della fame e venivano sottoposte a un regime di alimentazione forzata.
Una delle suffragette più famose fu l’istitutrice Emily Wilding Davison, un’attivista che scontò otto pene detentive e fu nutrita decine di volte attraverso tubi gastrici e nasali. Durante il derby di Epsom del 1913, venne travolta da Anmer, il cavallo del re, mentre cercava di fermarlo. La morte, sopraggiunta quattro giorni dopo a causa di una frattura cranica, le assicurò un posto nell’albo d’oro del movimento. Il suo sacrificio non fu vano. Centocinque anni fa, nel 1918, la coraggiosa e sofferta lotta delle suffragette aiutò una categoria di donne a ottenere il diritto di voto.
La prima rivendicazione ebbe luogo nel 1832, quando Mary Smith, una signora “per rango e per fortuna”, espresse il proprio disappunto per il fatto che, su 24 milioni di abitanti, 300.000 “individui maschi” erano stati aggiunti all’elettorato esistente, ai sensi del Great Reform Act. L’inserimento della parola “maschi” fu il primo ostacolo legale al diritto di voto delle donne. Quando alcuni decenni più tardi – nel 1867 e nel 1884 – un maggior numero di uomini fu ammesso a votare, la pressione per estendere lo stesso diritto alle donne aumentò. Nel 1879, la famiglia Pankhurst comparve sulla scena politica. Richard Pankhurst, un avvocato radicale, sposò Emmeline Goulden a Manchester. Entrambi avevano una lunga esperienza di campagne per il suffragio femminile. Dopo l’improvvisa morte del marito, Emmeline si impegnò ancor più nella causa… Nell’ottobre 1903, insieme alle figlie Christabel e Sylvia fondò un’associazione dal nome provocatorio, la Wspu. Il suo motto era “Fatti, non parole”. Così Christabel Pankhurst espresse il suo personale senso di urgenza: “La mia era la terza generazione di donne a rivendicare il diritto di voto, e adesso era giunto il momento di ottenerlo”. Altre attiviste uscirono dalle quinte. Davanti alle loro tattiche aggressive, il Daily Mail coniò il termine “suffragette” per svilirle, ma il tentativo ebbe l’effetto contrario.
Il Wspu reclutò fin dall’inizio donne del proletariato, affermando che la loro vita era la peggiore di tutte. Non a caso ebbe tra le sue attiviste più importanti Annie Kenney, un’operaia di Oldham. Minnie Baldock lavorava in una fabbrica di Poplar, Charlotte Drake, una cameriera, veniva dall’East End di Londra, Hannah Mitchell era una sarta del Derbyshire, Alice Hawkins era impiegata in un calzaturificio di Leicester e Jennie Baines aveva lavorato da bambina in una fabbrica di armi a Birmingham.
Le suffragette furono migliaia, di ogni classe sociale ed esperienza di vita, e provenienti da tutto il Regno Unito… L’altolocata lady Constance Lytton, nonostante soffrisse di insufficienza cardiaca, protestò davanti al Parlamento, ruppe vetrine a Newcastle e andò a Liverpool travestita da operaia sotto il falso nome di “Jane Worton”, facendosi arrestare. Si distinsero anche attrici del varietà come Kitty Marion, la “comica raffinata”, e l’impersonatrice maschile Ver “Jack” Holme. “Tough Annie” Barnes, figlia di un italiano proprietario di una pasticceria, lanciò volantini con l’appello “Voto alle donne” dall’alto del Monument di Londra. Più volte arrestata per incendio doloso, Ethel Moorhead era una pittrice scozzese. Marion Wallace Dunlop, una scultrice, fu la prima suffragetta a intraprendere lo sciopero della fame. Mabel “Pansy” Tuke, diventò un personaggio di primo piano del Wspu. Dora Thewlis, una tessitrice 16enne, fu mandata dalla madre a protestare a Londra e finì in prigione. Leonora Cohen, modista di Leeds e vegetariana, fece notizia quando ruppe una teca di vetro contenente oggetti della Corona nella Torre di Londra. Elsa Myers, insegnante, pianificò con cura la sua protesta: quando la scuola chiuse nel 1913, ruppe una finestra del Ministero della guerra e scontò un mese in prigione. Lillian Lenton, ballerina e piromane seriale, divenne nota come l’“Inafferrabile Primula” per l’abilità nello scomparire sotto il naso della polizia.